Parlando di bombardieri e di drive, resta indimenticabile una battuta del grande Marco Mascardi, vero patriarca dei giornalisti di golf italiani, per lunghi anni editorialista di Golf & Turismo e scomparso nell’agosto 2015. “Le pubblicità non mentono mai – diceva sorridendo, con il suo celebre balbettio -. E visto che a ogni stagione i nuovi driver garantiscono 10 metri in più di lunghezza, io ne compro sempre uno. Perché alla mia età, a ogni anno che passa perdo 10 metri in distanza. Ma grazie al nuovo driver, vado a pari e non mi accorcio nemmeno di un centimetro.”

Si trattava naturalmente di una spiritosa iperbole, ma in realtà materiali e allenamento hanno permesso alla lunghezza media dei drive di crescere senza soluzione di continuità. Nel 1980 iniziarono a essere stilate regolari statistiche sui tee shot e la palma del più performante spettò a Dan Pohl. Aveva uno swing cortissimo, ma nonostante questo dettaglio tecnico le sue 274 yarde di media, che diventarono 280 l’anno successivo, lo piazzarono in cima alla lista dei bombardieri.

Teniamo comunque presente che a quei tempi erano solo due le rilevazioni, effettuate sui par 5 più lunghi e con orientamento opposto, per non dare troppa importanza alla variabile vento. La media dei giocatori del PGA Tour era invece di 256 yarde (234 metri). Da quel momento però cambiò poco, fino al 1991, con l’avvento di John Daly. Mentre il valore medio (261 yarde) era su livelli simili a dieci anni prima, Long John fece volare le migliori prestazioni a oltre 290 yarde.

Il nuovo, grande balzo avanti è datato 1996, con l’avvento del titanio nella realizzazione delle teste dei driver. La media dei drive salì in breve oltre 270 yarde e John Daly, sempre il re in fatto di lunghezza, per primo superò la fatidica soglia delle 300 yarde.

Altro cambio epocale, nel 2001, quello delle palline multistrato che presero il posto delle balata. Risultato: sei yarde guadagnate in un sol colpo. Rivoluzione ancora più recente, quella del Trackman, che ha insegnato ai giocatori a massimizzare i risultati del proprio swing. E cosi metro dopo metro, siamo arrivati ai giorni nostri, nel segno di Mr. Drive, Bryson DeChambeau, dei suoi megamuscoli e delle quasi 320 yarde di media. Una domanda però sorge spontanea: quanto potranno resistere ancora i campi da golf sotto le cannonate dei bombardieri dell’ultima generazione?