La notizia della morte di Kobe Bryant è filtrata attraverso i fairway di Torrey Pines come l’ombra al calar del sole. Joe LaCava, caddie di Tiger Woods, ha deciso di non dirglielo durante il giro ma uno spettatore, sul green dell’ultima buca, gridando “fallo per Mamba” aveva gettato più di una perplessità nel Fenomeno.

Uscito dal green Tiger è stato informato del tragico incidente d’elicottero che, in un solo colpo, ha spezzato la vita dell’amico, la figlia Gianna Maria e altre sei persone. «È pazzesco pensare che non sia più con noi, immagino il dolore che stia vivendo la famiglia». Questo il primo commento di Woods.

Woods è sempre stato un fan dei Lakers, e i due hanno avuto vite accomunate da molti aspetti. Woods è diventato professionista nel 1996 e nello stesso anno Bryant arruolato in NBA. Nel 2000 quando Woods ha conquistato il suo primo major di quella che verrà battezzata “Tiger Slam” Bryant vinceva il primo dei tre titoli NBA. Ma non solo successo nello sport. Elementi comuni sono state le difficoltà, seppur di genere differente, il ritorno, il dominio. «Quello che più ci accomunava era l’aspetto mentale e mi ha sempre affascinato la sua cura per i dettaglia».

Kobe Bryant e l’Italia

Nato a Filadelfia ha iniziato a giocare a basket all’età di tre anni. A sei, insieme alla sua famiglia, si è trasferito in Italia per seguire il padre, anch’esso cestista. Inizialmente abitò a Rieti, quindi Reggio Calabria, Pistoia e infine Reggio Emilia. I sette anni di permanenza in Italia, dal 1984 al 1991, hanno creato un rapporto indelebile con il Belpaese. Bryant non ha mani dimenticato l’italiano, che parlava con i nostri connazionali in NBA e non mancava di far visita a Maranello e Milanello, data la sua passione per il Milan, a ogni ritorno in Italia.

Numerose le reazioni dal mondo dello sport. Molte a caldo hanno espresso incredulità. Edoardo Molinari ha twittato “per favore ditemi che non è vero…”. Una delle più sentite quella di Jack Nicklaus che ha scritto: “Amava il basket ed è stato il più grande fan dell’eccellenza. Un talento leggendario, un atleta al quale ispirarsi ma anche una persona modello. Un’icona americana che il mondo intero ha amato. Lo sport ha perso un grande amico ma non bisogna necessariamente essere dei fan sportivi per avere il cuore infranto. È sufficiente essere persone”.