Gli spettatori davanti allo schermo per il Masters sono diminuiti quest’anno del 20% a livello mondiale. Le nuove generazioni non usano la tivù ma si limitano a ubriacarsi di serie on demand e quasi mai si appassionano allo sport. Lo “scroll” ha prevalso su tutto


Il dopo Masters è sempre denso di argomenti da trattare, riflessioni sul primo major della stagione e, soprattutto, analisi sulla vittoria e il suo vincitore. Scottie Scheffler si è portato a casa la sua seconda Green Jacket (e sono abbastanza sicuro di poter affermare che, salvo clamorosi eventi, non sarà l’ultima).

Potremmo dire molto sui giocatori e sui colpi tirati ma quello su cui mi voglio invece soffermare è l’inversione di tendenza dei numeri che raccontano di come il pubblico a casa sia sempre meno avvezzo nel seguire i quattro giorni dall’Augusta National.

Nonostante un montepremi che ormai non ha più limiti al rialzo, portando quest’anno la prima moneta a ben 3.600.000 dollari, gli spettatori davanti a un bel 4K sono diminuiti di un roboante 20%.

Già, numeri che fanno preoccupare!
Ovviamente non sto parlando dello share di Sky Italia ma di ciò che è avvenuto negli Stati Uniti e nel mondo. Come tutti sapete, i diritti televisivi sono fondamentali per ogni sport (calcio docet) poiché attraverso la vendita di spazi pubblicitari ogni evento può permettersi il lusso di alzare l’asticella anno dopo anno e di distribuire utili a tutti gli “stakeholders”.

Sono successe molte cose negli ultimi anni a causa delle quali mantenere l’attenzione per un film, una partita, una serie, un telegiornale o una rubrica di approfondimenti che sia è divenuto sempre più difficile. Pay per view, social, una vita frenetica e soprattutto un forte menefreghismo hanno reso sempre più solo lo spettatore e sempre più in difficoltà produzioni televisive di ogni genere. Ma vi ricordate quando si stava tutti insieme dopo cena a vedere un film di due-tre ore?

Pensate che solo nel post pandemia le serie TV hanno ridotto la durata di ogni episodio e spesso la quantità in generale. 

Stessa scarsa attenzione ha colpito anche lo sport e il nostro amato golf. Per noi che siamo stati per anni con tazze di caffè incollati al “Grande Golf di Canale 5”, con il mitico Mario Camicia, rimanendo svegli fino alle due di notte per vedere il vincitore del Masters, tutto questo sembra assurdo ma purtroppo è la dura verità. Le nuove generazioni, e da padre ve lo posso garantire, non usano la tivù, non guardano film, si limitano in maniera bulimica ad ubriacarsi di serie, rigorosamente on demand, e quasi mai si appassionano di sport (ci sono per fortuna sempre le dovute eccezioni).

Lo “scroll” ha prevalso su tutto.

Come faremo quindi ad avvicinare i giovani e i ‘non addicted’ a gustarsi e vedere le meraviglie di questo gioco? Probabilmente la lunghezza delle gare, i tempi morti, le sospensioni a causa del maltempo non hanno aiutato questa edizione del Masters, né tantomeno il suo broadcast. Ma una cosa è certa: chi si occupa di comunicazione e strategie legate ai media dovrà capire quale sarà la strada per i prossimi 20-30 anni.

Una ventata di aria fresca è arrivata dal LIV e dal suo modo di far vivere i giorni di gara.

Peccato che non ci sia un’emittente che li trasmetta. A proposito di LIV Golf, pare che Rory McIlroy abbia ufficialmente dichiarato che nessuna somma (sembra che l’offerta dei paperoni sauditi fosse di 850.000.000 di dollari…) potrà mai staccarlo dal PGA Tour. 

Onestamente ho fatto fatica a capire quanti “0” dovevo digitare per arrivare a quella cifra…

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