Il golf, come la vita, sembra cambiare con l’alternarsi delle stagioni.

Per quanto mi riguarda è diverso e in un certo senso anche divertente perché, essendo nato in Sudafrica e quindi nell’emisfero australe, vivo esattamente in maniera opposta al resto del mondo.

Dalle mie parti nel periodo natalizio è piena estate, mentre nella maggior parte del pianeta in questo periodo dell’anno le persone si ritrovano al fianco di un focolare.

Forse tutto questo ha giocato a mio vantaggio perché durante l’infanzia e l’adolescenza la maggior parte del mio golf l’ho giocato nel caldo secco di Johannesburg, in quello che generalmente viene definito “clima ideale per praticare lo sport”.

Se ci pensate, il Sudafrica è il Paese perfetto con oltre 300 giorni di sole all’anno.  Raramente c’erano giorni in cui non potevo esercitarmi a causa del maltempo.

E anche in caso di un temporale pomeridiano, aspettavo semplicemente che passasse.

Molte volte però mi allenavo anche sotto la pioggia, consapevole del fatto che un giorno avrei potuto affrontare un torneo in condizioni climatiche difficili.

Quando passai al professionismo nel 1953 iniziai subito a viaggiare per il mondo, conscio delle diverse condizioni meteo che avrei incontrato nei vari tornei.

Con uno spazio limitato per le valigie sugli aerei, indossavo quasi sempre lo stesso vestito per tutti e quattro i giorni di gara.

Molto diverso dalle agevolazioni che hanno oggi i giocatori del Tour che ogni giorno si trovano divise differenti messe a disposizione dagli sponsor.

A questo proposito non dimenticherò mai il mio primo Open Championship a St Andrews nel 1955.

Arrivai alla stazione di Leuchars con la mia sacca da golf e una piccola borsa con dentro l’essenziale per una settimana e la prima notte la trascorsi tra le dune di sabbia, perché il mio budget non mi permetteva di dormire una settimana di fila in una camera di un hotel.

Grazie a Dio avevo l’impermeabile!

Riuscite a immaginare la stessa situazione vissuta da un professionista di oggi?

Per fortuna tutto questo non esiste più, a dimostrazione della strada e dai passi da gigante fatti dal golf professionistico che oggi, grazie agli sponsor, consente ai giocatori di ottenere guadagni stellari.

Giocare in condizioni meteorologiche avverse è una vera e propria sfida per la mente e per il corpo.

Chi si esercita e si prepara in situazioni difficili è psicologicamente più preparato e avvantaggiato rispetto ad altri.

La stoffa del vero campione la si riconosce proprio qui, nell’essere pronto a giocare in qualsiasi circostanza.

Un insegnamento che potete prendere come esempio anche per il vostro gioco: lo renderà più solido e vi consentirà di ottenere alla fine risultati importanti anche nelle condizioni meno agevoli.

Del resto giocare a golf è un piacere senza fine, indipendentemente dalle stagioni e dal meteo.