Come ogni anno i giorni del Masters in Golf & Turismo sono stati di grande fermento. Mail, social e chat sono letteralmente impazziti. Nei giorni dopo la fine del torneo ci siamo ritrovati a confrontarci sui momenti più importanti della settimana di Augusta rendendoci conto che l’argomento centrale delle nostre chiacchierate non era lo strapotere di Scheffler e tantomeno il tentativo di recupero fenomenale di McIlroy. Chi ci animava era ancora una volta Lui: Tiger Woods.

Stessa cosa nelle club house e in ogni luogo dove comparisse la parola golf. 

Ci siamo chiesti come mai la sua sola presenza abbia cambiato volto dell’edizione 2022 del primo major stagionale. Tra il vincitore e Woods ci sono stati 23 colpi di distanza. Eppure la folla di persone seguiva sui saliscendi di Augusta lo zoppicante Tiger fuori dai giochi piuttosto che McIlroy nel tentativo di rimonta o il quasi perfetto Scheffler. È Lui ad avere qualcosa di speciale o sono “gli altri” a esserne carenti?

Il parallelo con altri catalizzatori delle folle del calibro di Tiger è presto fatto. Basta uscire dalla club house ed entrare in un paddock motociclistico. Sicuramente il campione più simile è Valentino Rossi. Ma cosa hanno in comune i due sportivi? Un talento innato fuori dall’ordinario: erano entrambi predestinati seppur nessuno sia stato il più vincente in assoluto nel proprio sport.

Su Tiger pesano i 18 major conquistati da Jack Nicklaus mentre ‘il Dottore’ si è fermato a molti mondiali in meno rispetto a Giacomo Agostini. Entrambi hanno saputo cambiare la storia della propria disciplina elevando l’interesse alla massima potenza seppur con approcci totalmente differenti. Valentino ha affiancato la propria carriera sportiva a uno show parallelo, quello dei festeggiamenti.

Sin da ragazzino i suoi tifosi gli confezionavano spettacoli e maschere su misura. Tutti ricordiamo i giri d’onore con il pupazzo della gallina sulle spalle o il numero uno, in occasione del primo dei nove mondiali conquistati, in quell’occasione in 125. Vale all’epoca aveva scritto solamente la prima pagina del libro dei suoi 25 anni di carriera eppure gli spalti di tutto il mondo erano già zeppi di bandiere e magliette gialle, colore simbolo del pilota di Tavullia.

Cambiando il colore il risultato resta invariato. Quando il 6 ottobre 1996 Woods vinse il suo primo torneo a Las Vegas ancora non indossava la maglietta rossa nell’ultimo giro. Di lì a breve però il suo colore simbolo avrebbe contagiato i golfisti di tutto il mondo. Chi ha buona memoria ricorda però come l’approccio iniziale di Tiger con il pubblico fu ben diverso. Schivo e poco propenso ai festeggiamenti pubblici, quasi un alieno focalizzato solo sulla vittoria.

C’era però un aspetto che sicuramente accomunava i due giovani sportivi sin dai primi passi nello sport. È una caratteristica che esula dal talento ma permette di essere notati, ascoltati, rispettati e seguiti: il carisma. Spesso questo fattore è determinante per il successo al pari, se non oltre, dei meriti sportivi.

Lo sapeva bene Mark McCormack. Il nome non a tutti suonerà famigliare. Nato negli Stati Uniti nel 1930, studiò come avvocato ma fece la propria fortuna grazie alla creazione di un’azienda di management. 

Nel ‘50 McCormack organizzò esibizioni per golfisti professionisti negli Stati Uniti. Da subito molti decisero di affidare a lui la propria immagine ma l’agente nel 1960 decise di puntare solo su un giocatore tra i sette che seguiva e tra i primi 10 del mondo: Arnold Palmer. Questo fece la fortuna di entrambi.

Un esempio? Sino a quel momento Palmer giocava con bastoni Wilson guadagnando 10.000 dollari all’anno. Un’azienda propose di creare bastoni ad hoc, McCormack impose di farlo con il brand Palmer e l’introito passò a 150.000 dollari dando avvio a due aziende che sarebbero diventate milionarie, l’Arnold Palmer Golf Corporation e IMG.

“Le stelle dello sport erano la benzina che faceva girare il motore – raccontava – Le persone volevano entrare in contatto con loro in qualunque modo. Gli sportivi erano una merce grossolanamente sottovalutata e l’industria, se così si poteva chiamare, stava impedendo a tutti, tranne alcuni atleti di livello, di raggiungere il loro potenziale così come agli sport di aumentare la propria popolarità”.

McCormack scelse Palmer non perché fosse il più forte ma per il proprio carisma. Tale tratto distintivo è evidente scorrendo l’elenco dei suoi primi clienti: i piloti Jackie Stewart e Peter Revson, il quarterback Fran Tarkenton, i tennisti Björn Borg, Chris Evert, Pete Sampras. Quindi anche motori, baseball e basket, con Michael Schumacher, Derek Jeter e Charles Barkley.

Ma il carisma non si limita allo sport. McCormack seguì anche la modella Kate Moss e sviluppò progetti di management per Margaret Thatcher, Mikhail Gorbachev e Papa Giovanni Paolo II. Ovviamente tra i clienti più importanti e di difficile gestione c’è stato il giovane Tiger Woods. 

Rimaniamo però nel mondo dei fairway. Come mai i prezzi dei biglietti del Masters sono andati alle stelle all’annuncio della possibile presenza di Tiger e perché abbiamo seguito lui piuttosto che Scheffler? In fondo amiamo vedere lo spettacolo, colpi all’asta e putt impossibili mentre si lotta per la vittoria, non per salvare il par con lo score di +6.

Il fatto è che per chi gioca a golf Tiger non rappresenta solo un giocatore ma qualcosa di “superiore” a cui essere grati e a cui ispirarsi. È stato talmente grande in campo che gli abbiamo perdonato tutto anche fuori. Gli americani non hanno avuto tentennamenti nel condannare aspramente, e giustamente, un loro presidente, Bill Clinton, reo di aver avuto un momento di debolezza con una stagista, ma osannano un uomo che si è dichiarato malato di sesso per giustificare anni di infedeltà. L’immagine di Tiger negli anni è cambiata uscendo migliorata da ogni incidente e più vicina alla gente comune. 

Oggi Tiger, con le sue debolezze e difetti, è uno di noi. Un tempo era un marziano. Il carisma però esula dall’empatia.

Una persona carismatica ha una smodata fiducia in sé stessa e un’elevata autostima. È intelligente e in grado di comunicare in modo efficace con gli altri al punto di far divenire comuni i propri desideri. Attraverso le loro parole e gesti i carismatici incoraggiano con il loro ottimismo e fiducia a essere assertivi utilizzando la comprensione delle emozioni, sia loro che di altre persone, e creando un seguito. 

Se scorriamo nell’elenco dei primi 50 giocatori al mondo sono pochi quelli che annoverano queste caratteristiche. Da anni ci chiediamo chi possano essere i “nuovi Tiger”. Gli americani hanno provato a eleggere Jordan Spieth e Dustin Johnson. Il primo però non ha mai ‘bucato lo schermo’, mentre il secondo ha avuto un andamento troppo altalenante sia in campo che fuori. Certo, è stato numero uno al mondo per oltre due anni (135 settimane) ma i suoi stop, conditi da polemiche e sospetti, non hanno giovato al miglioramento della sua immagine. Collin Morikawa e Patrick Cantlay sono i tipici insipidi ragazzi usciti dalle università americane. Bei movimenti, grossa focalizzazione verso i risultati, ottima concentrazione e cura dei dettagli in campo ma un atteggiamento quasi distaccato verso il pubblico.

Un discorso differente va necessariamente fatto per i golfisti europei. Jon Rahm nel DNA dovrebbe avere quel calore in grado di incendiare le masse. Il suo carattere però sembra più simile a quello di José Maria Olazàbal e Miguel Angel Jiménez piuttosto che del trascinatore Severiano Ballesteros.

È vero, anche in questo caso, il paragone è tutt’altro che leggero. Però stiamo cercando un nuovo Tiger e non una comparsa. E Rory McIlroy? L’ex angioletto nordirlandese ha innanzitutto il “problema” di non essere americano, fatto non secondario nel cercare un sostituto che, in primis, entri nel cuore del popolo a Stelle e Strisce che resta quello golfisticamente più numeroso. È stato numero uno al mondo per 106 settimane totali, praticamente due anni mostrando carattere ma anche quel pizzico di simpatia che non guasta. Le polemiche con chi ne ha curato l’immagine, con causa milionaria non ancora conclusa, e la brusca rottura con la tennista Caroline Wozniacki, lasciata mentre venivano compilate le partecipazioni al matrimonio, sicuramente non hanno giovato. A questi eventi è coinciso un calo di prestazioni che ne hanno, per ora, affossato il gradimento.

Rory è discontinuo in campo, il recente Masters ne è stato un’ulteriore conferma, cosa che il nuovo Tiger non può permettersi. Non sta mostrando nessun tentennamento l’attuale numero uno al mondo Scottie Scheffler. Rookie of the Year nella stagione 2019 con tanto di quinto posto nel ranking nell’anno dell’esordio. Quattro vittorie negli ultimi sei tornei ai quali ha preso parte ne hanno fatto un giocatore dominante. È il classico bravo ragazzo: nonostante gli ottimi risultati ha completato gli studi prima di dedicarsi a tempo pieno al golf, è credente con la famiglia al centro dei propri valori. Fidanzato dai tempi del liceo, sposato e seguito in campo dalla moglie e le tre sorelle. Niente colpi di testa, mai sopra le righe. Poca televisione e pochi social. Insomma, ha tutte le premesse per essere il futuro dominatore in campo che non riuscirà a coinvolgere la folla.

Facendo un parallelo mi ricorda il primo Roger Federer, tutta classe e poco carisma. Ma attenzione, carismatici si nasce ma lo si può anche diventare seppur nella “normalità”. Roger docet.