A volte ritornano. Rickie Fowler e Rory McIlroy erano diventati gli oggetti più misteriosi del golf mondiale. L’americano sembrava aver perso la propria strada ed era scivolato al 128° posto della classifica mondiale, partendo dal 53° di fine dicembre. Il fuoriclasse irlandese da un po’ di tempo stava mancando l’appuntamento con i primi posti dei tornei, uscendo dalla top ten dei fuoriclasse del golf. La pessima performance in Ryder Cup aveva fatto il resto, cominciando a insinuare il dubbio di una crisi in fase di peggioramento.

Alla CJ Cup di Las Vegas, grande appuntamento a inviti del PGA Tour, sono presenti ben 12 su 15 dei migliori del ranking. Un field stellare che, d’improvviso, sta vedendo emergere proprio Rickie e Rory. Dopo 54 buche Fowler è al comando con – 21 (66, 66, 63), seguito a due lunghezze da McIlroy. In terza posizione (-18) un terzetto formato da Abraham Ancer, Roberto Streb (leader dopo 18 buche) e Adam Scott, anche lui in un bel momento di forma dopo periodi non esaltanti.

Nel suo terzo giro alla CJ CUP @ SUMMIT, Rickie Fowler ha preso 10 dei 14 fairway e 18 dei 18 green in regulation. Grande anche la sua giornata sul green, dove non ha mancato un putt al di sotto dei tre metri.

Montepremi importante, quello della CJ Cup. In totale, sul piatto ci sono 9 milioni e 750mila dollari. Essendo una gara a inviti (78 in campo) e con partecipazione ridotta alla metà rispetto ai consueti appuntamenti sul PGA Tour, non c’è stato taglio dopo la seconda giornata di gara a Las Vegas. Da notare che, all’opposto di Valderrama, dove sono impegnati in questi giorni i giocatori dell’European Tour, il Summit di Las Vegas è a dir poco “amichevole”. Ben 77 sono sotto par e l’unico che sta giocando con uno score positivo è il sudafricano Schwartzel, a +4.