Molti mi hanno chiesto quali differenze abbiamo avvertito con la trasformazione da European Tour al nuovo DP World Tour. Beh, per ora non ci sono state grandi cambiamenti. La maggior variazione, già visibile sulla carta, è quella relativa al calendario.

Penso che gli organizzatori abbiano fatto un eccellente lavoro e, nonostante la cancellazione di alcuni appuntamenti, il complesso dei tornei sia stato migliorato. Giocheremo qualche bel appuntamento in Europa, sia in termini di montepremi che di qualità dei percorsi sui quali saremo impegnati. Sono sparite alcune gare su campi poco da Tour. L’accordo strategico fatto con il PGA Tour porterà sicuramente benefici. 

Argomento Superlega

Un altro argomento del quale si parla molto è la Superlega. Da giocatore posso dire che viene vista con molto scetticismo. Penso che non potrà durare nel tempo. I giocatori bravi e giovani difficilmente vi prenderanno parte perché questo implicherebbe non riuscire a giocare in Europa e in USA bensì in Asia, dove le gare sono poco appetibili dalle TV.

Si vocifera che vi prenderanno parte i giocatori in fase di declino o nella parte conclusiva della carriera. Sarà per loro un modo per guadagnare molti soldi. Se togliamo Bryson DeChambeau, che pare potrebbe essere tra i partecipanti, non ci saranno altre stelle e per me la Superlega non sarà sostenibile.

La mia stagione

Il mio inizio stagione è stato positivo. 

Per quanto mi riguarda, nei primi appuntamenti ho giocato abbastanza bene. Una settimana prima di Abu Dhabi sono stato a Dubai per ambientarmi e abituarmi ai campi. Questo spostamento anticipato negli Emirati non ha dato subito risultati ma ha ripagato in seguito. Ad Abu Dhabi ho sempre fatto fatica perché il campo è ampio, facile e bisogna fare molti birdie per essere in alto in classifica. Abbiamo trovato vento, non una condizione che prediligo. In generale ho giocato bene da tee a green con un rendimento costante. 

Normalmente nella prima parte di stagione ho fatto pochi buoni risultati e questo inizio mi lascia ben sperare.

Il calibrare la preparazione per “entrare in forma” non è una scienza esatta. Ad esempio lo scorso inverno ho finito bene e mi sentivo fiducioso da tee a green, quindi non ho fatto grossi stravolgimenti bensì piccole variazioni. Chi viceversa lo scorso anno non ha giocato bene tenta di eliminare i difetti più grossi. Ciononostante non si possono fare cambiamenti radicali perché le prime due gare sono Rolex Series e se le si sbaglia ad aprile ci si trova già al 145° posto nel ranking.

In palestra si scelgono i carichi in base agli appuntamenti. Io sono stato “leggero” per i primi tornei e ora, con solo quattro gare secondarie nei prossimi mesi, posso aumentare per avere un fisico che risponda meglio più avanti. Nonostante abbiamo sempre la palestra al seguito, a casa è possibile controllare l’alimentazione e allenarsi con maggior pianificazione. Sono sempre stato uno che d’inverno ha cercato di staccare poco perché le pause lunghe mi creano problemi. L’ho fatto nel 2020 quando mi sono fermato un mese a ottobre e poi l’ho pagata senza passare tagli sino ad aprile. Ma c’è anche chi per un mese mette la sacca nell’armadio.

Il golf è uno sport che continua a evolversi e anche noi professionisti cerchiamo sempre di migliorarci. A differenza dei dilettanti facciamo però piccoli cambiamenti e uno per volta. Magari si lavora sullo stacco e solo su quello per due mesi, poi si passa a qualcos’altro. I più forti hanno una routine sempre uguale e non cercano soluzioni passeggere. Un risultato non condiziona il progetto perché i piani sono sempre a lungo termine.