La mancanza di azzurri non deve far disperare. Il golf è ciclico e presto torneremo al Masters. La certezza è che anche quest’anno sarà un grande spettacolo.

Dopo tante edizioni nessun italiano sarà quest’anno presente ad Augusta.

Nessun italiano ad Augusta

Ci eravamo abituati bene ma, come non c’era da esaltarsi prima non è il caso di farne un dramma ora.

Il numero di azzurri sul tour europeo e nei principali tornei del mondo è un po’ un’altalena periodica.

In parte questo è legato al valore generale del nostro golf ma non solo.

Avere uno o due presenze ad Augusta o nessuna non cambia molto nella valutazione generale del golf italiano.

L’esempio al contrario può essere quello dei francesi che, per qualche edizione, non hanno avuto giocatori al Masters e quest’anno godranno della presenza di Matthieu Pavon.

Questo nonostante attingano da un bacino di dilettanti molto più ampio del nostro.

Se pensiamo al numero di posti disponibili ad Augusta in rapporto a quanti sono i professionisti in giro per i vari tour ci rendiamo conto di come sia difficile prendervi parte. 

Il ritorno di Matteo Manassero

A proposito di giocatori azzurri che potranno tornare a calcare i fairway del circolo georgiano un pensiero va sicuramente a Matteo Manassero.

Sono stato contentissimo della sua vittoria sia perché è un amico con il quale ho condiviso tante avventure sia per il giocatore che è.

Abbiamo trascorso insieme molte stagioni e tornei sul Tour e immagino quanto siano stati difficili questi anni di sofferenza sportiva per cui spero che il ritorno alla vittoria sul DP World Tour sia l’inizio di una risalita rapida e ricca di successi.

Lui rimane un talento onestamente unico.

Non solo nel panorama golfistico italiano ma almeno anche in quello europeo. Spero che i prossimi otto/dieci anni siano all’insegna di un nuovo Matteo Manassero.

Ho letto che ha parlato del rapporto con il pubblico e penso che abbia dato la giusta visione.

Noi giocatori riceviamo critiche quando giochiamo male ma, da sportivi, queste non influiscono particolarmente.

Sappiamo che nei momenti di successo i tifosi, lo dico senza cattiveria, non hanno idea del lavoro che ci sia dietro e di come si arrivi a queste.

Con la stessa ingenuità, nei momenti di difficoltà, hanno tutti le soluzioni a portata di mano.

Ovviamente non può essere così semplice. È successo a chiunque, specie nel golf, di passare dei momenti di difficoltà e se la soluzione fosse così semplice ovviamente li eviteremmo.

Però ci sta: i fan sono mossi dalla passione e dalle emozioni, nel bene e nel male, ed è giusto che non abbiamo una visione equilibrata dell’insieme.

I favoriti di Francesco Molinari al Masters

Coloro che pare non attraversino momenti bui, specie in questo periodo, sono Jon Rahm e Scottie Scheffler.

Conosco meglio Jon di Scottie. Posso dire che sono molto diversi: Rahm ha una personalità più “ingombrante”, è più estroverso, un ragazzo molto intelligente e sicuro dei propri mezzi, senza paura di farlo vedere.

Anche Scheffler è sicuro di sé, in fondo per arrivare a quei livelli non si possono avere incertezze.

L’americano è un po’ più schivo e meno protagonista. È un gran lavoratore ma penso che la differenza più grande tra i due sia proprio nell’essere più o meno estroversi.

Ovviamente stiamo parlando di due grandi talenti, di due golfisti moderni, con swing e modi di muoversi non molto canonici.

Tiger al Masters tra passato, presente e futuro

In tutto il mondo ci si chiede spesso chi possa essere il nuovo Tiger.

Questo perché, in qualsiasi ambiente, dopo aver vissuto vent’anni con un personaggio alla guida come è stato Tiger, è naturale che si avverta un vuoto quando il leader è meno presente.

La “voglia” di Woods è uguale in tutto il mondo al punto che, ancora oggi, basta la sua presenza a far impennare gli ascolti. Penso che onestamente nessuno potrà essere il nuovo Tiger.

Quello che si è avvicinato di più è stato McIlroy, sia per tipo di gioco che per carisma.

Ma anche lui, pure avendo avuto una carriera incredibile, non è paragonabile a Woods.

Scottie ha raggiunto un livello altissimo ma secondo me, strano a dirsi, è quasi troppo regolare e monotono nel gioco per essere una fonte di intrattenimento come era Tiger, che sbagliava, recuperava in modo incredibile e realizzava buche perfette.

Inoltre, ci sono un sacco di giocatori a un livello simile. Non siamo di fronte ai dominanti Tiger e Mickelson di venti anni fa.

Anche nel prossimo Masters ci sono favoriti, Scheffler su tutti, ma almeno cinque o sei partono da un livello molto simile e con ambizioni di vittoria: Rahm, McIlroy, Schauffele, Cantlay e Hovland.

Per non parlare dei possibili outsider. La certezza è che sarà un grande spettacolo, come è sempre stato.