C’era una volta un ragazzo squattrinato che vivacchiava facendo lavori saltuari, tra i quali portare la sacca ai giocatori di golf. Questo potrebbe essere l’inizio della storia che narrava la vita di un caddie nel 1700 in Scozia.
Caddie infatti significava perdigiorno di strada. Si trattava di persone, per lo più ragazzi, che venivano reclutati da facoltosi signori occupandosi dei loro bastoni. Sovente preferivano dormire all’aperto ed erano schiavi dell’alcool.

Per molti secoli questo lavoro è rimasto invariato e con esso le sue mansioni:  portare la sacca, pulire i bastoni, mettere a posto le zolle e tenere la bandiera. I più arditi e sfacciati si azzardavano anche nel dare dei consigli che nella maggior parte dei casi, sovente per incapacità del giocatore, sfociavano in rimproveri e responsabilità degli errori.
Molto meglio allora tenere la bocca chiusa e sperare nella giornata favorevole del giocatore con conseguente lauta mancia.

La professione del caddie ha iniziato a cambiare nel Dopoguerra, quando da lavoro di sussistenza è diventato un vero e proprio impiego con relativa remunerazione

In quegli anni hanno iniziato a non limitarsi nel presentarsi all’inizio dei tornei, bensì sono divenuti veri e propri consulenti dei giocatori. Distanze e pendenze dei green sono stati il primo valore aggiunto per far aumentare il proprio valore. Non era insolito trovarli girovagare sulle 18 buche durante la notte contando i passi e “mappando” il percorso per il proprio cliente. Lo step successivo è nato con la conoscenza del proprio golfista. Ecco allora che si è arrivati al consiglio sul bastone corretto da utilizzare.
Quindi, nell’ultima e definitiva evoluzione, il caddie è diventato un po’ psicologo e consulente. Siamo nell’epoca dell’informazione e quelle fornite ai giocatori sul percorso sono complete. I book con le misure e quelli dei green non lasciano margini di errore, quindi la parte psicologica diventa predominante. I giocatori, lo sappiamo anche noi dilettanti, vivono su un’altalena di emozioni e sensazioni che vengono offuscate dai singoli momenti.
Capire il carattere del professionista, entrare in empatia al punto di determinarne le decisioni durante i momenti clou dei tornei. Insomma, è diventato il primo consulente del golfista, a volte più importante del maestro stesso. 

Molti ricorderanno il turbolento, e vincente, rapporto tra Phil Mickelson e Jim “Bones” Mackay durato 25 anni. In più di un’occasione il caddie si è imposto sul mancino di San Diego arrivando a toglierli il bastone sbagliato dalle mani. Anche grazie a lui durante la loro collaborazione Lefty ha ottenuto 20 vittorie, tra le quali quattro major.
Il rapporto era talmente di amore e odio che Mickelson non gli ha mai lasciato la bandiera della buca 18, gesto di cortesia e tradizione che fa il vincitore di un torneo. Si dice che, una volta interrotto il rapporto lavorativo, il mancino di San Diego abbia spedito alcune bandiere a Mackay “rovinandole” con autografi giganteschi.

Oggi quella del caddie è una vera e propria professione che, anche se in Italia è pressoché sparita mentre all’estero è ancora ben radicata

Nelle località turistiche e in molti club degli Stati Uniti i caddie sono dipendenti dei circoli. Possono essere richiesti al momento della prenotazione dei green fee o assegnati dal caddie master prima del via. Mentre questo speciale aiutante cammina a fianco del giocatore occupandosi dei bastoni, il fore caddie ha un ruolo diverso. Precede il team individuando le palline tirate e limitandone la perdita. Si tratta di un lavoro con stipendi bassi ma con mance che possono essere spesso ingenti.

Un discorso a parte va fatto per i caddie dei Tour, che possono arrivare a guadagnare stipendi a sei cifre. Se un ragazzo ama il golf, magari è abile nel leggere le pendenze o valutare il vento, ma non ha le doti per emergere nell’agguerrito mondo del professionismo, la carriera del caddie potrebbe essere una valida alternativa. Ma come lo si diventa?

Saper giocare bene, diciamo con handicap a una cifra, è importante proprio per capire i momenti della gara. Ovviamente l’inglese è fondamentale così come la conoscenza delle regole.

In Italia non esiste una vera e propria scuola mentre nel mondo ci sono alcune associazioni, come la PCA, che possono aiutare senza però garantire un futuro lavorativo.
Il modo più efficace per iniziare è trovare dei ragazzi appena diventati professionisti. Certo, all’inizio si riuscirà a malapena a coprire le spese, però si può vedere come un investimento verso la propria carriera.

Spargendo la voce e presentandosi nelle gare di qualifica o nei tour minori, Alps e Challenge in Europa, è possibile iniziare a mettere un piede in questo mondo. Magari si può avere la fortuna di incontrare qualcuno che si conosce o con il quale si hanno amici in comune. Anche nei tornei del DP World Tour o del PGA ci sono giocatori che non hanno un caddie fisso ma lo richiedono al circolo di settimana in settimana. È possibile dare la propria disponibilità e poi attendere sperando che qualcuno entri nel field all’ultimo momento.

Senza nessun conoscenza sarà più lunga la gavetta, magari spaccandosi un po’ la schiena sui tour femminili o quelli minori. Se però uno lavora sodo la voce si sparge e saranno gli altri caddie a raccomandarlo. C’è una regola non scritta che impone di non proporsi a giocatori che ne hanno già uno. Attenzione a non commettere questo errore perché il rischio è quello di essere tagliati fuori. 

Quando però si inizia a frequentare il “giro” si viene a conoscenza di opportunità magari quando un giocatore si confida con un allenatore o un agente dicendogli che non funziona bene con il proprio caddie. Bisogna tenere le orecchie aperte, fare pubbliche relazioni e far sapere che si è in cerca di un giocatore.

Oggi nei professionisti c’è la consapevolezza che un buon caddie può far cambiare la carriera quindi da novizi non è semplice e ci vuole anche un pizzico di fortuna per salire sul “cavallo” giusto. 

Come diventare caddie

1 – Inizia presto

Per chi frequenta la scuola può essere utile iniziare facendo esperienza nel circolo di zona così come, avendone la possibilità, andare a lavorare in estate magari negli States. La Professional Caddies Association (PCA) offre programmi di formazione e apprendistato per iniziare.

2 – Parla con i caddie

Partecipa a tornei nella tua zona chiedendo ai caddie com’è veramente il lavoro. Sii cosciente che il programma di lavoro ti farà vivere fuori casa per diversi mesi all’anno. Avrai lunghe giornate, molti viaggi e una paga che dipende dal successo del tuo giocatore.

3 – Lavora sul tuo gioco e impara le regole 

Quando giochi pensa come un vero caddie. Cosa consiglieresti a un giocatore per gestire un particolare lie, il vento o la posizione dell’asta?

4 – Fai esperienza

Cogli tutte le opportunità che ti capitano per fare esperienza. Le gare dell’Alps e del Challenge Tour sono ottime occasioni per capire se quello del caddie può essere un lavoro che fa per te. Tieni d’occhio i calendari dei tornei e quando vi prendi parte passa molto tempo in campo pratica a parlare con giocatori, i manager e i possibili futuri colleghi. Spesso puoi iniziare senza esperienza, ma non senza competenza e disponibilità.

5 – Cogli le occasioni

Tieni gli occhi aperti per i lavori da caddie nei circoli americani. Spesso i country club mettono inserzioni dedicate. Una volta acquisita esperienza inizia con i tour minori perché è più facile trovare giocatori in cerca di un caddie. Nel DP World Tour e nel PGA Tour circolano molti soldi e i giocatori con carta piena hanno quasi sempre caddie fissi.

6 – Sfrutta la rete

Internet oggi è di grande supporto. Puoi mettere annunci ma anche cercare opportunità. C’è anche un’altra rete che, seppur meno diffusa, è sicuramente più efficace, quella dei propri contatti. Fai sapere a tutti quelli che conosci che stai cercando di diventare un caddie rimanendo collegato con chiunque possa avere una connessione diretta con i giocatori. La maggior parte di questi lavori nascono da relazioni forgiate nel corso degli anni, quindi sii paziente ma persisti.