Una delle pratiche più redditizie per restare con i piedi per terra e, soprattutto, per non farsi incantare dai pifferai magici di turno, è quella di chiedersi sempre a cosa serva veramente ciò che stiamo facendo, sognando, progettando.

Ci accorgeremmo che il supercellulare da migliaia di euro alla fine ci occorre solo per telefonare alla zia Brigida, fare due foto alla riunione dei coscritti del ’66, guardare su Google quanti anni ha Gigi Proietti e mettere fine alla discussione con la moglie, consultare 3B Meteo per sapere se domenica alla Coppa Fragola bisognerà portare l’ombrello o i bermuda.

Le stesse cose che si possono fare con un telefonino da poche decine di euro, meno reclamizzato e, soprattutto, meno “glamour”.

La stessa domanda dovremmo farcela anche in occasioni molto più serie e impegnative: perché voto Tizio e non Caio?

Davvero mi è utile la villetta con giardino che mi obbligherà a pagare un giardiniere o a passare le mie domeniche con il tagliaerba per compagno di giochi?

Mi serve davvero il Suv per andare da casa al golf e dal golf a casa, 30 chilometri in tutto e per la maggior parte da percorrere nelle strade del centro cittadino?

Anche noi swingatori della domenica dovremmo porci con continuità delle domande.

Non tanto e non solo sulla perfidia della Commissione Sportiva che piazza bandiere sadiche e quasi irraggiungibili.

Neppure sull’operato di Presidente e Consiglio Direttivo che sembrano lavorare per rendere più difficile la vita ai loro soci invece che facilitarla. Il capitolo Federazione lasciamolo stare.

Non c’è discussione tra golfisti tricolori che non approdi, più o meno velocemente, alla vexata quaestio della Ryder Cup romana:

Cosa ci costerà, chi ci metterà i soldi, chi invece di metterli riuscirà a intascarli, chi li sta già incassando adesso.

Anche in questo caso la semplice domanda “a cosa serve veramente?” potrebbe fare un po’ di chiarezza, ben sapendo che un Paese che si è sempre diviso a priori fra Guelfi e Ghibellini, Coppi e Bartali, terroni e polentoni, Milan e Inter oppure Roma e Lazio, ben poco apprezza analisi pacate e argomentate, accordando più spazio alla pancia che al cervello, come bene evidenziano anche vicende recenti.

Ma tornando alla domanda “a cosa serve?”, la risposta è obbligatoriamente duplice:

1) a far conoscere il golf in Italia;

2) a far conoscere l’Italia al mondo del golf.

Dai due assunti discendono tutta una serie di possibili opzioni sulle quali discutere anche animatamente.

Ma sulle asserzioni principali, tutti dovrebbero essere d’accordo.

Da qualche anno il golfista italiano sembra invece aver assunto una posizione cinico/attendista, quella di chi aspetta che la situazione precipiti per poi poter dire : “Io l’avevo detto”.

Non è un atteggiamento che aiuti a raggiungere i due scopi sopra citati, solo un modo snob per lasciare ad altri la responsabilità di scivoloni o passi falsi.

Un modo pilatesco per non caricarsi sulle spalle, se non il lavoro preparatorio per la Ryder, almeno la responsabilità morale di una sfida che l’Italia, vedrete, vincerà.

Lo abbiamo sempre fatto, con le Olimpiadi (Roma e Torino), i Mondiali, le grandi manifestazioni. A Milano, quando la città vinse l’Expo, in molti sogghignavano e si comportavano esattamente come i troppi golfisti nostrani.

Con l’Expo Milano non solo ha superato l’esame, ma è ripartita in quarta, affermandosi a livello europeo e mondiale come una delle città più moderne e pronte a cogliere i segnali del futuro.

E i milanesi hanno ritrovato l’orgoglio meneghino, la fierezza di abitare in una città scattante, vivace, effervescente.

Lo stesso potrebbe accadere a Roma, intorno alla quale quotidianamente ascoltiamo rosari di lamentele su buche, pulizia, abbandono, disgregazione sociale.

Al 2022 mancano tre anni, basteranno per il miracolo?