Diciamo la verità: dopo un Masters che ha tenuto il mondo golfistico con il fiato sospeso, le premesse di questo 101° PGA Championship sulla carta erano ben altre.

Per buona pace dello spettacolo invece, tutto è andato in modo diametralmente opposto, o quasi. Lo show in campo lo ha servito praticamente un solo uomo, Brooks Koepka, capace fin dalle prime 18 buche di ammazzare letteralmente il secondo major della stagione con un gioco devastante quanto efficace.

Birdie dopo birdie, Koepka ha creato lo strappo decisivo già dopo 36 buche al termine delle quali, con un totale di -12, era già entrato nella storia dei major per il punteggio più basso mai fatto registrare dopo due giri, imponendo distacchi abissali al resto del field.

E gli altri? Uno dopo l’altro sono stati costretti loro malgrado ad alzare bandiera bianca: dalle prime grandi e inaspettate sorprese, come l’uscita al taglio del favorito numero uno Tiger Woods, e di altri grandi nomi quali Jon Rahm, Bryson DeChambeau e Patrick Reed, a quelli invece che hanno cercato con le unghie di restare aggrappati a una misera speranza, quella di fare la loro gara cercando di domare le terribili insidie del Bethpage Black senza perdere troppo terreno dall’indemoniato Koepka che, di fatto, stava facendo gara a se, per poi magari nell’ultimo giro cercare il colpaccio sperando in un calo del leader.

Proprio quello che ha fatto il numero 1 del mondo, Dustin Johnson, che nelle ultime 9 buche ha fatto di tutto per riaprire clamorosamente un torneo che sembrava ormai già chiuso da venerdì pomeriggio.

L’ultima giornata, resa ancora più complicata da un forte e insidioso vento con raffiche fino a oltre 50 km/h, ha finto per essere un duello a distanza tra i due grandi bombardieri del Tour: da una parte Koepka, alle prese con un improvviso calo di tensione e di precisione dal tee, e dall’altra un Dustin Johnson scatenato, capace di limare lo svantaggio sino a un solo colpo di distacco dai sei iniziali dopo il birdie della 15 e il contemporaneo quarto bogey consecutivo di Koepka.

Il tempo di una buca però e le speranze di DJ sono svanite sul green della 16 in un putt per il par che è scivolato amaramente sul bordo destro, costringendolo al bogey e alla resa definitiva alla successiva 17, chiusa con un altro bogey, mentre Koepka metteva fine alla sua emorragia di bogey,

Non si può quindi che togliersi il cappello davanti al successo di Koepka, sempre più “Mr. Major”. A Bethpage ha messo in bacheca il suo quarto titolo del Grande Slam, diventando il primo giocatore nella storia del golf moderno a riuscire a riconfermarsi campione in due dei quattro major (U.S. Open 2017 e 2018, PGA Championship 2018 e 2019).

Se Koepka continuerà a rimanere su questi livelli lascerà briciole o poco più ai suoi rivali, e non solo nei major. Troppo il divario tra lui e il resto del field, amplificato da un campo che non poteva che premiare i bombardieri piuttosto che i giocatori di fioretto.

Con il Wanamaker Trophy che rimane nelle mani di Koepka, l’ultima doverosa nota di merito va al nostro Francesco Molinari che ha chiuso al 48° posto con un totale di +8, scivolato progressivamente lontano dai primi dopo un buon avvio. Bethpage non era forse ne il campo ne il torneo più adatto per esaltare le qualità di Chicco che comunque ha lottato come un leone sino alla fine senza mai mollare nulla.

Onore a Koepka, che torna numero 1 del mondo, e al suo meritatissimo trionfo ma ora il dubbio è più che lecito: Bethpage ha davvero aperto un nuovo regno nei major? Sarà un altro mostro di bellezza e difficoltà, Pebble Beach, sede del prossimo U.S. Open a giugno, a darci la definitiva risposta.

Questa la classifica finale del 101° PGA Championship