La scelta della squadra europea ha fatto discutere non poco. La selezione dei giocatori è condivisa tra capitano e vice.

Domenica 3 settembre, prima di annunciare le wild card, abbiamo fatto una chiamata tutti insieme. L’ultima parola è spettata a Donald ma c’è stato un grande coinvolgimento che aiuta a creare quello spirito di squadra che da sempre contraddistingue l’Europa. Ovviamente in questo non sono stati interpellati i giocatori già qualificati ma sapevamo il loro pensiero.

La scelta dei sei che hanno completato il team è avvenuta in cinque minuti. Alcuni erano già praticamente certi del posto, come Fleetwood. 

Ho letto che la scelta di Aberg ha sorpreso molti

Vi spiego: abbiamo iniziato a seguirlo 18 mesi fa.
Al college e in tutte le classifiche era fuori scala. Io ho giocato con lui a Dubai a inizio anno appositamente per vederlo da vicino nei primi due giorni. Dopo due buche ho detto al mio caddie: “Se non si fa male questo gioca sicuro a Roma!”.

Ho visto tanti campioni in questi anni, McIlroy compreso, e non ho mai visto nessuno giocare così dal tee

Un golfista può puttare bene o male a seconda delle giornate ma il gioco dal tee è un’altra cosa. Appena passato pro ha giocato in USA (ha un anno e mezzo di esenzione) e lo abbiamo messo in partenza con Fitzpatrick e Hatton, senza che loro sospettassero nulla.
Entrambi ci hanno scritto a fine giornata, Fitz a me e Tyrrell a Luke, impressionati dalla sua qualità di gioco. La settima dopo ci ha giocato lo stesso Donald ed è rimasto colpito.

Così gli abbiamo detto che era “sotto osservazione”, chiedendogli di venire a giocare in Europa gli ultimi due tornei nei quali ha fatto un quarto posto e una vittoria

Al di là di quest’ultima è il livello di gioco che stupisce.
Sarò ripetitivo, in vent’anni poche volte ho visto uno giocare con tanta qualità (che non significa vincere tutte le settimane).

Alcuni sono anche rimasti sorpresi dalla scelta di Nicolai Højgaard

Dalla sua parte, rispetto a Meronk, ci sono diversi dati. Al Marco Simone Nicolai ha ottenuto una vittoria, un quinto e un 27° posto contro una vittoria, un secondo posto e un taglio mancato. Fattore più importante la forma. Nicolai sta giocando meglio negli ultimi tre mesi, questo significa da due a tre colpi meno a settimana. Bisogna tenere presente che giocare negli USA è molto diverso rispetto all’Europa.
Concludere un torneo tra il 15° e il 20° posto Oltreoceano corrisponde a un 4°/5° posto in Europa. Oltre ai risultati ha influito quanto visto alla Hero Cup: nei momenti di pressione Nicolai ha una marcia in più, non solo rispetto ad Adrian ma anche a molti altri.
Quando sta giocando bene ha un livello più alto e siamo certi potrà essere davvero utile.
Molti hanno perplessità guardando i ranking. Vi confido che contano poco nelle scelte, noi li abbiamo guardati poco. E Rasmus Højgaard? Ha vinto in Danimarca una gara rocambolesca ma ha mancato molti tagli e avuto infortuni che purtroppo non lo hanno aiutato.

Da diverse settimane stiamo valutando gli accoppiamenti. Se in quattro palle si guardano statistiche e affinità, in foursome la scelta è molto più delicata. Uno dei fattori, so che può suonare strano, è la pallina che usano abitualmente i giocatori. Voi non lo sapete ma solo Titleist, per fare un esempio, ha oltre 20 palline differenti giocate sui tour. Con così tante opzioni è difficile trovare due che abbiano la stessa palla.

L’ultima volta negli Stati Uniti c’è stata confusione perché dopo le prove di mercoledì molti non si trovavano a giocare la pallina del compagno.

Così abbiamo iniziato a mandare le palle da testare dei possibili partner, così da avere un feedback.

Per quanto concerne i singoli, negli ultimi anni la tendenza è far giocare subito quelli più in forma tenendone un paio alla fine. Se sei dietro però devi partire forte con i migliori per tentare di recuperare. Si parla con i giocatori il giorno prima: alcuni preferiscono scendere in campo nelle prime partenze certi di arrivare alla fine mentre altri prediligono le ultime partenze per non avere tanta pressione subito, sapendo però di poter essere decisivi. In campo il capitano è l’unico, a parte il caddie, che può parlare ai giocatori. Spesso quindi si ferma sui par 3, le buche che possono essere determinanti, dando indicazioni sulle difficoltà in base alle pendenze, alle posizioni di bandiera e dove è meglio giocare.

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