A Wentworth, sede dell’European Tour, sono giorni di febbrile lavoro e attesa. Il tentativo è salvare, almeno in parte, il calendario del circuito, devastato dalla pandemia del COVID-19. Dopo la rinuncia dell’R&A a organizzare The Open numero 149, tutte le speranze per una ripartenza sono scivolate oltre luglio o agosto.

In un articolo pubblicato dal quotidiano inglese The Telegraph, il CEO dell’European Tour, Keith Pelley, ha provato a ipotizzare qualche soluzione. La sua lettera inviata ai giocatori disegna un orizzonte che include sostanziali differenze rispetto al Tour che conosciamo. Un anticipo, in altre parole, di quello che potrebbe succedere quando la situazione sarà sotto controllo.

“Dopo una continua crescita negli scorsi anni – ha iniziato Pelley – il 2020 segna un deciso stop a questo trend in salita. E ci costringerà a ripensare molte delle situazioni relative all’organizzazione, al pubblico e alla gara.”

Per cominciare scompariranno le lounge dedicate ai “top class players” e il servizio di auto di cortesia. Ma il cambiamento più importante riguarderà il taglio dei montepremi. “Il denaro a disposizione – continua Pelley – sarà con ogni probabilità minore. La pandemia avrà un forte impatto sull’aspetto finanziario dell’European Tour, sui bilanci dei nostri partner, tanto per le sponsorizzazioni quanto per le presenze televisive durante le gare.

European Tour a settembre

Il CEO del circuito continentale ha lasciato intendere che gli eventi potrebbero non riprendere prima dell’autunno. “L’obiettivo dichiarato è ripartire dalla prima settimana di settembre – ha sottolineato il numero uno del Tour – dopo aver ottenuto il semaforo verde da Governi e autorità sanitarie. Questa ipotesi ci lascia a disposizione 16 settimane fino a Natale, con la determinazione di disputare il maggior numero di tornei possibile.”

“Fra le varie ipotesi, più gare potranno svolgersi nella stessa sede; oppure due tornei nella stessa settimana o tre in due; o ancora, tre o quattro eventi uno dietro l’altro in Gran Bretagna, con una quarantena di 14 giorni per i giocatori provenienti dall’estero. Questo naturalmente se sarà ancora effettiva una necessità del genere.”

Per Pelley, la precedenza assoluta sarà garantita alle Rolex Series e ai tornei nel Regno Unito. In caso di necessità “gli eventi potrebbero anche disputarsi a porte chiuse.” In sintesi, meno soldi e gare più ravvicinate sono la ricetta del CEO dell’European Tour. Riuscirà a salvare, almeno in parte, il calendario 2020?