Ci siamo, la magia dell’Open Championship, il torneo più antico e prestigioso del mondo, è finalmente tornata. E per questa 150esima storica edizione non si poteva avere come teatro migliore che l’Old Course di St Andrews. La Casa del Golf per eccellenza, il campo dove tutto ebbe inizio, metterà a dura prova i giocatori in gara. Qui non servono i muscoli ma il cervello e saper interpretare tutte le insidie che si nascondono dietro il link più famoso del mondo.

Prima giornata caratterizzata da un tempo più continentale che britannico, con sole e temperature miti. Solo il vento, e nemmeno troppo forte, ha fatto la sua comparsa nel pomeriggio, favorendo quindi coloro che hanno avuto il tee time al mattino.

Proprio tra questi è uscito il leader al termine delle prime 18 buche, Cameron Young. Un debutto da 10 lode per l’americano che con 64 (-8) guida la classifica con due colpi di vantaggio. Un gioco quello di oggi non precisissimo dal tee ma Young ha dalla sua la grande conoscenza del percorso. La prima volta che giocò a St Andrews era il 2010 all’età di 13 anni e mai avrebbe immaginato che 22 anni dopo sarebbe stato nuovamente qui, leader dell’Open Championship.

Rory c’è

E arriviamo al secondo in classifica e uno dei campioni più attesi: Rory McIlory. Diciamolo, tutti si aspettano un ritorno sul gradino più alto del podio del nordirlandese in un evento del Grande Slam. La sua ultima vittoria risale al 2014 ed è stata proprio quella dell’Open Championship.
Come già successo negli ultimi due major, McIlory è partito all’attacco consegnando una primo giro in -6 che gli vale la seconda posizione. Il problema di Rory è l’incostanza, il non riuscire a performare tutti e quattro i giri impedendogli così di mettere le mani su quei tanto agognati trofei major. Ma quest’anno le cose sembrano cambiate, Rory sembra essere più consapevole del proprio incredibile talento. Per la prima volta nella sua carriera, ha infatti conquistato tre top 10 nei tre major: Masters (2°), PGA Championship (8°) e U.S. Open (5°). 

La classica continua con l’australiano Cameron Smith, vincolare del The Players 2022 e l’inglese Robert Dinwiddie, terzi con -5.
Sono ben otto i giocatori appaiati al quarto posto con -4 a partire dall’amateur Barclay Brown. Seguono Kurt Kitayama, Lee Westwood, Brad Kennedy, Viktor Hovland, che oggi ha lottato nel vero senso della parola con i fairway bunker dell’Old Course. Taylor Gooch, Dustin Johnson e Scottie Scheffler.

Nelle retrovie i tre italiani in campo, tutti sopra il par. Hanno chiuso a +1 Francesco Molinari e Guido Migliozzi che oggi ha pagato diversi errori con i putt dalla lunga distanza. Chiude a +3 il suo primo giro al The Open l’amateur Filippo Celli.

E arriviamo all’ultima nota dolce amara di oggi: Tiger Woods. Il Fenomeno californiano ha dichiarato più volte di essersi preparato fisicamente per questo momento, il 150° Open Championship, un torneo al quale non voleva mancare. Gli occhi di tutti erano puntati su di lui. Durante le prove campo si è mostrato sicuro, un gioco solido e costante che faceva ben sperare.
Ma oggi qualcosa non è andato per il verso giusto e il doppio bogey alla 1 ha letteralmente lasciato attoniti tutti, Tiger in primis. Il risultato di questo primo giro è un brutto +6 che lo porta in bassissima claassifica.

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