Abbiamo assistito negli ultimi due mesi, all’ascesa di Francesco Laporta, giocatore di torneo ormai da anni, con alle spalle già dei trascorsi sul Tour maggiore.

È venuto alla ribalta durante l’Open d’Italia all’Olgiata: partendo dalla retrovie, in punta di piedi, ce lo siamo ritrovati alla fine lì, dentro i top ten, che in una Rolex Series vuol dire veramente tanto.

Francesco non è stato mai inquadrato nei quattro giorni di gara. A lui sono stati preferiti giocatori stranieri che alla fine della gara si sono ritrovati molto distanti dal campione di Castellana Grotte.

Non ho ancora capito quale siano le dinamiche dell’European Tour per ciò che riguarda le inquadrature e le riprese televisive tra i vari giocatori. Eppure dovremmo essere abituati, visto che per vedere l’altro Francesco (Molinari) abbiamo dovuto attendere vittorie su PGA ed European Tour, un Open Championship e il primo posto nella Race to Dubai 2018.

Laporta, per gli amici “Lapo”, è il prototipo 3.0 del golfista moderno. La sua doppia vittoria sul Challenge Tour tra Cina e Spagna lo ha portato ad aggiudicarsi la classifica finale del circuito, ridandogli così il “lasciapassare” per il Tour maggiore 2020.

Nato e cresciuto al San Domenico Golf Club, interista, malato di shopping compulsivo di scarpe da ginnastica e assiduo videomaker su Instagram, Lapo è la dimostrazione che il gruppo e la semplicità alla fine pagano.

Nelle sue mille ‘stories’ sui social ci ha sempre raccontato la sua vita dentro e fuori dal golf. Seguito da un gruppo di professionisti sia a livello tecnico (Pietro Cosenza e Massimo Scarpa) che di fitness training (Luigi Angelini), Francesco con ironia (e il povero Cosenza ne è la vittima) ha voluto condividere con tutti i suoi followers la vita di un giocatore professionista di golf.

La normalità di un ragazzo classe 1990 raccontata attraverso il mezzo di comunicazione più rapido ed efficace del momento, Instagram.

Allenamenti, partite con i soci del circolo, sessioni di pratica sotto gli occhi del coach e poi palestra, l’arrivo del suo ultimo acquisto, per finire con le serate in compagnia di amici e parenti.

Chi pensa al giocatore come un viziato, ricco e annoiato, seguendo Lapo capirà invece che per fortuna i valori trasmessi da una famiglia solida, che è presente ma non ossessiva, si riflettono nella gestione “normale” della vita di un ragazzo di 29 anni.

Il suo modo di renderci partecipi della sua quotidianità, come avviene tra i personaggi che hanno centinaia di migliaia di followers, potrebbe essere uno spunto per promuovere il golf in Italia.

Il mezzo social è indiscutibilmente il veicolo migliore per raccontare in tempi brevi e diretti qualcosa di importante o curioso.

Ormai viviamo perennemente con lo smartphone incollato alla mano, abbiamo poca tolleranza nel leggere qualcosa che superi le tre righe, la nostra attenzione va a rotoli dopo 90 secondi, ma siamo sempre spinti ad andare a curiosare nella vita degli altri (Grande Fratello docet), come se avessimo paura di perderci qualcosa.

Il mezzo Instagram è un canale che, se programmate e pianificate le uscite, ha un effetto bomba in continua crescita.

Non ha praticamente costi di produzione, montaggio e altre voci simili. Basterebbe un progetto che coinvolgesse tutti i nostri atleti azzurri, professionisti e non, nel voler condividere, magari su un account comune, le loro giornate tra allenamenti, viaggi, tempo libero e curiosità, rispondendo quando possibile alle domande, con lo scopo di fare engagement con i propri seguaci.

Pensate solo che un account che produce degli ‘insights’ performanti diventa automaticamente una fonte importante di reddito e che questo potrebbe contribuire a finanziare le trasferte dei giocatori stessi o aumentare l’esposizione nei confronti di potenziali sponsor.