Benedetta moresco in occasione dello U.S. Women’s Open a Pebble Beach è stata la miglior dilettante del torneo, portandosi a casa la silver medal, lo stesso titolo ottenuto da Filippo Celli nel 150° Open Championship.

Quella appena chiusa, sarà sicuramente un’edizione, la 78esima dello U.S. Women’s Open e la prima disputata a Pebble Beach, che verrà ricordata da noi italiani per lungo tempo. L’impresa l’ha realizzata una delle nostre ragazze amateur di punta, Benedetta Moresco, che ha conquistato la prestigiosa Silver Medal, titolo riservato al miglior dilettante del torneo con un punteggio di +8 (70,77,76,73). Il major è stato vinto dalla 25enne hawaiana Allisen Corpuz con -9 dopo quattro giri tutti sotto par (69,70,71,69).

Abbiamo intercettato Benedetta, classe 2001, il giorno dopo lo U.S. Women’s Open prima che si imbarcasse per la Finlandia, dove dall’11 al 15 luglio ha partecipato all’European Ladies’ Team Championship sul percorso del Tawast Golf & Country Club con le colleghe della nazionale italiana Alessia Nobilio, Maria Vittoria Corbi, Anna Zanusso, Caterina Don e Matilde Angelini.

Benedetta, com’è stata questa esperienza a Pebble Beach?

Davvero fantastica. Come forse avete potuto vedere dalle immagini, il tempo non è stato molto clemente, ma nonostante questo la mia settimana vissuta a Pebble Beach è stata assolutamente indimenticabile, culminata poi con questo importantissimo riconoscimento di cui sono molto orgogliosa.

Sappiamo che non si trattava del tuo debutto in un major ma della tua terza apparizione in un torneo dello Slam. Quali sono state le emozioni sul tee della 1 il primo giro e le differenze con gli altri due major già giocati?

Proprio così, infatti avevo già partecipato a due major in passato, l’Amundi Evian Championship dello scorso anno all’Evian-Les-Bains e lo U.S. Women’s Open nel 2020 al Cypress Creek Golf Club. In tutte e due però non ero riuscita a passare il taglio. Quest’anno a Pebble Beach, la prima volta per me su questo leggendario percorso, sapevo cosa fare. Certo, un po’ di emozione sul tee della 1 il giovedì mattina l’ho avuta, ma quella sana e positiva, quella che ti fa tirare fuori il meglio di te, perché sai che stai facendo la cosa giusta. Mi sentivo molto bene e questo atteggiamento si è tradotto poi anche nel risultato finale ottenuto in campo con un bel giro in 70 senza nessun bogey. Ero molto felice.

Negli ultimi due giri, dopo aver superato il taglio, hai giocato prima con l’inglese Jody Ewart Shadoff e domenica con la messicana Gaby Lopez, entrambe giocatrici professioniste. Cosa sei riuscita a imparare guardandole e come ti sei trovata con loro in campo? 

Devo dire che sono state entrambe molto carine e simpatiche, due ottime giocatrici, ma se devo essere sincera mi sono trovata molto a mio agio con Gaby Lopez, davvero molto affabile con cui ho chiacchierato tutte le 18 buche e che a fine gara mi ha anche invitato al mare da lei. Non è per nulla scontato che succeda una cosa del genere in questo tipo di eventi.

Per disputare questa edizione dello U.S. Women’s Open sei dovuta passare dalle prequalifiche. Puoi raccontarci quelle due giornate di gara?

In America ci sono molte più possibilità di qualificarsi ai vari major rispetto all’Europa. Per questa edizione c’erano 20 campi diversi dove provare a conquistare un posto. Io ho giocato sul percorso di Druid Hills Golf Club ad Atlanta. Ho chiuso le 36 buche con un buon punteggio di -6 in seconda posizione alla pari di una ragazza francese, che per fortuna sono riuscita a superare subito nella prima buca di play off grazie a un birdie, visto che si qualificavano solamente due giocatrici. Il caso poi ha voluto che oltre a me in quello stesso giorno si qualificasse anche la mia compagna di Università, Sarah Edwards. 

A proposito di università, come ti stai trovando in America? Riesci a conciliare al meglio studio e golf?

Per chi come me ha il forte desiderio di provare a fare una carriera da professionista, studiare negli Stati Uniti è un fattore molto importante visto che hai la possibilità di dedicare molto tempo al gioco, fare molte trasferte e abituarti e preparati in qualche modo a quella che poi potrà essere la tua vita da proette in giro per il mondo.

A proposito di professionismo, quando sarà il momento del grande salto? Quali sono i tuoi prossimi programmi?

Dopo l’Europeo a Squadre, passerò professionista, tornerò quindi all’università e giocherò le Qualifyng School per l’LPGA Tour e successivamente anche per il LET. A quel punto l’ultimo semestre di studi lo seguirò on line e mi laureerò in Human Environmental Science.

La celebre classifica biennale di Golf Digest ha confermato Pebble Beach miglior campo pubblico degli Stati Uniti. Quale buca ti ha colpito maggiormente e cosa ti porterai con te da questa esperienza?

Come ho detto era la prima volta che giocavo qui. Ogni volta che arrivavo su un battitore pensavo: “Questa è la mia buca preferita in assoluto”. È praticamente impossibile sceglierne una. È un campo davvero molto complicato con rough molto alti e paesaggi incredibili. I green sono piccoli e quindi bisogna essere molto precisi con i ferri. Voglio  ringraziare il mio coach, il mio caddie Chris Rose, i miei genitori e mia sorella Angelica, che gioca sull’Epson Tour, per aver condiviso con me questa incredibile esperienza e tutte le persone che mi hanno seguito e dimostrato il loro affetto dall’Italia.