di Keely Levins (fonte Golf Digest)

Dopo la vittoria di Rory McIlroy al Masters, Jack Nicklaus disse in diretta tv alla CBS da Augusta ciò che molti addetti ai lavori pensavano: “Questo successo gli toglierà molto peso dalle spalle e ora vedrete molto più buon golf da Rory McIlroy”.

Dopo undici anni di tentativi per completare il Grande Slam, McIlroy ce l’aveva finalmente fatta. Sembrava destinato a diventare inarrestabile, ma non è andata proprio così.

Le settimane e i mesi successivi alla vittoria nel Masters sono stati altalenanti. A maggio è arrivato 47º al PGA Championship, dove è trapelato che il suo driver era stato testato e considerato non conforme. Non ha parlato con la stampa dopo nessuno dei giri disputati a Quail Hollow, e quando lo ha fatto, dopo il terzo giro dello U.S. Open a giugno, non era certo felice. “Sento di aver guadagnato il diritto di fare quello che voglio con la stampa” ha dichiarato riguardo al fatto di evitare i media.

A Oakmont, McIlroy ha lanciato bastoni e rotto oggetti sul campo. Quando ha superato il taglio per un solo colpo, ha scherzato sulla sua indifferenza al riguardo. “È molto più facile stare sulla linea del taglio quando non ti interessa davvero se resti per il weekend o no,” ha detto ridendo.

Dopo il 67 nell’ultimo giro che lo ha portato a chiudere 19º il torneo, ha di nuovo parlato con i media, stavolta di motivazione. “Se non riesco a trovare la motivazione per un Open Championship in casa, allora non so cosa possa stimolarmi – ha affermato riguardo l’ultimo major dell’anno che si giocherà a Royal Portrush tra due settimane, nella sua nativa Irlanda del Nord -. Come ho detto, devo solo mettermi nel giusto stato mentale. Probabilmente non ci sono stato nelle ultime settimane. Ho scalato il mio Everest ad aprile, e penso che dopo aver fatto una cosa del genere devi trovare il modo per ridiscendere e cercare un’altra montagna da scalare. Un Open a Portrush è sicuramente una di quelle”.

La sindrome post-successo

Le parole di McIlroy sulla mancanza di motivazione sono del tutto inaspettate, anche perché molto diverse da quelle dell’ultimo giocatore ad aver completato il Grande Slam, Tiger Woods.

Dopo che il Fenomeno vinse l’Open Championship a St. Andrews nel 2000 per completare il Grande Slam, vinse anche i due major successivi di quella stagione.

Anche se le reazioni e i risultati di Woods e McIlroy dopo aver completato i rispettivi Slam sono stati molto diversi, quella di McIlroy non è del tutto sorprendente secondo la psicologa dello sport Deborah Graham. La Graham ha trascorso decenni a lavorare e a studiare golfisti professionisti. Dice che ciò che abbiamo visto in McIlroy potrebbe essere una sorta di “malinconia post-successo”. Forse qualcuno ne ha già sentito parlare in riferimento ad atleti olimpici e ai momenti di calo che vivono dopo i Giochi.

La differenza con Tiger

Il completamento del Grande Slam da parte di McIlroy è stato diverso rispetto a quello di Woods, anche per il momento in cui i due si trovavano nelle rispettive carriere.

Woods aveva solo 24 anni e raggiunse l’obiettivo in modo relativamente rapido. Non ha dovuto ascoltare per undici anni continue speculazioni. Per McIlroy, invece, è stato un obiettivo costante, e ciò può avere conseguenze anche quando viene raggiunto.

“Alcuni lo chiamano ‘sindrome post-successo’ o ‘malinconia post-successo’, quando hai avuto un unico obiettivo, un unico scopo… non è esattamente unico, ma lo sembra, perché è ciò di cui tutti vogliono parlare,” dice la Graham. “Posso immaginarlo con quel obietttivo davanti agli occhi per molto tempo. E come ha detto lui stesso, quando lo raggiungi devi resettare e trovarne un altro che lo sostituisca, altrimenti resta un vuoto”.

La mancanza di un nuovo obiettivo

Affermando che ha bisogno di un’altra montagna da scalare, McIlroy ammette di fatto che dopo il Masters non aveva di fatto un piano specifico nella sua testa. Ed è il tipo di giocatore che sembra aver bisogno di un obiettivo ben definito per prepararsi e per giocare al meglio.

Il modo per affrontare quel vuoto e trovare qualcosa di nuovo che lo riempia sarebbe prendersi del tempo, dice la Graham. Ma il calendario non lo permetteva. McIlroy ha giocato due major nei due mesi successivi al Masters. Considerando tutto questo, le sue dichiarazioni insolite e gli scatti d’ira cominciano ad avere più senso.

“Non ci pensiamo nemmeno ma quando raggiungiamo un obiettivo importante perdiamo un po’ quel senso di scopo” ha aggiunto la Graham.

Quando il tuo obiettivo è legato a un risultato, può esserci un senso di vuoto una volta raggiunto. Questo mette in evidenza uno dei “superpoteri” di Woods. Quando parla di golf, Tige sottolinea il piacere di trovare ricompensa nel lavoro stesso.

Il bello è uscire lì fuori e lavorarci sopra, lottare e affrontare i due migliori giocatori del mondo” disse Woods dopo il Masters 2001. “David (Duval) e Phil (Mickelson) stavano giocando davvero bene, affrontarli è stato un lavoro, ma è questo il bello. Avere quella sfida, vincere o meno, è il motivo per cui giochiamo: per vivere quel momento. Per me è questo il motivo per cui mi alleno, per provare quella sensazione, arrivare al finale sapendo che devi effettuare i colpi giusti contro i migliori e riuscirci in qualche modo”.

Il punto di forza è che quel lavoro esisterà sempre. Non importa quanti tornei vinca o non vinca ancora Tiger, il lavoro c’è e ci sarà sempre. Ecco perché, dopo aver vinto il suo Slam, Woods era calmo, concentrato e pronto a conquistarne altri di major. Tutto faceva parte di un processo che gli piaceva.

Quello che sta vivendo McIlroy è invece diverso. Una reazione non è giusta e l’altra sbagliata; McIlroy potrebbe semplicemente avere bisogno di un po’ più di tempo rispetto a Tiger.

E fortunatamente ora potrà averlo.

(Fonte Golf Digest)