Le 19 sberle prese dall’Europa in Wisconsin pare abbiano provocato un brusco risveglio al golf continentale. La scusante della “sconfitta annunciata” non ha retto poiché la débâcle ha avuto le dimensioni di una vera e propria umiliazione.

L’orgoglio, che aveva salvato i nostri in diverse occasioni, non è bastato poiché questa disfatta non è dipesa solamente dagli uomini in campo o in panchina ma ha origini più lontane e profonde.

Tutto nasce tra le mura di antichi palazzi di un Paese che dell’Europa non fa neanche più parte

Se per cambiare una regola stupida o démodé occorrono anni, se è troppo complicato seguire semplici esempi per attirare i giocatori, nulla fa sperare alla possibilità d’inversione di tendenza.
Si è già sentito dire di cambio di criteri di selezione della squadra, di maggior possibilità di scelta per il capitano. Da noi se ne è parlato, in USA lo hanno fatto prima ancora di Whistling Straits.
La prima vera domanda da porsi è: “Ma nelle stanze dei bottoni interessa cambiare rotta?”. Perché un conto è affermare di voler ridurre il divario tra European e PGA Tour o promettere la rivincita a Roma 2023, un altro è mettere in pratica tutto il necessario per riuscirci. 

E la mia breve analisi parte dalla base. Molti dei nostri più forti giocatori si sono formati negli Stati Uniti. I ragazzi emigrano laddove il sistema scolastico è più organizzato. Poi crescono e diventano professionisti.
L’Italia, con l’Italian Pro Tour, è stato esempio per il Vecchio Continente creando un circuito in grado di permettere ai giovani di fare esperienza. Abbiamo avuto anche gli elogi dall’European Tour. Nessuno però ha seguito la rotta tracciata. Una volta il sogno era giocare la Champions League del golf, l’European Tour.

Oggi è riuscire ad avere un biglietto per il Paese dei Balocchi: il PGA Tour. E non parliamo solamente di soldi. I professionisti in America vengono prelevati dagli aeroporti e condotti ai campi con autisti privati. Da noi, a parte i top player, devono andare a noleggiarsi la macchina. Giuro. Parola di Pro.

Secondo me la partita tra i tour non è neanche più giocabile. Nell’articolo che segue Fulvio Golob parla dei numeri dei due circuiti. Un passaggio è sintomatico: la prima moneta dei tornei americani è spesso più alta dell’intero montepremi delle gare europee. È come sperare che il Pescara, che ha un totale monte ingaggi di 6,65 milioni di euro, batta la Juventus dove 7 milioni li guadagna il solo De Ligt. E non parlo di una partita secca ma un campionato intero!

La speranza che il golf emuli il tennis è sicuramente la più interessante ma anche di difficile realizzazione poiché esistono troppi palazzi del potere che vogliono dire la loro: Europa, America, Asia, Australia, Giappone… Guardate quanto è stato difficile e quanto tempo c’è voluto per unificare il sistema di calcolo dell’handicap.

Alberto Binaghi auspica un ricambio generazionale. Sacrosanto ma, allo stato attuale, per trovare nuovi giovani europei il posto migliore dove cercarli è Oltreoceano.