Guido Migliozzi, detto il Miglio, ha sorpreso tutti andando a vincere in breve tempo due tornei del circuito europeo.

Nel suo primo anno di tour maggiore ha mantenuto le caratteristiche che lo avevano contraddistinto da amateur: gioco aggressivo e uno spiccato fiuto per la vittoria.

Il primo successo importante da dilettante arrivò a soli 16 anni nella prestigiosa Sherry Cup a Sotogrande.

In quell’occasione gli feci da caddie e rimasi davvero impressionato dalla freddezza e dalla padronanza del gioco dimostrata in un difficilissimo ultimo giro nel quale il forte vento e i green duri e veloci avevano messo in crisi tutti ma non il “Miglio”!

Come coach della Nazionale ho avuto il piacere di accompagnarlo in tantissime trasferte; tante belle vittorie e qualche amara sconfitta che Guido ha sempre dimostrato di saper accettare con estrema serenità.

I suoi avversari più agguerriti, gli unici ad averlo battuto in Italia, sono stati Renato Paratore e l’indimenticabile Teodoro Soldati.

In quegli anni avevamo davvero uno splendido gruppo di giovani talenti che si sono trascinati a vicenda nelle parti alte del ranking europeo.

Il mio rapporto con lui è sempre stato ottimo, improntato sul reciproco rispetto, anche se non sono mai mancate da parte mia le classiche “strigliate”.

All’inizio lo riprendevo spesso durante i giri di prova campo nei quali sembrava essere svogliato e poco attento, tralasciando molto spesso dettagli importanti ai fini del risultato finale, lacune alle quali fortunatamente rimediava molto spesso con il suo grande talento.

Ma presto, vedendolo gareggiare, mi resi conto che era ed è tuttora un’atleta che vive di adrenalina, portato a dare tutto se stesso solo nella competizione.

Il Miglio è uno spirito libero, che ha bisogno dei suoi spazi per poter performare al meglio.

In quegli anni non cercai quindi di rivoluzionare il suo modo di essere ma pretesi che, a piccoli passi, migliorasse la fase di preparazione alla gara per non avere sorprese inaspettate durante la competizione.

La sua esuberanza e la sua voglia di divertirsi sia in campo che fuori lo portavano spesso a rischiare anche quando non c’era bisogno di farlo, ma Miglio è fatto così!

Ai Campionati Europei a Squadre di Oslo ci stavamo giocando l’oro quando il suo avversario, costretto a rischiare nel finale, finì in acqua nel tentativo di raggiungere il green di un delicato Par 4 con il driver.

A quel punto a Guido sarebbero bastati un ferro 5 dal tee e un sand wedge per chiudere il match.

Un finale troppo semplice e scontato per Miglio: tirò fuori il driver e fece partire una fucilata dritta all’asta sorvolando lago, rough e bunker.

La palla si fermò a pochi metri dalla buca, Migliozzi vinse il match e l’Italia la medaglia d’oro.

Ricordo ancora adesso il sorriso che feci quando vidi partire la sua palla e il divertimento che gli lessi negli occhi quando incrociammo lo sguardo una volta che era atterrata in green.

Con il passaggio al professionismo, dopo un primo anno non particolarmente brillante, Guido ha capito di dover migliorare alcuni aspetti importanti per poter fare il salto di qualità: la preparazione fisica e il modo di allenarsi.

Il primo aspetto è stato curato nei minimi dettagli da Filippo Zucchetti, il preparatore atletico che ha saputo prendere Miglio dal verso giusto e lo ha molto spesso accompagnato alle gare facendogli anche da caddie. Gran lavoro Filippo!

Per quanto riguarda gli allenamenti Guido ha imparato a ottimizzare al meglio il tempo a disposizione, lavorando per migliorare ulteriormente i suoi punti di forza e i suoi colpi vincenti senza pensare di dover cambiare qualcosa per essere a livello dei suoi nuovi avversari.

L’errore che spesso fanno i giovani di oggi, una volta arrivati sul Tour, è proprio quello di guardare troppo le caratteristiche degli swing dei top player e di provare a imitarli, perdendo di vista le proprie certezze e i propri punti di forza.

Sono contento che il Miglio abbia al contrario creduto in sé stesso e nei propri mezzi e abbia tirato fuori in campo la sua forte personalità.

Avanti così Miglio!


La Scheda

Nato a Vicenza il 25 gennaio 1997, è passato pro nel 2016 dopo un’ottima carriera da amateur costellata da prestigiosi successi individuali e di squadra.

Dopo essersi imposto tre volte sull’Alps Tour tra il 2017 e il 2018, ha conquistato la carta per l’European Tour a novembre dello scorso anno.

Due i titoli finora conquistati nella sua prima stagione da rookie sul maggior circuito continentale, il Kenya Open a marzo e il Belgian Knockout a giugno.


Punti di forza

L’atteggiamento di Migliozzi in campo è quello dei grandi campioni.

Non vede l’ora di essere “in contention“ per tirare fuori il meglio di se stesso.

Questa dote non è facile da allenare e migliorare: o ce l’hai e sei un vincente o rimani nel gruppo degli inseguitori.

Dal punto di vista tecnico mi è sempre piaciuto il volo di palla dei suoi ferri: un volo tendente al neutro, la palla anche quando ha un accenno di fade o draw vola davvero ferma e penetrante, a prova di vento!

Dei fotogrammi a disposizione quello che fa la differenza è proprio il numero 6, tanta potenza e un gran controllo del face angle.

Punti deboli

Mani d’oro e feeling da vendere!

L’unico punto debole in passato lo si poteva trovare nella tecnica del putt.

La mano destra troppo sopra (scarica) portava l’avambraccio a essere troppo staccato dal corpo.

Questa posizione non favoriva nel back una regolare traiettoria della faccia del putter, che molto spesso Guido correggeva nel downswing a discapito della consistenza.