Phil Mickelson ha un conto aperto con lo U.S. Open. Lo ha già disputato 27 volte (due da dilettante, nel 1990 e 1991), è arrivato bel sei volte secondo (99, 02, 04, 06, 09 e 13), ma non è mai riuscito a vincerlo. Una serie quasi ininterrotta di partecipazioni dal 1994, con l’eccezione del 2017, quando non fu al via per assistere alla laurea della figlia Amanda.

E al momento in cui scriviamo potrebbe essere out per il 2020 perché non qualificato. Per partecipare alla 119a edizione dello U.S. Open, Lefty deve cercare di ottenere una di queste exemption. In primis, vincere il Masters o The Players, ottenere un paio di successi sul PGA Tour o ancora essere fra i primi 60 nella classifica del World Ranking alla data del 18 maggio.

L’appuntamento di Winged Foot (Mamaroneck, New York) sembrava davvero lontano per Mickelson in questo inizio di anno. Due tagli mancati a gennaio (American Express e Farmers Insurance) lo avevano sprofondato in 86a posizione. Poi sono arrivati due terzi posti: Saudi International sull’European Tour e AT&T del circuito PGA, che aveva vinto lo scorso anno e che stavolta è invece stato appannaggio del canadese Nick Taylor. Una boccata d’aria fresca e risalita nella classifica mondiale, a poche posizioni da quell’agognato 60° posto, nella graduatori stilata il  10 febbraio.

Visto che però gli lo stato maggiore dello U.S. Open può dispensare inviti a grandi campioni non qualificati, è certo che non avrebbe problemi ad accogliere Phil a Winged Foot. Ad esempio è già successo due volte con Ernie Els e ben otto con Jack Nicklaus, quindi Mickelson (cinque volte vincitore di major) lo meriterebbe senz’altro.

Ma proprio lui non è d’accordo. Nei giorni dell’AT&T a Pebble Beach, Lefty ha dichiarato: “Non voglio una special exemption. Credo che riuscirò a qualificarmi. Se ce la farò, vorrà dire che me lo sono meritato. In caso contrario, non voglio che mi regalino un ‘sympathy spot‘. La qualifica io me la devo guadagnare sul campo”.

Uscito dai primi 50 del mondo dopo 26 anni, Mickelson vuol dimostrare soprattutto a se stesso di essere ancora un fuoriclasse. Lo U.S. Open 2020 inizierà giovedì 18 giugno e lui spegnerà 50 candeline proprio due giorni prima, martedì 16. Entrare fra i 156 del field sarebbe davvero un bel regalo.

E per il momento, con il terzo posto a Pebble Beach, potrebbe già esserci riuscito: infatti, alla data di lunedì 10 febbraio, ha recuperato terreno ed è 55°. Da tutti coloro che amano il golf, un grande “in bocca al lupo”!