Dopo uno U.S. Open su un campo con poco senso e con il dubbio di come sarà il golf dopo la bozza di un accordo globale, arriva il major più bello, un torneo che ci ricorda l’importanza della tradizione nel nostro sport.

Lo U.S. Open è stato divertente e lottato sino alla fine nonostante il campo. Ci sono state critiche sia tra i giocatori che tra il pubblico.

Le critiche al Los Angeles Country Club

Di fatto in molti mi hanno detto che non è un percorso da golf. Fairway tortuosi, green che non permettono di fermare la palla e con troppa pendenza: quando vedi giocare un putt da tre metri andare oltre mezzo metro dalla buca ha poco senso perché imbucare ha un’alta percentuale di casualità.

Inoltre, con le bandiere della domenica, la palla non è andata mai vicina alle buche anche giocando dei bei colpi. Il tutto è francamente esagerato.

Tanta sfortuna per Rory

Per fortuna gli europei impegnati hanno giocato ancora bene, su tutti Rory McIlroy e Tommy Fleetwood. Ma non solo loro. Ce ne sono tanti giunti all’importante appuntamento in buona forma.

Mi è spiaciuto per Rory, stavolta non ha sbagliato quasi nulla, è semplicemente mancata un po’ di fortuna che speriamo giri presto anche per lui.

Guardando la sua prestazione nelle ultime 18 buche, ha sbagliato un solo colpo in tutto il giorno, alla 14, che ha pagato con il bogey. Questa volta la non vittoria è stata legata alla casualità mentre in passato ha fatto scelte discutibili, puttato male o sbagliato diversi colpi.

A Los Angeles il nordirlandese non ha fatto nulla per perdere il torneo ma è stato davvero bravo Wyndham Clark.

In alta classifica sono giunti tutti o quasi i migliori, bravi a rientrare nelle 18 buche finali nonostante un inizio non certo da fuochi d’artificio: Scottie Scheffler alla fine ha chiuso al terzo posto.

I top player, anche quando non partono bene in un major dove è sempre complicato recuperare, riescono sempre a essere protagonisti.

Guardate quello che ha fatto Jon Rahm, davvero disastroso nel primo giro ma che poi ha ingranato la marcia e ha iniziato a giocare come sa fare solo lui. Nel weekend è stato il solito ‘Rahmbo’. È difficile pensare che potesse vincere il 50% delle gare alle quali prendeva parte come a inizio stagione, l’importante è che sia in forma smagliante dal 25 settembre al primo ottobre.

Per un professionista, quando il primo giro è particolarmente penalizzante, il secondo si affronta all’attacco. Se è un momento in cui si sta giocando male allora è un disastro e si fa 1.000. Se invece è stata solo una brutta giornata da dimenticare si riesce a fare un buon giro e rientrare in gara per il weekend. 

Il nuovo accordo tra PGA, DP World Tour e LIV

Il mese di giugno del 2023 si ricorderà anche per lo storico e improvviso accordo tra PGA, DP World Tour e LIV. Sinceramente sappiamo molto poco dei termini di questo agreement con il fondo saudita PIF.

Per me avranno grandi difficoltà nel portarlo a termine perché ci sono idee non praticabili, come quella di giocare nuovamente tutti insieme come se nulla fosse accaduto negli ultimi tre anni.

C’è grande scetticismo anche tra i giocatori per una serie di problemi che ancora non sono stati risolti. Sarà difficile farlo in poco tempo visto che il calendario 2024 dovrà essere completato entro i prossimi mesi.

In teoria si potrebbe ricalcare il format del tennis, però non si capisce se il LIV andrà a scomparire o rimarrà. Certo che non possono prendere i giocatori del LIV e dividerli sugli gli altri tour perché chi è rimasto non ne vuole proprio sentire parlare.

È una situazione complicata che avrà una soluzione difficile. Per ora sembra ancora peggio di com’era prima dell’accordo. Prima decidevi se stare da una parte o dall’altra mentre ora è tutto ancora troppo in alto mare per capire come andrà a finire l’intera questione.

Per la Ryder Cup sul fronte americano sceglie il PGA Tour mentre in Europa, chi si è dimesso dal DP World Tour non è eleggibile né qualificabile, mentre chi non se n’è andato ufficialmente deve fare un minimo di quattro gare, esclusi i major.

Il mio Open Championship a Liverpool nel 2014

Eccoci infine a parlare di Open Championship. Ho giocato a Liverpool nel 2014 finendo con un ottimo settimo posto.

Da allora hanno cambiato il giro di alcune buche, la 17 ad esempio è rimasta un par 3 ma si gioca in senso inverso. È un bel percorso links non troppo difficile.

Nei primi due giorni essere nella parte giusta del draw è fondamentale, specie se il meteo non sarà costante.

Speriamo davvero che non piova, perché questo torneo con l’acqua diventa meno spettacolare sia per chi lo gioca sia per chi lo seguirà dal vivo o in tivù.