Adam Scott ha corso un bel rischio: il suo primo incontro con Tiger Woods fu così devastante che il campione Masters 2013 aveva addirittura pensato di lasciar perdere con il professionismo. È stato lo stesso fuoriclasse australiano, senz’altro il più forte aussie del golf moderno dopo Greg Norman, a raccontare questa curiosa e incredibile storia.

L’avvenimento che poteva far abortire la carriera di Scott ancora prima che iniziasse risale al 2000. L’australiano si trovava a Las Vegas in allenamento ed era appena passato professionista. Non aveva ancora 20 anni e stava iniziando a muovere i primi, incerti passi sul circuito europeo. L’obiettivo era quello di conquistare la carta per la stagione successiva.

Era in Nevada per alcune sedute con Butch Harmon, allenatore di Woods fino dal 1993 al 2004. Anche Tiger era in città, per un ultimo controllo prima partire per la California. Destinazione: Pebble Beach e lo U.S. Open. Harmon decise di farli incontrare per un match sulla distanza di 18 buche.

“Ero piuttosto emozionato, devo riconoscerlo – ha ricordato Scott -. Avevo davanti il numero uno del mondo, la grande stella del golf. Aveva iniziato il 2000 con quattro vittorie sul PGA Tour e si trovava in un momento di forma pazzesco.”

Tiger partì con birdie, birdie, birdie, poi eagle e altri score del genere sulle prime buche. Unico inciampo un doppio bogey alla 9, ma con un totale di colpi bassissimo al giro di boa.

“Mi ha mandato a casa alla 14, ma poteva andare anche peggio – dice ancora Scott -. Io comunque ero rimasto a bocca aperta con quello che avevo visto. C’era parecchio vento e io avrei potuto credere di aver giocato non male, più o meno attorno al par del campo. Ma Tiger mi aveva dato nove colpi di distacco…”

Un vero shock per il giovane australiano, che si sentii cadere il mondo addosso. Un insuccesso di proporzioni enormi, con l’istantanea cancellazione di tutti i sogni di chi sta tentando di entrare con mille sacrifici nel grande giro.

“Ero così demoralizzato che andai da Butch – confessa Scott – e gli dissi: ‘Forse dovrei ripensare l’ipotesi di continuare e lasciar perdere il golf’. Ma per mia fortuna arrivò subito lo U.S. Open.”

A Pebble Beach, Tiger vinse con il distacco di 15 colpi su Els e Jimenez, record assoluto per il major americano. E Adam tirò un grande sospiro di sollievo: “Ero davvero felice: nessuno al mondo in quel momento poteva nemmeno avvicinarsi al livello di Tiger.”

Poi Woods conquistò anche i tre major successivi (Open, Pga e Masters 2001) e a Scott tornarono il sorriso e la voglia di golf. In caso contrario avremmo perso un fuoriclasse e uno dei giocatori più corretti e ammirati degli ultimi decenni. Ci è andata bene.