Mare, sole, estate perpetua. Questa la ricetta base di uno dei paradisi tropicali più conosciuti e in veloce crescita.

Stiamo parlando della Repubblica Dominicana, che molto spesso in Italia viene confusa con Santo Domingo, la sua Capitale.

Territorio di grande bellezza circondato dal mar dei Caraibi, oggi ha una popolazione di quasi undici milioni di abitanti, che hanno visto crescere il proprio reddito pro capite di oltre tre volte dal 2000.

La Repubblica Dominicana si è così ritagliata un ruolo fra quelli in veloce evoluzione a livello di istruzione, ricchezza e benessere.

E accanto alla canna da zucchero, al tabacco, al cocco e al rum, ha affiancato una crescente e ben oliata realtà turistica, la maggiore voce nel settore dei servizi che rappresenta ormai il 60 per cento del prodotto interno lordo.

Paese più visitato nell’area dei Caraibi, ha numerose aree con strutture ricettive di ogni livello, illuminate da alcune eccellenze assolute nella fascia del turismo più ricercato.

E non a caso, il golf ha un posto di primo piano in questo ambito.

Sono 25 i club aperti in Repubblica Dominicana, concentrati in cinque zone ben definite, in grado ciascuna di offrire almeno tre percorsi uno vicino all’altro.

Stiamo parlando di campi spettacolari e di grande livello, quasi tutti vicino alla costa e di solito tenuti in condizioni perfette.

A impreziosirli  la firma dei migliori architetti del mondo: da Pete Dye e P.B. Dye a Jack Nicklaus, Robert Trent Jones Sr., Gary Player, Tom Fazio, Nick Faldo, Nick Price e Greg Norman.

Un resort da mille e una notte

L’icona turistica della Repubblica Dominicana, per fama, dimensione (ben 28 chilometri quadrati!) e “anzianità” di servizio (inizio anni ’70) è senza dubbio Casa de Campo.

Situato sulla costa meridionale dell’isola, questo resort è un vero ­gioiello, all’interno del quale si trovano oltre 1.700 ville private, alcune delle quali raggiungono valori di decine di milioni dollari. Ma anche residenze da affittare per periodi più o meno lunghi, più abbordabili anche per chi non ha conti con sei zeri. A disposizione ogni tipo di struttura per attività sportive, marine e non, fra cui figurano tre campi da golf pubblici, più uno privato.

Fra questi, l’iconico “Teeth of the Dog”, capolavoro firmato da Pete Dye e dalla inseparabile moglie-collaboratrice Alice, scomparsa all’inizio del 2019. Considerato dalla sua nascita (1974) e fino ai giorni nostri il miglior percorso dei Caraibi e uno dei 100 più belli del mondo, il “Diente del Perro” fu realizzato letteralmente a mano. Dye guidò oltre 300 uomini ad aprire una via col machete, fra la foresta tropicale e la costa rocciosa. Ci vollero tre anni di lavoro per arrivare  al risultato finale, che per quei tempi fu un vero esempio di come utilizzare in maniera perfetta il litorale e le sue zone limitrofe. Un esempio che poi venne ripreso da molti altri architetti, ma che resta ormai come un vero e proprio classico difficilmente superabile e con un fascino indimenticabile.

Giardini tropicali, piscine e ville

Un impeccabile e rigoroso servizio di sicurezza accoglie gli ospiti all’ingresso principale, controllato 24 ore su 24 in ogni giorno dell’anno. E il senso di tranquillità e privacy che si respira al di là della guardiania di accesso è raro e assoluto. Poco distante si incontra la splendida reception dell’albergo, ampia struttura con servizi di ogni tipo a cinque stelle e inserito nella esclusiva collezione dei Leading Hotels of the World. Le camere, di tre tipologie diverse sono in totale 235, e si aprono sui lussureggianti giardini tropicali che circondano  tutto l’albergo. In aggiunta 12 suites e 35 ville multistanze da mille e una notte, tutte con piscina privata.

Difficile trovare difetti a una splendida realtà come quella di Casa de Campo Resort & Villas, quasi unica nel suo genere in tutto il mondo. Se proprio vogliamo sforzarci, forse non è adatta a chi soffre di agorafobia. Gli spazi sono infatti immensi e, per fare un piccolo paragone, la superficie complessiva è uguale a un quarto di quella di Parigi. Solo che, anziché oltre due milioni e 200 mila abitanti, a Casa de Campo i residenti si contano a migliaia.

Dotazione fondamentale per tutti gli ospiti, ­siano in hotel o villa, sono perciò i golf cart elettrici, che consentono di spostarsi da una parte all’altra dell’immenso resort, che dispone di tre meravigliose ed estese spiagge private, con sabbia bianchissima. Due zone di grande fascino e interesse sono quelle di Altos de Chavón e della Marina. La prima ruota attorno a un villaggio tipico dell’America Centrale, ricostruito nei minimi dettagli, con anfiteatro per grandi show, boutique, chiesa e musei. Domina dall’alto la spettacolare gola in cui scorre il Rio Chavón, scelto per girare film di grande successo come Apocalypse Now, Jurassic Park e Rambo 2. La seconda è invece il sicuro riparo di yacht e motoscafi, circondata da decine di ristoranti, bar e locali per trascorrere una piacevole serata in compagnia.

63 buche da ricordare

E, dulcis in fundo, arriviamo al nostro amato golf. Come dicevamo, Casa de Campo è legata a triplo filo a Pete Dye. Il grande architetto americano ha lavorato qui nell’arco temporale di oltre 40 anni. I motivi per cui il Teeth of the Dog è considerato uno dei must assoluti nel mondo, e fra i famosi campi che ogni golfista dovrebbe giocare almeno una volta nella vita, sono semplici ed esemplari.  Sette le buche in riva al mare, in uno scenario da cartolina, fra scogliere e mare cristallino. In uno dei libri più belli dedicati al golf, che qualche anno fa ha raccolto in uno splendido volume le 500 buche più belle del mondo, il Teeth of the Dog ne mette in vetrina addirittura quattro.

La più celebre di tutte è forse la 7, meraviglioso par 3 con tee da 150 a 200 metri, aperto sul fianco sinistro alle onde del mar dei Caraibi. Ma altrettanto affascinanti sono l’altro par 3 della 16, leggermente più corto, e la 8 e la 15 (entrambi par 4, da 360 e 300 metri).

Se il Teeth of the Dog viaggia ormai verso il mezzo secolo di vita, gli altri due gioielli del grande architetto di Urbana (Ohio) hanno invece visto la luce durante questo secolo. Il Dye Fore, nato come 18 buche nel 2002, tre anni dopo si è poi allargato a 27. Tredici di queste godono di una spettacolare vista panoramica sul Mar dei Caraibi e la Marina di Casa de Campo, dall’alto delle sponde verdissime che dominano la profonda gola del Rio Chavón. Meravigliosi i due par 3 della 12 e della 15, ma quello che colpisce soprattutto è la straordinaria ampiezza delle buche, ricche di morbide ondulazioni. Da segnalare, sulle più recenti nove buche, la presenza di cinque grandi laghi, che movimentano parecchio il gioco.

E chiudiamo con The Links, datato 1975, ma totalmente rivisitato nel 2012. Di stile tipicamente britannico, queste 18 buche si insinuano nel cuore di Casa de Campo. Anche se non siamo accanto all’oceano, non mancano le possibilità di finire in acqua, dato che cinque buche sono disegnate attorno a sinuose lagune. Piccole colline aiutano a variare il percorso e la vista sull’oceano è di quelle che non si dimenticano. Come tutta la vacanza nel magico mondo di Casa de Campo.