Ormai è praticamente certo che i Giochi Olimpici di Tokyo 2020 non cominceranno, come previsto, il prossimo 24 luglio e saranno posticipati, con ogni probabilità, all’anno successivo.

Sono sempre più numerose infatti in tutto il mondo le prese di posizione contrarie allo svolgimento dei Giochi nelle date previste,  da venerdì 24 luglio a domenica 9 agosto 2020.
Usa, Norvegia, Canada, Australia e Nuova Zelanda hanno già chiesto lo slittamento a causa dell’emergenza coronavirus.

Il ministro giapponese alle Olimpiadi, Seiko Hashimoto, ha detto che prima di procedere con le Olimpiadi deve terminare la pandemia da Covid-19.

“Penso che la cosa più importante ora sia essere solidali e prendere misure necessarie a mettere fine ai contagi nel mondo – ha detto Hashimoto – Finché ogni Paese e ogni Regione non avrà limitato il contagio, non sarà possibile procedere con l’organizzazione dei Giochi in modo completo”.

Il Cio sotto pressione

Sotto pressione è il presidente del Cio, Thomas Bach, criticato da molte parti per avere fino a questo momento escluso ufficialmente scenari diversi dalla tempistica ufficiale.
Pochi giorni fa Bach ha scritto una lettera alla comunità mondiale degli atleti per fornire loro una spiegazione dell’approccio del CIO.

Il principio fondamentale della lettera è salvaguardare la salute di tutti i soggetti coinvolti e contribuire a contenere il virus.

“Le vite umane hanno la precedenza su tutto, inclusa la messa in scena dei Giochi. Vorrei che la speranza espressa da così tanti atleti e dalle singole Nazioni sia soddisfatta. La fiamma olimpica sarà una luce alla fine di questo tunnel che attraverseremo tutti insieme, uniti”.

Prima volta nella storia

Nella loro storia le Olimpiadi non sono mai state spostate, dunque sarebbe una prima volta assoluta.
I Giochi dei Cinque Cerchi sono stati invece annullati e dunque cancellati del tutto in tre occasioni – nel 1916, 1940 e 1944 – e sempre per motivi bellici legati alle due Guerre Mondiali. La Guerra Fredda aveva invece fortemente condizionato i Giochi di Mosca 1980 e Los Angeles 1984, portando al boicottaggio e all’assenza dalle gare di alcuni Paesi per motivi politici.