È il giorno delle famiglie e dei sorrisi, dello spettacolo e del puro “Spirit of the Game”. Dal 1960 non c’è Masters senza Par 3 Contest, il tradizionale prologo giocato nel 9 buche executive a pochi metri dal campo che ospita il primo major, un altro piccolo gioiello dell’Augusta National Golf Club capace di raccogliere intorno a se decine di migliaia di spettatori esattamente come i quattro giorni del torneo.

C’è chi lo prende scherzosamente e chi invece tremendamente sul serio, anche se una curiosa tradizione vuole che chi si imponga qui non abbia poi chance nel successivo Masters. Mai nessuno infatti ha fatto lo storico ‘doblete’; solo Raymond Floyd nel 1990 e Chip Beck nel 1993 vinsero il Par 3 Contest e poi si videro sfuggire la Giacca Verde per un soffio, chiudendo il torneo secondi.

Dopo l’allerta meteo di martedì e i forti temporali che hanno colpito la Georgia e la zona di Augusta costringendo a sospendere il gioco nel secondo giorno di prova campo, il primo atto ufficiale dell’83° Masters si è giocato invece come se nulla fosse in una radiosa giornata di sole che ha contribuito ad esaltare ancora di più i colori speciali di un circolo che non ha eguali al mondo.

A dare spettacolo ci hanno pensato ben quattro hole in one: Mark O’Meara, campione Masters nel 1998, in faccia ai compagni di gioco Dustin Johnson e a Brooks Koepka, l’amateur Devon Bling, runner-up dello U.S. Amateur Championship, Matt Wallace, che ha avuto l’onore di portare a 100 il numero di buche in uno della speciale competizione, e infine Shane Lowry.

Gli occhi di tutti erano però puntati sui tre grandi amici/rivali del golf mondiale dopo la scomparsa dell’indimenticabile Arnold Palmer due anni fa: Jack Nicklaus, Gary Player e Tom Watson (11 Green Jacket in tre), in campo insieme nelle 9 buche par 27 di 1.060 yard (970 metri) come lo scorso anno.

Nel 2018 Watson, a 68 anni, vinse addirittura il Par 3 Contest con il punteggio di -6, il secondo successo nella speciale competizione per il campione americano dopo quello del lontano 1982. Gli anni passano ma il carisma di queste tre leggende resta intatto e ha strappato applausi ad ogni buca; sono loro il vero spettacolo di questo prologo e il pubblico li acclama e li incita come se si giocassero ancora una volta l’ennesima Giacca Verde.

E poi tre grandi talenti dei giorni nostri, tre amici veri nella vita ma rivali sul campo, Jordan Spieth, Justin Thomas e Rickie Fowler che si sono divertiti come bambini, calandosi alla perfezione nello spirito della giornata insieme alle rispettive mogli e compagne.

Da domani si fa sul serio e ai sorrisi e alle battute ci sarà solo spazio per la concentrazione e il gioco vero, tutti appassionatamente a caccia di una Giacca Verde per entrare nella storia.

Per ora onore all’intramontabile Sandy Lyle, che con -5 si è giocato il playoff per il titolo del Par 3 Contest, sfiorando un personale ‘triplete’; mica male per un arzillo 61enne scozzese che il Masters lo ha vinto nel 1988 e che avrebbe ottenuto la sua terza affermazione sul percorso executive dell’Augusta National. A rovinargli la giornata ci ha pensato bene Matt Wallace, alla sua prima apparizione assoluta da queste parti. Il suo Masters Wallace lo ha già vinto ancora prima di giocarlo.