La stagione 2021 dell’LPGA Tour si è aperta con un torneo storico, il KIA Classic, giocato quest’anno sul bel campo dell’Aviara Golf Club, a Carlsbad, in California.

Il caso di Yealimi Noh

Mentre i riflettori erano giustamente puntati sulla trionfatrice del torneo, la coreana Inbee Park, vera e propria leggenda del golf femminile – medaglia d’oro alle Olimpiadi di Rio e già nella Hall of Fame del golf mondiale – vincitrice in California del suo 21° titolo sull’LPGA Tour, l’attenzione però era anche “distratta” da un evento che con il golf giocato aveva poco a che fare.

Girava voce che una giocatrice, per gioco lento, fosse stata multata di 10mila dollari. Alla fine la notizia, che sembrava incredibile trattandosi della prima gara della stagione, era invece corretta. La giovane americana (ma di chiare origini coreane) Yealimi Noh, aveva terminato la gara al 61° posto ma la sua prestazione aveva attirato l’attenzione della stampa presente per la pesante multa causata da un problema piuttosto diffuso nel golf a qualsiasi livello; il gioco lento.

Due cosiddetti ‘bad time’ (spiegheremo in seguito cosa sono) durante il terzo giro, sono costati alla giovane statunitense, oltre che due colpi di penalità, anche la pesante multa prevista del regolamento in caso di violazione della policy sul ritmo di gioco.

La giocatrice ha commentato dicendo che la colpa è solamente la sua e che il comitato di gara non ha fatto altro che applicare regole del golf e regolamenti e che farà di tutto per migliorare in tal senso.

Il problema del gioco lento

Da questo episodio prendiamo spunto per parlare, come detto, di un problema che affligge il golf a qualsiasi livello, ovvero la lentezza sul campo.

Contrariamente a quanto pensa la maggior parte dei golfisti, il gioco lento non è qualcosa che esiste ma che è lasciato alle “sensazioni” di arbitri, comitati o segreterie. Il gioco lento è trattato da una regola del golf, la regola 5.6b, che sanziona esattamente come tutte le altre.

Un giocatore lento, quindi, sta infrangendo le regole esattamente come, per fare un esempio, quando dovesse appoggiare il bastone nella sabbia in un bunker.

La parte interessante di questa regola è che dice chiaramente che: “Ciascun giocatore deve riconoscere che il proprio ritmo di gioco influenza quello degli altri giocatori, sia quelli dello stesso gruppo sia quelli dei gruppi che seguono”; quindi responsabilizza in primis il giocatore stesso.

Come comportarsi in campo

La regola inoltre nel comma (1) spiega nel dettaglio ai giocatori come comportarsi in campo per giocare più velocemente, ovvero: “Il giocatore dovrebbe giocare con un ritmo celere per tutto il giro, incluso il tempo impiegato per:

  • Preparare ed eseguire il colpo
  • Spostarsi da un posto all’altro tra l’esecuzione dei colpi
  • Spostarsi verso l’area di partenza successiva dopo aver terminato la buca

Un giocatore si dovrebbe preparare in anticipo per il colpo successivo ed essere pronto a giocare quando è il proprio turno”.

Risparmiare tempo

A cappello di tutto ciò, che già, se seguito correttamente, permetterebbe di risparmiare tanto tempo, la regola ci dice anche che: “Si raccomanda che il giocatore esegua il colpo in non più di 40 secondi dopo che è in grado di giocare senza interferenza o distrazione…ma il giocatore dovrebbe essere solitamente in grado di giocare più velocemente di tale tempo ed è incoraggiato a farlo”.

Il comma (2) della 5.6b stabilisce anche che, per risparmiare tempo, è consentito giocare fuori turno – il cosiddetto “Ready Golf”, spiegato più in dettaglio nella regola 6.4a e 6.4b, a condizione di non distrarre altri giocatori né di arrecare pericolo ad altri sul campo – cosa che suggeriamo a tutte le segreterie dei circoli italiani di favorire senza esitazione.

Il ruolo del comitato

Ma veniamo al ruolo che un comitato deve avere per la corretta gestione del ritmo di gioco.
Sempre la regola 5.6b, al comma (3), ci dice che un comitato, attraverso l’introduzione di una regola locale, può stabilire delle linee di condotta sulla velocità di gioco.

Queste dovrebbero contenere il tempo massimo per completare un giro, una buca (o una serie di buche) o un colpo, la definizione di “fuori posizione” per determinare se un gruppo sta giocando al ritmo corretto o meno, quando, in caso il gruppo stesse realmente giocando lentamente, poter cronometrare i giocatori e le eventuali penalità in caso di violazione della regola locale.

I corretti tempi di gioco

Per stabilire i corretti tempi di gioco, si seguono i seguenti criteri – per gruppi di tre giocatori – per il completamento di una buca:

Par 3: 10-12 minuti
Par 4: 14-16 minuti
Par 5: 17-19 minuti

Ovviamente queste sono mere indicazioni che possono variare, in più o in meno, a seconda della difficoltà della buca, della sua lunghezza, ecc.

A questi tempi poi si devono aggiungere gli spostamenti da un green al tee successivo. Il tempo ideale per giocare 18 buche, sempre in gruppi da tre giocatori, non dovrebbe comunque superare le 4 ore e 45 minuti.

Sia le regole locali dei vari Tour professionistici sia la Federazione Italiana Golf adottano questi principi e, nella fattispecie la FIG (ma anche la maggior parte dei Tour), prevede anche che un giocatore esegua il suo colpo in non più di 40 secondi (50 in caso sia il primo a giocare a un par 3 o il primo a effettuare un qualsiasi colpo al green o sul green).

Le penalità

Ma veniamo alle eventuali penalità. Se un giocatore che fa parte di un gruppo che è in ritardo e che è cronometrato, dovesse impiegare più del tempo consentito (il famoso bad time che abbiamo visto in apertura di questo articolo), allora la regola locale dovrebbe stabilire anche una “scaletta di sanzioni”. Quello che i Tour e la FIG hanno adottato, per le gare stroke play, è il seguente:

Primo bad time: avvertimento verbale
Secondo bad time: un colpo di penalità
Terzo bad time: due colpi di penalità
Quarto bad time: squalifica

Come diciamo sempre, suggeriamo ai circoli di prendere spunto dalle regole locali adottate dalla federazione ma anche che tutto questo è fattibile, e anche funzionante, a condizione che il circolo abbia a disposizione personale a sufficienza per la gestione del gioco lento.

Difatti, per fare le cose fatte bene e mettere tutti i giocatori sullo stesso piano – principio fondamentale che qualsiasi arbitro o segreteria deve sempre seguire – ci servirebbero almeno quattro persone dedicate allo scopo. In caso contrario si dovrebbero prevedere soluzioni diverse, anche queste previste dalle regole.

Tra le altre si possono prevedere cosiddetti check-point ogni tre buche, che informano i giocatori – che devono necessariamente autogestirsi, e la cosa è comunque prevista dalle regole del golf – se sono in ritardo o meno. Questo deve anche prevedere che se un gruppo arrivasse alla fine del giro oltre un determinato tempo massimo, tutti i componenti del gruppo sarebbero soggetti a una penalità, sempre stabilita dal comitato.

Come risolvere il problema

Chiudiamo questa interessante, benché veloce, analisi delle regole del gioco lento su come risolvere alla radice il problema.

Se da una parte è vero che parte della questione possono essere i giocatori, e abbiamo visto come eventualmente sollecitare loro a una maggiore velocità in campo, d’altra parte un comitato o una segreteria di circolo attento farà in modo che il “percorso” non sia intriso di ostacoli.

Il campo deve essere preparato affinché rappresenti sempre una bella sfida per i giocatori, ma che non costringa loro a stare in campo più a lungo del dovuto.

Il rough a ridosso delle zone di gioco dovrà quindi essere tagliato in maniera tale che, anche con un po’ di difficoltà in più, sia sempre giocabile e che la palla si possa trovare con facilità. I green non dovranno essere tagliati per emulare le velocità del Masters perché è risaputo che green veloci hanno un impatto molto negativo sul ritmo di gioco.

Sempre per restare sui green, anche le posizioni di bandiera devono essere decise in maniera tale da far divertire i giocatori, che facciano in modo che i migliori alla fine vincano, ma che non abbiano – perché abbiamo visto sul Tour che le aste sono messe a tre passi dal bordo dietro un bunker profondissimo – un impatto devastante sulla percorribilità del nostro campo.

Gli intervalli di partenza

A chiosa di tutto ciò un ruolo fondamentale per evitare “code” ai par 3 sono gli intervalli di partenza. Più è ampio lo spazio tra un gruppo e l’altro minore sarà il rischio di trovarci con altri due o tre gruppi sul tee del primo par 3.