L’Open d’Italia ci ha regalato tantissime emozioni, momenti che rimarranno indelebili per i molti accorsi all’Olgiata nei quattro giorni dell’evento delle Rolex Series.

Chi è rimasto a casa ha potuto godere delle immagini trasmesse da ben tre emittenti diverse: Sky, Golf TV e per la prima volta “Mamma RAI”.

Ho avuto la fortuna di poter essere lo speaker della nostra tv, affiancando Marco Fantasia, giornalista di RAI Sport. Come tutte le cose, sicuramente si poteva fare meglio.

Probabilmente andrà pareggiata la diretta delle emittenti concorrenti anziché mandare highlights nei primi tre giorni.

Andrebbe anche comunicato al pubblico di RAI Sport, attraverso altri programmi del palinsesto, la copertura mediatica del torneo in questione.

Forse così si aumenterebbe l’audience e la curiosità nei confronti di questo gioco che tanto amiamo.

Nel mio piccolo sono stato fiero dello sforzo che ha fatto la FIG nel volermi in questo ruolo e spero di aver contribuito a trasmettere il giusto messaggio.

Passate neanche 24 ore dalla vittoria di Weisberger e dalla grande prestazione dei nostri Laporta e Pavan, mi sono imbattuto mio malgrado in stupide e sterili affermazioni di presunti golfisti sui vari social network.

Da Molinari che non aveva voglia all’assenza di top player, dalla scarsità di pubblico fino alla “vergogna” del fatto che l’ingresso andasse pagato.

Sul discorso del field ho così risposto a chi affermava che soltanto tre giocatori tra i primi 20 del World Ranking erano presenti e che non condivideva l’importanza di avere un personaggio come José Maria Olazabal:

“Alla data di giovedì 10 ottobre Rose era 5° e Molinari 10°. Degli altri otto mancanti tra i Top 10 solo due sono europei mentre gli altri americani, che non vengono di certo a giocare in Europa fatta eccezione per cachet supplementari o per gare vicino all’Open Championship (per provare links e clima).

Dal 10° al 20° posto del World Ranking ci sono solo tre europei e un australiano. Di quei tre, due erano presenti (Casey e Lowry).

Potrei continuare fino al numero 100, dimostrandoti che molti non giocano in Europa.

Gli altri erano quasi tutti nel field, tranne gli spagnoli che si sono fermati dopo l’Open in casa loro (comunque presenti nelle scorse edizioni dell’Open d’Italia).

Olazabal? Capitano di Ryder e vincitore di major? Ti riferivi a lui?

Se negli altri sport osannano le vecchie glorie con la panza e a carriera finita non vedo perché non inserire un giocatore che è ha vinto tanto (due Masters, due volte terzo all’Open Championship e quattro Ryder Cup).

Ti ricordo inoltre che un certo signor Tom Watson, pochi anni fa, e non più di primo pelo, ha rischiato di vincere un Open Championship…”.

Un Molinari con poca voglia è talmente stupida come affermazione che non merita risposta.

Forse non tutti sanno che l’European Tour ha messo l’obbligo che tutti i tornei delle Rolex Series siano a pagamento per il pubblico.

Trovo giusto che venga pagato l’ingresso di 16 euro per un’intera giornata. Siamo pronti a sborsarne 40 per seguire una partita di calcio di novanta minuti dal settore distinti senza avere il minimo contatto con gli atleti.

Pensate veramente che pochi euro siano stati il problema di un’affluenza minore rispetto alle altre edizioni?

Il Nord ha molti più golfisti, se poi si fa un torneo all’interno di un parco pubblico è ovvio che aumenti il flusso di persone.

Lo scopo di fare degli Open itineranti è proprio quello di far crescere questo sport in tutta Italia.

Se si facesse sempre al Golf Club Milano solo per vedere il circolo pieno durante la gara in dieci anni il numero di praticanti al Nord sarebbe sicuramente raddoppiato ma dimezzato ulteriormente quello del Centro Sud.

Non è una guerra tra regioni bensì un progetto di crescita che sicuramente può essere migliorato.

Se nel 2000 ci avessero detto che avremmo ospitato la Ryder Cup e fatto Open da sette milioni di montepremi, portando in Italia giocatori del calibro di Rose, Molinari, Lowry, Rahm, Garcia, Westwood, Casey, Poulter, Fitzpatrick e tanti altri, voi non avreste firmato?

La strada per aumentare i golfisti è lunga ma fondamentale è aver cominciato a fare qualcosa. Si punta spesso il dito sulla FIG, rea di non fare nulla per la cresciuta di questo sport.

Io credo che sia dovere di ognuno di noi, con i propri mezzi e attraverso i propri canali, coinvolgere i miscredenti e portare idee, da condividere magari con il proprio circolo.

A criticare siamo tutti buoni, è trovare soluzioni che diventa invece complicato.

Anziché lamentarsi nei confronti di chi prova a fare qualcosa usate le vostre energie per staccarvi da quelli che criticano e basta ed entrate nel gruppo di coloro che invece agiscono per il bene del golf italiano.