C’è un luogo in mezzo all’oceano dove regna l’eterna primavera, i venti non sono mai malevoli, il sole splende quasi ogni giorno e si può giocare tutto l’anno. Sembrerebbe proprio la fantastica “Isola che non c’è” di Peter Pan. Invece l’isola esiste veramente, si chiama Tenerife e per noi golfisti è una meta designata per oltre nove mesi all’anno, specialmente in inverno.

Non solo, è anche un moderno lembo d’Europa situato nei pressi del Tropico del Cancro. Grazie alle minime invernali alquanto miti e alle massime estive raramente superiori ai 30°, garantisce un clima primaverile lungo tutto l’arco dell’anno.

Onestamente non si può chiedere di più a una destinazione di golf e infatti vi si trovano diversi ottimi campi con attrezzature e cart di altissimo livello. La maggior parte di essi si trova nel sud dell’isola, in quel tratto di costa che va dall’aeroporto di Tenerife Sud fino alla Playa de San Juan.

Qui il paesaggio si presenta con caratteristiche tipicamente africane. La terra è arsa dal sole e soltanto radi e bassi arbusti riescono a crescere grazie all’umidità che il vento del mare porta ogni tanto con sé. Grazie però agli impianti di desalinizzazione, in questo tratto di costa vi è la più alta concentrazione di hotel, resort e SPA di lusso di tutta la Spagna.

Campi paradisiaci in luoghi da sogno

Proprio nei pressi dell’abitato di Playa de San Juan si trova il campo che da cinque anni il Golf Digest ha designato come il miglior campo e golf resort di Tenerife. L’Abama Golf, 5.769 metri par 72. Fa parte integrante dell’Abama Golf Hotel & Resort e, senza temere di esagerare, lo si può definire anche il più spettacolare dell’isola. Una vera perla disegnata da David Thomas sui pendii piuttosto ripidi di questa parte di costa. I suoi fairway si sviluppano su di un dislivello notevole e l’uso del cart (con GPS) è raccomandato.

Eppure tutte le grandi difficoltà del terreno, ben 23 tra laghi, cascate e altri ostacoli d’acqua, sono state trasformate in opportunità per creare un campo da sogno. Per non parlare poi di alcune buche davvero intriganti come la 5, un par 4 di 325 metri, il cui green è nascosto alla vista ma esattamente indicato da un bunker molto importante cui bisogna mirare.

Oppure la 10, par 5 di 436 metri e signature hole, il cui fairway in forte dislivello in discesa contorna tre specchi d’acqua. Poi affronta un salto di diversi metri impreziosito da una cascata, e infine svolta con un dogleg a sinistra: mai tanta bellezza si può rivelare più insidiosa.

La manutenzione è perfetta, fairway e green sono assolutamente impeccabili nonché veloci e la clubhouse, nonostante la presenza del resort a poche centinaia di metri, è di prestigio; il suo Kabuki restaurant “Japanese fusion” è condotto da Ricardo Sainz, una stella Michelin. Naturalmente non mancano le viste spettacolari sul mare, sul resort e sull’isola di La Gomera, situata a pochi chilometri di distanza e facilmente visibile con ogni tempo.

Nei rari casi in cui le nuvole coprano il sole, si può sempre dare uno sguardo proprio verso La Gomera. Se la si vede ricoperta da una larga e piatta tovaglia di nuvole, allora è il caso di prendere l’auto e salire fino al Parco Nazionale del Teide.

La strada s’inerpica sulle sue ripide pendici fino a sparire nelle nubi per poi, superati i 1.500 metri di altitudine, sbucare nel cielo sereno in un sole caldo e abbagliante. Nei tortuosi chilometri che separano la costa da questo remoto angolo di terra, la vegetazione muta continuamente d’aspetto.

I fichi d’india e le tamerici lasciano il posto ai cactus e al ginestrino, poi a un’ampia fascia di pini che contorna le pendici medie del vulcano, e infine sparisce in un deserto roccioso e lunare che sale fino alla funivia. Merita davvero salire fino in cima al vulcano e ammirare da lassù uno dei più spettacolari panorami dell’isola.

Sempre vicino all’aeroporto di Tenerife Sud si trova il Golf del Sur, 5.821 metri par 72. Disegnato nel 1987 da José Gancedo, segue la pendenza generale della costa offrendo scorci molto belli sul campo e sul mare. Ma è la 3 (472 metri par 5) delle nove buche Nord, a offrire un’estremo contrasto tra il verde lussureggiante del fairway e le rocce laviche che lo contornano, con linee di tiro così esigenti da lasciare pochissimo margine tra la perfezione e il disastro.

A pochissima distanza si trova l’abitato di Los Cristianos e il golf  Las Americas, 6.039 metri par 72. Disegnato da John Jacobs (Golf Ass. Ltd) nel 1998, costituisce una splendida sfida con i suoi fairway perfetti. I green molto veloci e una cura dei dettagli davvero notevole.

Il percorso si sviluppa tutto intorno alla clubhouse, di ottimo livello e con un servizio da VIP, e non presenta dislivelli impegnativi. Tuttavia le linee sono strette, i bunker sono importanti e ben undici buche devono affrontare ostacoli d’acqua. È proprio quest’ultimo elemento a conferire gradevolezza al percorso con i suoi ruscelli, stagni e piccole cascate.

Benché sia circondato interamente dall’abitato, la privacy è ben protetta poiché i novanta ettari di superficie del complesso garantiscono spazi per giocare in tutta tranquillità. La buca con il maggior impatto psicologico è la 13 (132 metri par 3), classico e con green sull’isola, ma sono i lunghi par 4 a essere i più impegnativi, come la 6, con i suoi 414 metri in salita e con il minimo angolo utile nel drive.

Proseguendo verso ovest il campo successivo è quello dell’Amarilla Golf & Country Club, 5.918 metri par 71. Disegnato da Donald Steel nel 1989, oggi è un campo molto ben tenuto e piuttosto divertente. La clubhouse è piccolina e i fairway sono un po’ troppo circondati da abitazioni, ma offrono alcuni notevoli scorci sul mare e sulla marina.

Ancora un po’ più a ovest si incontra il Golf Costa Adeje, 5.930 metri par 72, che prende il nome dal vicino abitato. Realizzato anch’esso da José Gancedo nel 1998, si sviluppa in prossimità della costa. La clubhouse è di buon livello, la sua cucina anche e il campo è molto curato.

I fairway sono particolari poiché realizzati spesso con ampi gradoni che ricordano i terrazzamenti delle antiche coltivazioni dell’isola e che rendono meno ripidi i fairway. L’out of bound di rocce laviche così come la sabbia dei bunker sono di un nero profondo caratterizzando tutto il campo con un forte impatto visivo. Il BMW final ‘99, l’Open di Spagna 2003, numerosi Tenerife Ladies Open, lo Spanish Open Ladies 2014 e da ultimo lo European Tour, con il Tenerife Open e il Canary Islands Championship del 2021, hanno dato lustro a questo ottimo percorso. Infine, a lato del campo pratica, si trova un corto nove buche di 2128 metri par 33.

Dirigendosi poi verso la costa nord si giunge al Buenavista Golf, 5.747 metri par 72: una superba realizzazione di Severiano Ballesteros terminata nel 2003. Situato in una magnifica e selvaggia conca naturale e circondato da pareti a picco tipiche di questo tratto di costa, si sviluppa su di un terreno prospiciente il mare, offrendo una serie di vedute spettacolari per più della metà del percorso.

I dislivelli sono moderati, i bunker piuttosto profondi, diversi specchi d’acqua proteggono i green e la clubhouse è di ottimo livello.

Collocato in un’area collinare nel nord dell’isola si trova infine il Real Club de Golf de Tenerife, 5.687 metri par 71. Fondato nel 1932 il suo fascino spagnolo ancora incanta e l’orgoglio del suo passato ricco di storia è ben rappresentato dai suoi attuali mille soci.

Il percorso si innalza per oltre cento metri di dislivello al di sopra della clubhouse per scendere poi bruscamente dalla 15 (519 metri par 5), alla 18 (470 metri par 5).

Il Tecina Golf, 5.841 metri par 71, è l’ultimo di questo viaggio semplicemente perché si trova sull’isola di La Gomera. Tuttavia con il Fred Olsen Express, il fast ferry che collega ottimamente le due isole, ci si arriva molto comodamente.

Nel 2003 Martin Eber, quando ancora faceva parte della Donald Steel design company, seppe immaginare questa originale meraviglia di 18 buche su di un terreno lunare e decisamente ostico per qualsiasi terreno di golf. Dal primo tee all’ultimo green c’è infatti un dislivello di quasi duecento metri.

Con un cart si sale fino alla prima buca e poi il percorso scende lungo i fairway che si snodano verso il basso in un lussureggiante slalom tra cactus e vegetazione tropicale. Fino a giungere alla clubhouse che ancora sovrasta il mare di cento metri. Questa ingegnosa soluzione consente di avere costantemente dinnanzi a sé un panorama mozzafiato di 180° sull’oceano e sul vulcano del Teide.

Sono ben tre le buche che potrebbero rappresentare la signature hole del campo: la 4 con il suo par 3 di 148 metri e due par 4, la 10 e la 12 rispettivamente di 342 e 375 metri. Pare quasi di giocare in un tranquillo angolo di paradiso immerso in un vasto e magnifico paesaggio, e anche questa è una delle ragioni per cui viene considerato tra i tre migliori campi di tutto l’arcipelago.