All’86° Masters l’attenzione sarà in gran parte rivolta al primo giapponese che è riuscito lo scorso anno a conquistare la Giacca Verde, Hideki Matsuyama, e al suo caratteristico swing.

Analizzando il suo movimento, tutti i media in passato si sono sempre soffermati sull’aspetto più ovvio, ovvero il fatto che il giapponese si ferma brevemente all’apice del suo backswing prima di iniziare la discesa. Quanto è insolita questa caratteristica tra i giocatori del tour?

Bisogna risalire agli anni ‘50 per trovare un altro grande campione che lo faceva, Cary Middlecoff, vincitore di 39 titoli in carriera sul PGA Tour tra cui tre major (Masters 1955, U.S. Open 1949 e 1956).

Analisi dello swing

Anche se la pausa di Matsuyama non è oggi così netta e prolungata come qualche anno fa, è oggi la parte del suo swing che tutti mettono ancora in evidenza. Tuttavia, un esame più attento del suo movimento rivela che c’è qualcos’altro di più insolito, qualcosa che in realtà dovrebbe essere considerata la sua principale caratteristica distintiva.

Non è così evidente come la pausa ma aiuta a spiegare perché Matsuyama è spesso considerato un giocatore che colpisce la palla in modo eccezionale.

Con l’aiuto di un caro amico, il biomeccanico sportivo Jean-Jacques Rivet, condividerò con voi la nostra analisi approfondita dello swing di Hideki. Se leggerete questo articolo fino alla fine scoprirete come fa il campione Masters 2021 a tirare 275 metri di drive generando un’energia molto simile a quella impiegata da un campione di baseball. Spero che questo aspetto stuzzichi il vostro interesse.

Cominciamo chiaramente dall’address. Vale la pena notare il suo set-up, molto stabile e strutturato. Lo stance ampio con il driver mi ricorda la Torre Eiffel ed è un precursore dell’azione ultra-solida della parte inferiore del corpo. Un segno distintivo del suo swing. Questa sensazione di forza e stabilità gioca anche un ruolo chiave nell’elasticità del suo corpo durante lo swing, cosa che spiegherò più avanti.

Matsuyama esegue un ottimo stacco, che i dilettanti farebbero bene a copiare. È il modo corretto di iniziare lo swing: utilizza i muscoli addominali per ottenere il triangolo immaginario formato dalle braccia e dalle spalle che si muovono come un tutt’uno.

Mettendovi dietro Matsuyama sulla sua linea di tiro vedreste che il percorso della testa del bastone rimane al di fuori del percorso delle mani finché lo shaft non diventa parallelo al terreno.

Questo stacco, che è un aspetto dello swing che hanno in comune molti professionisti del tour, è una cosa che molti dilettanti non fanno. Questi ultimi, invece, spingono il bastone troppo interno rispetto alla linea di tiro. Un buon pensiero da tenere a mente per iniziare bene lo swing è: mani vicine, bastone lontano.

Nel vedere uno swing buono come quello di Matsuyama è difficile essere eccessivamente critici ma un miglioramento che gli suggerirei riguarda il movimento del suo braccio destro nel backswing.

Per molti anni si è ritenuto che per colpire meglio la palla il gomito destro (per i destrimani) doveva rimanere attaccato alla gabbia toracica il più a lungo possibile. I giocatori con grande mobilità delle spalle, come ad esempio Ben Hogan e Vijay Singh, riescono facilmente a tenere il gomito vicino fino all’apice. Ma per la maggior parte dei giocatori quella posizione non è raggiungibile.

Matsuyama tiene il gomito destro stretto fino a circa metà del backswing ma poi lo apre quando si avvicina all’apice (foto nella pagina precedente). Se lo allontanasse molto prima nel backswing il braccio destro apparirebbe sopra al sinistro a metà strada nel back, invece di essere sotto di esso (foto in alto) e la distanza che le sue braccia dovrebbero percorrere si accorcerebbe. Questo è un aspetto davvero importante per avere una maggiore efficienza nel movimento.

Se guardate la parte superiore del suo swing noterete quanto le sue braccia vadano indietro. Se modificasse la posizione del gomito destro mentre sale all’apice (idealmente corrisponderebbe all’angolo della sua colonna vertebrale), limiterebbe il movimento delle braccia.

Sarebbe ancora completamente ruotato, con molta potenza pronta per essere rilasciata, ma accorciando la distanza che le braccia devono percorrere sincronizzerebbe meglio il suo swing, eliminando i movimenti in eccesso. Il suo attuale movimento del braccio è probabilmente la ragione inconscia per cui si ferma in alto. Lo fa per risincronizzare le braccia e il corpo.

Ritorniamo agli aspetti positivi dello swing di Matsuyama. Ricordate prima, quando ho parlato della sua stabilità con la parte inferiore del corpo all’address?

Bene, come Jean-Jacques Rivet e i migliori allenatori di golf vi diranno, più siete stabili più sarete flessibili. Potreste pensare a prima vista che Matsuyama con il suo metro e ottanta per 90 chili non sia molto flessibile ma la videocamera non mente.

La flessione che mantiene nelle gambe mentre scende verso la palla è tremenda e lo aiuta a riprendersi splendidamente e a mettere il bastone in una posizione perfetta a metà strada. Mi piace anche che dopo l’impatto il suo braccio sinistro e lo shaft siano in linea, così come la grande estensione nel follow-through che ne consegue.

Paragonabile alla meccanica del baseball

Se avete letto fin qui apprezzo la vostra pazienza nell’aspettare di scoprire come lo swing di Matsuyama sia simile alla meccanica di un lanciatore di baseball. Nella sua analisi Rivet ha notato che, a differenza di molti giocatori di golf potenti, Hideki non spinge realmente in basso verso il terreno nel downswing, per generare più velocità nella testa del bastone.

Prende la sua energia da qualcosa che J.J. chiama “inclinazione lineare”. Lascerò che ve lo spieghi lui. “Guardate la sua gamba destra e come si muove lateralmente verso il bersaglio – dice Rivet -. Si sta inclinando e ruotando verso il bersaglio come fanno i lanciatori quando si spingono in avanti dal monte di lancio. 

Mantiene la flessione nel ginocchio destro e mette un’enorme quantità di pressione sulla parte anteriore del piede destro. Quella pressione contribuisce a generare energia rotazionale. La usa per creare una relazione simile a una catapulta tra il suo corpo e il bastone, facendo in modo che il driver prenda davvero velocità quando va a colpire”.

Anche se altri giocatori, come Dustin Johnson, hanno una notevole inclinazione lineare con la gamba destra, ciò che rende la mossa di Matsuyama molto insolita è che non deve abbassarsi per colpire un gran drive.

Potrebbe non colpirla lunga quanto DJ (Matsuyama fa in media 275 metri dal tee) ma rimanere all’incirca alla stessa altezza rende più facile controllare il colpo, il che porta a uno swing col driver molto più affidabile.