Non capita spesso, ma a volte accade. Paul Casey di golf ne ha visto parecchio in carriera: ventun’anni di professionismo, 20 vittorie e quattro Ryder Cup ti fanno capire velocemente se l’ennesimo giro della tua carriera ti riserverà qualcosa di speciale o meno.

“Ci sono giornate difficili da spiegare: tutto va nel modo che avevi programmato, ogni parte del tuo corpo si muove come hai sempre immaginato e il tuo gioco è praticamente perfetto” – ha detto al termine del terzo giro dell’Omega Dubai Desert Classic il 43enne inglese con il migliore dei suoi celebri sorrisi.

Difficilmente dimenticare un 64 senza sbavature: sei birdie, di cui quattro nelle prime nove, e quell’eagle finale alla 18 che gli ha regalato nientemeno che la leadership solitaria a un turno dal termine della 32esima edizione di uno dei grandi classici di inizio stagione dell’European Tour.

“Ho sempre detto che uno dei miei obiettivi di quest’anno è far parte del team europeo di Ryder Cup a Whistling Straits. Credetemi, non c’è nulla di più bello nel nostro sport che essere protagonista in questo evento, l’adrenalina e l’energia che ti trasmette è ciò che dà un senso a ore e ore di campo pratica e che ti dà la forza di continuare a farlo”.

Chapeu a Casey, meritato protagonista di questa giornata da ricordare, ma il gioco è ancora lungo. Alle sue spalle, a un solo colpo con -15 (oggi 67) c’è un ragazzino terribilmente determinato, Robert MacIntyre, scozzese di nascita e di temperamento, uno che non mollerà la presa e la cui fame di successo è enorme dopo che l’anno scorso a Cipro, ha ottenuto il suo primo titolo sull’European Tour.

Alle loro spalle, terzo, il sudafricano Brandon Stone (-13, oggi 66), subito dietro un Sergio Garcia tornato a macinare il suo gioco di sempre (67 di giornata), dopo la deludente seconda giornata chiusa in 73, in compagnia dell’inglese Laurie Canter, giocatore che noi italiani abbiamo conosciuto bene nell’ultimo Open d’Italia al Chervò San Vigilio, dove ha lottato fino all’ultimo colpo per il successo contro Ross McGowan, il vincitore finale.

Thomas Detry, leader dopo due giri, è incappato in una giornata invece da dimenticare in fretta (74), e ora si trova a rincorrere dalla settima posizione con sette colpi di distacco da Casey. Deludono anche Tommy Fleetwood e Lee Westwood, i cui rispettivi 73 e 72 li collocano al 10° posto con un totale di -7, forse già fuori portata dalla lotta per il successo.

Un sabato da dimenticare anche per i nostri azzurri che dopo la fantastica giornata di venerdì non sono riusciti a dare continuità alle loro ottime prestazioni. Guido Migliozzi ha chiuso in 73 di giornata e occupa ora la 22esima posizione a -5, Nino Bertasio (72) è 49° con un totale di -1. Edoardo Molinari (74) e Renato Paratore (73) sono 59esimi a +1.

Questa la classifica completa del Omega Dubai Desert Classic