Domenica sul green della 18 al Safway Open si sono riunite tre generazioni grazie alle meraviglie della tecnologia moderna.
Padre e figlio si abbracciano, mentre l’uomo che ha dato inizio a tutto, quello a cui una volta non era permesso giocare a golf e che ha reso suo nipote milionario, era presente attraverso lo schermo di un cellulare.

“L’abbiamo fatto per te, nonno”, gridava commosso Jeff Champ, orgoglioso padre del nuovo campione del PGA TOUR. “L’abbiamo fatto per te!”

Si è conclusa con questa commovente scena il Safway Open che ha visto brillare quello che tutti definiscono come la nuova stella del Tour, oltre che il giocatore più lungo del circuito americano, Cameron Champ.

Il bombardiere (300 metri di media con il driver) ha dimostrato al mondo intero quanto importante sia il rapporto con il nonno, che in questo momento lotta tra la via e la morte in un ospedale, che non riesce a mangiare nulla da settimane se non ghiaccioli ma che non ha perso un solo colpo dell’amato nipote.
E, in fondo, è proprio questo che sono i nonni, persone uniche, amorevoli ed insostituibili, “fil rouge” con il nostro passato che ci permetteno di conoscere ed apprezzare maggiormente il nostro presente.

Fu proprio nonno Mark a comprare a Cameron il primo set di bastoni in plastica all’età di due anni e fu sempre lui a creare nella loro umile casa di Sacramento un percorso da golf a ostacoli con le lattine e cestini. E fu sempre il nonno a credere fortemente nel nipote, a incitarlo e non lasciarlo mai solo nella sua brillante carriera da amateur.

Ora, è Cameron a voler stare accanto al lui.
Per non lasciarlo solo, il 23enne rinunciò al primo giro di prova campo e alla Pro-Am del torneo, si scrisse le parole “Pops”, in suo onore sulle scarpe e sulle palline e giocò quattro giorni con in testa un’unica missione: onorare l’uomo che gli cambiò la vita!

Domenica, sotto gli occhi di tutti il giovane americano si è lasciato andare a un lungo pianto abbracciando il padre e pensando al suo unico e vero idolo: il nonno Mark “Pops” Cameron.

Una storia tutta in salita quella di Mark Cameron, ragazzo di colore nato in Texas, a Columbus, in un momento dove la discriminazione razziale non gli permetteva nemmeno di entrare al bar o fare la spesa, figurarsi accedere a un golf club e allenare la sua grande passione.

Il suo momento arrivò quando, arruolatosi nell’Aeronautica, dovette trasferirsi all’estero, in Europa, nei primi anni ’60. Qui, potè finalmente prendere i ferri in mano senza il timore di essere linciato e vessato. Si comprò il libro “Sam Snead’s Natural Golf” per migliorare il suo swing e non importa se nel suo primo giro in campo segnò 132 colpi… l’amore per questo sport andava oltre uno score a tre cifre!

Tornato in America sposò una ragazza bianca e nel 1969 si trasferì in California, stato progressista che accettò il matrimonio interraziale.

Il racconto poi arriva ai giorni nostri, con Mark ormai anziano e dedito al piccolo Cameron, bimbo con un talento innato per golf, possibilità e prospettive che il nonno si sarebbe solo sognato di poter vivere.

Il resto, è storia. Cameron cresce sotto l’ala protettiva di nonno Mark, passa professionista e al suo primo anno da rookie vince due tornei.

“Non è importante da dove vieni, ma qual è la tua destinazione” Questa la frase che il nonno gli ripeteva sempre e questa
la frase che Cameron si fece incidere sul wedge

Che dire, i nonni sono l’amore e la saggezza in carne, ossa e cuore!