Facciamo subito chiarezza, non sto parlando né dell’alter ego di Batman, Bruce Wayne, né del campione di arti marziali Bruce Lee. Ma di quello che definii, la prima volta che venni al Masters nel 2015, un vero e proprio “cannibale golfistico”, Koepka, che di nome fa Brooks ma che suona quasi come quello dei due supereroi sopra citati.

Ieri alla fine del suo spettacolare 66, un giro senza sbavature, è arrivato al media center, pronto per rilasciare la tradizionale intervista dall’alto della sua leaderhip in coabitazione con Bryson DeChambeau.

Al di là del risultato ottenuto (sembra sempre giochi sul velluto e con estrema facilità) e delle sue sensazioni, quello che ha suscitato ilarità e curiosità nella mia testa riguarda alcuni divertenti aneddoti che Koepka ha raccontato sul suo primo Masters, non da potenziale vincitore, bensì da “patron”, ovvero da semplice spettatore.

Correva l’anno 1998 e il piccolo Brooks, sempre che ci sia stato un momento in cui era “gnomo”, stava come tutti i bambini a ridosso del campo pratica, con la sua bandiera in mano e pennarello stappato, pronto a essere utilizzato per l’autografo di qualche campione.

Per una serie di circostanze, grazie anche all’aiuto di uno steward, il giovane Koepka incontra nientemeno che Phil Mickelson vicino al parcheggio adiacente al vecchio driving range. Alla richiesta di un autografo, e contrariamente a quello che ci si aspetta, il caro Phil nega al povero Brooks la sua firma e si gira dall’altra parte.

Koepka parla sorridendo l’episodio, evidenziando il fatto che probabilmente è stato l’unico bambino al mondo a cui il giocatore mancino abbia detto di no.

“Ho raccontato a Phil un giorno quanto era successo e la sua risposta è stata (ridendo) che in quel parcheggio non ci dovevo essere. Per qualche anno l’ho persino detestato e ammetto che questo mi ha dato un’enorme carica per dimostrargli di che pasta fossi davvero fatto, diventando poi un major winner come lui”.

Altro aneddoto carino raccontato da un Koepka in vena di confidenze ieri in sala stampa ad Augusta riguarda Tiger Woods. Brooks, innamorato del fascino e del brand Nike, del quale ora ne è uno dei principali ambassador, e super tifoso da sempre di Tiger, una volta tornato a casa al termine del Masters del 1998, spese centinaia e centinaia di dollari sul sito della casa di abbigliamento per comprare tutti gli outfit golfistici del Fenomeno.

Della serie: lo pagheranno oggi fior di milioni ma almeno anche Koepka in passato ha contribuito al bilancio della Nike…