Il Los Angeles Country Club ospita per la prima volta nella sua ultra centenaria storia il major americano.

La storia

L’ultima volta che lo U.S. Open si è disputato a Los Angeles, Harry Truman era presidente, Stalin governava ancora l’Unione Sovietica e le Interstate Highway non esistevano ancora.

Ben Hogan doveva ancora vincere un Open, ma questo accadde proprio in quella settimana del 1948, con la sua vittoria su Jimmy Demaret con due colpi di distacco al Riviera Country Club, il terzo successo su quel campo in soli 16 mesi, inclusi due Los Angeles Open.

La capitale dell’industria cinematografica mondiale aveva trovato la sua nuova stella golfistica. Poi, sorprendentemente per una città così appassionata di sequel, il tanto atteso seguito non andò mai in scena. 

Lo U.S. Open torna a Los Angeles questo giugno in occasione del 75° anniversario della vittoria di Hogan, ma questa volta sul North Course del Los Angeles Country Club e non più al Riviera.

Elementi di novità

Il North Course sarà una nuova esperienza per la maggior parte dei giocatori che scenderanno in campo, a eccezione dei pochi che vi hanno gareggiato da amateur nella Walker Cup 2017. 

Il suo disegno introdurrà anche elementi atipici per lo U.S. Open: fairway larghi dai 35 ai 55 metri, delimitati da un breve tratto di rough in Bermuda. Par 3 che possono variare dai 274 metri a meno di 82, con alcuni così mutevoli da richiedere tre o quattro ferri in più o in meno da un giorno all’altro, con la contrapposizione tra l’ambiente rustico, caratterizzato dai canaloni presenti sulla proprietà, e lo skyline scintillante della vicina Century City.

In una città dove la pubblicità e la promozione sono all’ordine del giorno (soprattutto nella parte che confina con il Wilshire Boulevard di Beverly Hills, vicino a Hollywood), il circolo che ospita quest’anno il major più antico degli Stati Uniti è notoriamente avverso ai riflettori.

Su suoi fairway non si svolge un torneo professionistico dal Los Angeles Open del 1940 e poco si adatta al requisito ormai consolidato della U.S. Golf Association, che prevede che i campi dello U.S. Open siano molto ampi, con spazi sufficienti per accogliere le principali infrastrutture e l’alto numero di spettatori. 

John Bodenhamer, Chief Championship Officer della USGA, afferma che il Los Angeles Country Club rappresenta una nuova filosofia per quanto riguarda la scelta dei campi. 

I prossimi U.S. Open

Il calendario per i prossimi due decenni conferma infatti l’intenzione di tornare a disputare lo U.S. Open su un gruppo di percorsi storicamente affermati e con pedigree architettonici, come Pinehurst No. 2, che ospiterà ben cinque Open già programmati, Oakmont e Pebble Beach, che ne avranno quattro ciascuno. Winged Foot, Shinnecock, Merion e Oakland Hills, dove in totale si sono già disputati ventidue Open, completano l’elenco fino al 2051, mentre al Los Angeles Country Club si ritornerà a giocarci di nuovo nel 2039. La partecipazione di pubblico prevista, fa notare Bodenhamer, sarà relativamente modesta per un major, con circa 22.000 spettatori al giorno.

Gli architetti

Il North Course, al sedicesimo posto nel ranking dei 100 migliori campi degli Stati Uniti stilato da Golf Digest, è uno tre principali percorsi realizzati da George Thomas a Los Angeles negli anni ‘20, insieme al Riviera e al Bel-Air Country Club, tutti costruiti insieme a William P. (Billy) Bell. Il genio di Thomas risiedeva nella sua capacità di progettare buche strategicamente complesse su siti distintamente diversi. 

Le idee architettoniche di Thomas si cristallizzarono mentre progettava parecchi altri campi della California meridionale e iniziò a scrivere ampiamente sull’argomento. Quando il circolo gli chiese di rimodellare di nuovo il North Course nel 1927, Thomas sradicò quasi tutto ciò che Fowler aveva progettato, riorganizzando le buche trovando nuove posizioni per i green e aggiungendo gli intricati e affascinanti bunker con i bordi erosi per cui lui e Bell erano noti.

Le caratteristiche del percorso

Il North Course è caratterizzato da tre ambienti diversi. Il par 5 della 1 e il par 4 della 18, le uniche parti del campo realizzate da Fowler che sono oggi rimaste, si giocano fianco a fianco attraverso l’altopiano della club house.

Le buche dalla 2 alla 8 scendono su una sezione inferiore di terreno e poi si fanno strada verso la cima di un canyon poco profondo, per poi ritornare indietro, muovendosi a zig zag sopra e lungo un ampio canalone asciutto che può intercettare i colpi di cinque buche.

Le buche dalla 10 alla 16 girano in cima a un altopiano che si inclina verso le sezioni inferiori del percorso e la 17 torna sulle distese lungo il canalone. 

Nel 2009 il circolo chiese all’architetto Gil Hanse e al suo socio Jim Wagner di rinnovare il North Course.

Sebbene non fosse stato completamente alterato come invece è accaduto a percorsi quali il South Course di Oakland Hills o l’East Course di Oak Hill, gran parte dell’architettura di Thomas era stata offuscata. L’idea di ripristinare quegli aspetti sbiaditi, incluso il concetto di ‘campo all’interno del campo, li motivò. “Quell’uomo era un genio”, ammise Hanse. 

Ripristinare il campo di Thomas comportò un processo che richiese la rimozione di un notevole numero di alberi per riconquistare l’apertura richiesta dall’architettura, specialmente sulla terrazza dell’altopiano.

Le dichiarazioni di Gil Hanse

Furono ricostruiti i bunker di Billy Bell, con i bordi superiori spessi ed erbosi, così come i green. “Lavorare al LACC ci ha insegnato molto sul restyling, ma penso che più di ogni altra cosa abbia reso Jim e me degli architetti migliori”, ha dichiarato Hanse, che poi aggiuse: “Ci ha insegnato molto sul concetto di ‘campo all’interno del campo’ e sugli angoli, la strategia e l’idea di diversi tee legati a differenti posizioni delle aste. Fu per noi estremamente importante durante l’esecuzione del nostro progetto per il percorso Olimpico di Rio e continua ad essere una cosa su cui ci concentriamo sempre e di cui parliamo quando eseguiamo nuovi lavori”.

Come affrontare il North Course

I fairway del LACC saranno tra i più ampi della storia moderna dello U.S. Open, e la sfida per Bodenhamer e per la USGA sarà quella di preparare il tracciato in modo tale da onorare l’architettura di Thomas, mettendo alla prova i migliori giocatori del mondo sotto ogni aspetto.

La chiave sarà rendere il terreno duro e veloce. Bodenhamer capisce l’importanza di questo aspetto ed è sicuro che le palline “schizzeranno dappertutto”, rendendo il controllo della distanza e il calcolo di quanto rotolerà la palla aspetti di primaria importanza per avere successo nel torneo.

Il rough realizzato con la bermuda verrà tagliato a meno di sette centimetri a inizio settimana e poi monitorato per trovare la giusta altezza che permetterà alle palline di cadere fino alle radici e non rimanere appoggiate al manto erboso.

I fairway fortemente inclinati della 3, 5 e 10 ad esempio costringeranno i giocatori a tirare il drive in cima alla pendenza, rischiando di rimanere troppo larghi, o azzardare un colpo sulla pendenza per ridurre al minimo il rotolo della palla sul lato basso. 

Le scelte saranno legate alla posizione delle aste che saranno molto diverse dopo l’ampliamento dei green. Andare lunghi rispetto alla buca su uno qualsiasi dei green del North Course significa essere nella posizione sbagliata, e volarlo significa la morte. 

Sebbene l’equilibrio sia la chiave, la flessibilità nella scelta dei battitori e delle aste offrirà a Bodenhamer molte più opzioni e opportunità quando dovrà preparare il campo.

La buca 6 ad esempio, è un affascinante par 4 in discesa dove i giocatori dovranno scegliere se tirare il drive al green alla cieca, passando sopra una collinetta, o se optare di rimanere più corti, per poi tirare un pitch al green largo e stretto. Il par 3 della 7, che si gioca lungo il canalone, può diventare lungo quasi 275 metri.

La corta buca 15, con il suo green che assomiglia al logo della Nike, può misurare 120 metri ma è probabile che alcuni giorni si giocherà da davanti, da soli 78 metri. Eccetto la 15, le altre cinque buche finali sono lunghissime.

Quattro sono dei par 4 che possono essere giocati fino a ben oltre 457 metri ciascuno, l’altra è un par 5 di 579. Il North Course può arrivare a quasi 6.950 metri ma la lunghezza non favorirà necessariamente i più lunghi.

Dopo 75 anni la città è ancora una volta pronta per il principale evento golfistico dell’anno, e chiunque sarà il vincitore, il Los Angeles Country Club, farà certamente un’ottima figura.