Il signor Marco Cantella, di Vigevano, segue con attenzione le riflessioni che mese dopo mese affido alle pagine di “Golf & Turismo”. Gliene sono grato, così come a tutti i lettori che perdono un po’ del loro tempo a vedere cosa mi sono inventato stavolta.

Il signor Cantella ne ha perso anche di più di tempo: dopo aver letto della flappa sulla Luna messa segno da Alan Shepard, ha preso carta e penna (meglio: tastiera e mouse) e mi ha mandato una simpatica mail.

Eccola: “Ho letto il suo articolo apparso su Golf&Turismo di marzo e volevo aggiungere una nota personale, che ho sempre trovato molto spiritosa nel tipico stile di humor inglese. Anni fa ho soggiornato presso il mitico “The Belfry” e visitando la Clubhouse ho notato un piccolo quadro contenente una foto in bianco e nero, autografata da Shepard ed evidentemente donata durante una sua visita, che lo ritraeva nell’atto di colpire la palla da golf sulla Luna definita come “un enorme bunker”. Il Circolo aveva incorniciato la foto e aggiunto una didascalia a firma del presidente che, a nome del consiglio direttivo, commemorava l’evento elogiandolo come si conviene. La nota tuttavia era chiusa da un rimprovero al giocatore “… per non aver rastrellato la sabbia dopo il colpo”. Credo sarà d’accordo con me nel giudicare grandioso, nel suo piccolo, tale commento.”

Lo trovo esilarante, caro signor Cantella anche se mi resta un dubbio. Conosco e apprezzo il sottile ‘sense of humour’ degli inglesi, ma conosco, ahimè, anche la pedanteria di alcuni golfisti, saputelli a tutto tondo ai quali non sembra vero di trovare il pelo nell’uovo dappertutto.

In Gran Bretagna vale soprattutto se il protagonista è uno yankee. Non vorrei, quindi, che dietro a quella che a noi pare una battuta degna del miglior P. G. Wodehouse, si celi in realtà la frecciatina agli odiati/amati cugini americani, così “boorish” (vi siete mai accorti che il termine contiene la radice del nostro “burino”?) anche se potenti e arricchiti.

Il signor Cantella sottolinea ancora come sul sito della BBC sia raggiungibile una pagina (www.bbc.com/sport/golf/55927727) che pubblica una foto delle due palline tirate da Alan Shepard e ritrovate a poca distanza dal punto di battuta.

“Non sono quindi andate perse”, si compiace il nostro lettore. È vero, ma la foto è stata analizzata poco tempo fa, a oltre mezzo secolo di distanza dal fattaccio con le apparecchiature fantascientifiche di cui disponiamo ora.

E solo queste hanno consentito di ritrovare le due palline che l’astrogolfista sosteneva aver lanciato a distanze siderali. Ora nella mia vita ho perso scatole e scatole di palline. Ho sostenuto sulle mie spalle il mercato di Titleist, TaylorMade e Callaway.

Avessi avuto anch’io a disposizione delle foto dall’alto e dei congegni di decriptazione del rough, avrei risparmiato un sacco di soldi e un sacco di virgole. Ma non avrei potuto dire senza una massiccia dose di faccia tosta che quelle palle non erano perse.