Parto subito con il dire che non sono un nostalgico dei tempi che furono perché ritengo che l’innovazione, lo sviluppo e la costante crescita nel settore dell’attrezzatura da golf siano necessari e importanti per il nostro sport. 

Credo che il segreto stia tutto nelle parole del grande Gianni Clerici: “Se andiamo a cercare il più grande giocatore di tutti i tempi troveremo una divinità che non esiste. Ognuno deve godere di ciò che ha nel tempo in cui è proiettato”. Questa massima vale per tutte le discipline sportive. Inutile pensare ai vecchi tempi perché le condizioni erano nettamente diverse.

Quando giocavo sul Tour, per esempio, c’era poca conoscenza della tecnica del golf. L’unico sistema per testare i ferri nuovi era andare in campo e provarli per capire quali andassero meglio per il proprio gioco. Era perciò più facile sbagliare nella scelta del bastone rispetto ad oggi perché, in nostro aiuto, sono arrivate le più alte strumentalizzazioni per l’analisi dello swing. Diciamocelo, negli ultimi dieci anni si è verificato un cambiamento mostruoso che ha coinvolto tutto il settore del golf. Dal driver, ai ferri, passando dai wedge fino al putter. Per non parlare dei software come il Trackman.

Siamo entrati in un mondo che ha stravolto la tecnica e il metodo stesso di insegnamento. 

Un esempio? Si è scoperto che alcune credenze ritenute leggi scritte oggi non possono più esistere. Come l’esecuzione del pull. Un tempo ti dicevano che questo effetto si verificava per forza di cose quando il bastone arrivava dall’esterno. 

Con la nuova strumentalizzazione invece si è visto che anche dall’interno si può verificare questo volo di palla. 

Per non parlare poi dell’analisi del putt. Una volta nemmeno si insegnava e la tecnica veniva lasciata alla sensibilità del singolo giocatore. Il mondo dei putter era immenso e totalmente inesplorato. Ora esistono coach specializzati esclusivamente in questa parte del gioco. Per non parlare dell’evoluzione della palla, la parte dell’attrezzatura che, più di tutte, incide sulla performance. Mentre se con i ferri la differenza, in termini di distanze effettuate, è sempre tra i 3/4 metri, con la scelta di una palla rispetto a un’altra i metri in più possono essere anche 40. Ogni singola pallina ha delle caratteristiche specifiche che cambiano per ogni giocatore. Se non hai la palla affidabile e adatta al tuo gioco non vai da nessuna parte.

Pensate che un modello utilizzato nel 1970/80 è, oggi, una pallina del nostro campo pratica. 

Abbiamo parlato di quanto siano cambiate le tecniche di insegnamento e dell’attrezzatura. 

Di quanto il golf nel 2022 sia un altro sport rispetto a quello che si giocava anni fa. 

Anche dal punto di vista fisico c’è stata un’evoluzione. I ragazzi di oggi fanno distanze inimmaginabili ma saper lavorare il colpo è un’altra cosa. 

Se fossimo andati a seguire un torneo negli anni ‘70 e ‘80 avremmo visto giocatori diversi, ognuno con specifiche qualità. E questo anche grazie ai bastoni di legno che facevano girare la palla con più facilità. Un tempo, infatti, la pallina, proprio per la sua composizione, non aveva una traiettoria alta quindi cercavi di darle più effetto possibile. I giocatori di una volta erano dei veri e propri artisti. Un Lee Trevino non esisterà più. 

Oggi i ragazzi, forte dei grandi campioni che si vedono in televisione, mettono il tee alto e gli danno più forte possibile. 

E se analizziamo i talenti dei massimi circuiti mondiali noteremo che sono quasi tutti mono colpo. In pochi hanno ancora l’estro e la fantasia dei grandi nomi del passato. Uno su tutti? Ben Hogan, la cui tecnica ancora oggi è presa come esempio e come metro di analisi.