l Players Championship, considerato il “quinto major” del tour maschile, una gara da 12 milioni di dollari di montepremi, annovera ogni anno i migliori giocatori al mondo.

L’edizione del 2015 è stata forse una delle più avvincenti. Ricky Fowler, il giovane talento californiano, si aggiudicò il torneo battendo al playoff Sergio Garcia e Kevin Kisner sull’iconico green “isola” della 17.

Quell’edizione vide protagonista anche un altro grande campione americano, Matt Kuchar, alle prese con curioso incidente sulle regole. 

Durante il secondo giro, Kuchar arrivò sul tee della 17, par 3, una delle buche più famose al mondo con il suo piccolo green che s’innalza da un laghetto popolato da alligatori, sapendo che per passare il taglio avrebbe dovuto giocare le ultime due buche senza sbavature. 

Il tee di partenza mette molta soggezione (anche se si tratta solamente di 125 metri di lunghezza) e il green incute un certo timore anche per i giocatori più esperti.

Il talento americano decise di tirare un wedge senza forzare troppo; come spesso accade però il risultato non è quello che ci si aspetta.

La palla, invece che volare verso la bandiera posizionata centralmente sul green, si diresse pericolosamente verso sinistra, dove una sottile striscia di terra collega il green alla “terraferma”.

La pallina, atterrando nel soffice rough, si fermò prima di cadere nell’acqua, a pochi centimetri dalla riga gialla dell’area di penalità e in una posizione dove prendere uno stance normale era praticamente impossibile, se non stando in equilibrio sul muro di contenimento dell’area di penalità. 

Alla fine, il giocatore decise di giocare un colpo all’indietro con una mano sola, ovvero posizionandosi parallelo alla palla e voltando le spalle alla bandiera.

Tra il pubblico assiepato nelle tribune che circondano quasi completamente la buca, creando una sorta di anfiteatro a guisa delle storiche arene romane, s’iniziò a sentire un mormorio:

“Matt, hai i piedi sul muro di legno, puoi droppare senza penalità”, urlò uno spettatore. 

Kuchar lo guardò accennando un sorriso e giocò il suo colpo all’indietro. Il risultato fu spettacolare ma non gli evitò un bogey, che alla fine del giro gli costò il taglio per un solo colpo.

Durante le interviste di rito gli fu chiesto come mai, avendo la palla fuori dall’area di penalità (che allora si chiamava ancora ostacolo d’acqua, ndr) e avendo i piedi sul muro di contenimento del laghetto, non avesse deciso di droppare senza penalità, garantendosi potenzialmente una migliore posizione della palla, se non altro potendola colpire con uno stance normale. 

La risposta lapidaria del giocatore, comprensibilmente contrariato per non aver passato il taglio di un colpo fu: “Andatevi a leggere la Hard Card del Tour”. 

Eh già, la Hard Card. Ma cosa è mai questo documento? 

La Hard Card è un cartoncino (da qui il nome inglese di “hard card”) in cui sono contenute tutte le regole locali e le condizioni di gara che un Tour professionistico, ma anche una Federazione per i propri campionati o un Golf Club per le sue gare, introduce all’inizio di ogni anno e che sono valide per tutta la stagione. 

Sono inserite diverse informazioni che normalmente non si trovano nelle Regole del Golf perché coprono situazioni particolari per la determinata organizzazione (che sia un Tour professionistico, una federazione o un golf club). In una Hard Card tra le altre cose possiamo trovare informazioni su:

  • Fuori limite: se, per esempio, la clubhouse è fuori limite oppure se questo è indicato dal cordolo di una strada.
  • Le aree di penalità: per esempio se, in deroga a quanto stabilito dalla regola 17.1a, in una determinata area di penalità è possibile droppare sul lato opposto a quello dove la palla ha attraversato per ultimo il margine dell’area di penalità; oppure se vi sono delle aree di droppaggio come opzione aggiuntiva a quanto stabilito dalla regola 17.1.
  • Ostruzioni inamovibili vicino al putting green: si introduce la possibilità di ovviare all’interferenza anche se l’ostruzione non interferisce fisicamente (secondo quanto stabilito dalla regola 16.1), con delle limitazioni.

L’ostruzione deve intervenire sulla linea di gioco e deve essere a non più di due bastoni di distanza dal bordo del putting green. La palla deve trovarsi a non più di due bastoni dall’ostruzione. 

  • Ritmo di gioco: è scritto proprio nella Hard Card come un comitato decida di gestire la velocità di gioco. Vi sono solitamente indicati i tempi massimi per effettuare un colpo e cosa succede in caso un giocatore o un gruppo si trovasse fuori posizione.
  • Ostruzioni temporanee inamovibili: questa regola locale, solitamente in uso nei Tour professionistici ma, se necessario, utilizzabile anche a livello di gare di circolo, copre tutti i casi in cui vi possa essere interferenza con una struttura costruita temporaneamente per lo specifico evento: gli esempi migliori sono le tribune attorno a un green, le torrette per la televisione (dove si posizionano le telecamere) o i bagni chimici.
  • Sospensione del gioco: viene chiaramente indicato quali siano i segnali che il comitato utilizza in caso di sospensione del gioco. Solitamente, in caso di pericolo immediato (quindi i giocatori devono sospendere immediatamente e tornare in clubhouse) il comitato utilizza un suono prolungato di sirena. Per la ripresa del gioco si usano due brevi suoni consecutivi.
  • Condizioni anormali del campo: in questa sezione viene chiarito cosa sia una condizione anormale del campo (in aggiunta a quanto contenuto nel libro delle regole nelle definizioni) e quando e come il giocatore può ovviare all’interferenza. Sui tour professionistici, per esempio, non si consente di ovviare all’interferenza con una buca di animale quando questa esiste solamente con lo stance del giocatore.
  • Oggetti integranti: per evitare che un giocatore “approfitti” (senza malizia, ma solo applicando le norme) delle regole del golf per ottenere vantaggi che, secondo il comitato di gara, sono eccessivi, è possibile trattare oggetti artificiali, che per definizione sono ostruzioni inamovibili, come oggetti integranti. Tra questi possiamo trovare tutti gli oggetti che sono aderenti agli alberi (come per esempio cavi o corde), ma anche i muri di contenimento artificiali delle aree di penalità. 

Quest’ultimo è proprio il caso accaduto a Matt Kuchar. Poiché nella Hard Card del PGA Tour è inserito (al punto 5) che i muri artificiali di contenimento sono oggetti integranti (perdono quindi il loro status di ostruzioni inamovibili), indipendentemente dal fatto che il giocatore abbia interferenza fisica, deve giocare la palla come si trova (con l’opzione sempre possibile di dichiararla ingiocabile, ma con un colpo di penalità).

Siamo dell’idea che, oltre ai Tour e alla Federazione che ogni anno aggiornano la propria Hard Card, anche i circoli di golf debbano pubblicare a inizio di ogni stagione questo importante documento.

Vi sono infatti situazioni particolari che le regole di per sé non coprono e che necessitano quindi, sempre secondo le regole del golf (non è infatti possibile introdurre una regola locale che vada contro le regole ed è per questo che il R&A ha introdotto, nella versione 2019 del libro delle regole, un elenco di oltre 80 esempi di regole locali applicabili), di un intervento del comitato per risolvere condizioni particolari.