Il problema della lunghezza dei campi da golf sta diventando un argomento sempre più caldo e sulla bocca di tutti.
A questo proposito, martedì 4 febbraio le due massime associazioni del golf mondiale, la USGA e il R&A, hanno preso per la prima volta una ferrea posizione sul progetto Distance Insights.
Il continuo allungamento dei campi da golf nel mondo sta diventando nocivo e dannoso per il gioco stesso ed è ora di porre rimedio.
Le due principali ragioni addotte sono fondamentalmente due:

  1. In primis si compromette la strategia intrinseca dei percorsi, come sono stati creati e pensati inizialmente.
  2. Poi il continuo allungamento dei percorsi non fa che compromettere e danneggiare tutti i livelli di gioco rendendolo meno divertente e, a volte, frustrante. La vera sfida infatti non deve essere determinata dalla lunghezza assoluta ma dalla capacità del giocatore e dall’approccio con il quale si affronta ogni singola buca.

E la terza, aggiungiamo noi, riguarda il fondamentale capitolo dei costi di gestione. Ben diverso l’impatto economico di un campo di 6.700 metri rispetto a uno di 5.500. Si parla di decine e decine di migliaia di euro ogni anno.

“Questi problemi sono propri solo nel golf. Pensate agli altri sport. Le arene non si allungano, le piscine e i campi da tennis non si espandono. Solo i campi aumentano costantemente la lunghezza e questa fa la differenza su tutto” – ha commentato Mike Davis, CEO della USGA – Il desiderio e l’aspettativa di tirare la pallina sempre più lontana sta portando il golf nella direzione sbagliata”.

Secondo il progetto Distance Insights, questa problematica va avanti da 100 anni ed è direttamente proporzionale alla lunghezza dei giocatori dei Tour.
Dati alla mano, alla fine del 1800,  i giocatori dell’élite del golf mondiale in media facevano 146/180 metri, i più lunghi arrivavano a 200. Tra il 1900 e il 1930, quando la pallina cambiò diventando con nucleo di gomma, la media si allungò toccando i 200/235 metri, con eccezione di Cameron Champs che già all’epoca registrava una lunghezza di 265 metri. Nei decenni successivi la lunghezza dei colpi crebbe esponenzialmente grazie soprattutto ai progressi nell’attrezzatura, nell’agronomia e nell’allenamento degli atleti. Alla fine del 2019, la distanza media dei driver dei giocatori sul PGA e sull’European Tour è di 283 metri.

Quali soluzioni adottare?

È vero che la lunghezza fuori misura dei giocatori del Tour rende il gioco più spettacolare ma questo si riversa inesorabilmente su tutti i livelli di gioco. E non sono coinvolti solamente i campi che ospitano le più importanti competizioni internazionali, ma tutti i percorsi sono soggetti a questa dinamica.
Il risultato? Golfisti di handicap medio si allontanano perché il gioco non è più divertente e le spese crescono anziché scendere. Ultimo ma non meno importante, il gioco dura sempre di più.

In molti si chiedono perché questi problemi stanno saltando fuori solo ora proprio quando le case di attrezzatura stanno investendo milioni nello studio delle apparecchiature più innovative per creare ferri e legni sempre più performanti.
Alle più alte sfere si parla di nuove norme in uscita dalla metà di marzo quando gli organi direttivi esporranno per punti i diversi problemi che vorranno risolvere.
Si pensa già di voler tutelare e mantenere nel suo stato originario i percorsi più antichi senza intaccarne la lunghezza complessiva, preservandone l’integrità architettonica.