È ormai qualche mese che si sente parlare degli scontri verbali in atto fra Brooks Koepka e Bryson DeChambeau: compagni di squadra nella splendida vittoria di Ryder Cup a Whistling Straits lo scorso settembre ma acerrimi nemici sia fuori che dentro il campo.

Una vera e sana rivalità sarebbe stata più che giustificata, dato che i due fuoriclasse si trovano spesso a lottare in alta classifica per aggiudicarsi major e tornei del PGA Tour. Ma in questo momento sono più le occasioni nelle quali i due campioni si affrontano a suon di dichiarazioni e frecciatine piuttosto che a suon di birdie.

Dopo una serie di botta e risposta, il loro rapporto è degenerato anche in pubblico, attirando l’interesse dei fan, dei media e soprattutto dei social, che purtroppo, in ogni settore della nostra vita, sembrano davvero essere l’aspetto più importante.

E qui il dubbio sorge spontaneo…

Il PGA Tour ha inserito un bonus di 60 milioni di dollari che a quanto pare si spartiranno i dieci giocatori più “gettonati” e seguiti dal pubblico attraverso i vari mezzi di comunicazione “moderni“. È evidente quanto questo duello verbale a distanza, ovvero tramite i social, aumenti di giorno in giorno la notorietà di entrambi i litiganti.

Detto questo, lasciamo da parte i gossip e andiamo a vedere pregi e difetti di questi due straordinari picchiatori, cercando di capire da dove può essere nata questa rivalità.

Possiamo affermare con certezza che i due atleti abbiano in comune sia la potenza fisica che la lunghezza, ma dobbiamo anche dire, con altrettanta sicurezza, che sono al tempo stesso diametralmente agli opposti come visione generale del golf e impostazione di vita.

Brooks istintivo, naturale e veloce nel gioco, Bryson attento a qualsiasi particolare e quindi decisamente più lento e costruito.

Ed è proprio questa enorme differenza nella preparazione del colpo che ha causato il primo scontro e i primi diverbi fra i due contendenti.

Lo studiare ogni colpo di golf tenendo conto della pressione atmosferica, dell’umidità e del coricamento dell’erba nella zona di impatto ha irritato Koepka, che in più di un’occasione ha definito ridicola questa situazione. Ma DeChambeau è fatto così e, se non va oltre il tempo consentito nella preparazione del colpo, è libero di fare ogni tipo di analisi scientifica durante la sua laboriosa routine.

Un altro aspetto in comune ai due giocatori è il fatto che si allenino molto nelle settimane di pausa, mentre durante le gare le loro abitudini sono decisamente ben diverse.

Brooks sembra fare il minimo indispensabile, mantenendo tutte le energie fisiche e mentali per il suo vero territorio di caccia, il campo. Bryson al contrario si allena con grande intensità in ogni settore del gioco anche nelle settimane di gara: facile vederlo in campo pratica al tramonto, oltre l’orario di chiusura, a studiare con strumenti scientifici ogni tipo di colpo.

Tecnicamente Koepka è davvero eccezionale e sfrutta al meglio un fisico perfetto per il golf

Un peso massimo dotato dell’agilità di un peso medio, una miscela micidiale per gli avversari. Nel backswing mantiene un’ottima centralità creando una notevole differenza di rotazione fra fianchi e spalle.

Il downswing comincia con una grande compressione del busto verso la palla, tutta la forza e il peso si scaricano nel terreno e l’angolo della schiena aumenta a tal punto da costringere le gambe a raddrizzarsi velocemente e il braccio sinistro a piegarsi per evitare di entrare troppo in profondità nel terreno.

Quest’azione, molto simile a quella di Lee Westwood e Tyrell Hatton, garantisce un controllo eccezionale della faccia del bastone, che subisce infatti pochissime rotazioni nella fase pre e post impatto.

Con questa tecnica il campione americano rinuncia sicuramente a qualche metro di lunghezza nel drive a favore della precisione. La traiettoria dei suoi tee shot è infatti sempre molto ferma e penetrante, segno che l’angolo di attacco è sicuramente vicino allo zero o negativo.

Bisogna dire che sono ormai molti sul Tour i giocatori che, muovendo il bastone oltre le 125 miglia orarie, hanno giustamente rinunciato alla ricerca di un angolo di attacco positivo, che ha sicuramente il vantaggio di ottimizzare la velocità in possesso ma anche il difetto di creare una maggior dispersione.

Parlando di DeChambeau, come abbiamo potuto notare in questi ultimi anni la sua tecnica ha subito parecchi cambiamenti rispetto alle origini.

La sua particolarità e unicità, oltre che nel suo approccio scientifico al golf, sta senza dubbio nella composizione della sacca.

Nell’intento di avere esattamente la stessa sensazione con tutti i ferri, Bryson ha deciso di adottare la stessa lunghezza e lo stesso lie dal pitching wedge al ferro 4, scegliendo il ferro 7 come unità di misura. Anche la dimensione dei grip è unica nel panorama mondiale: sono dei Super Jumbo, per intenderci ben più grandi di una comune impugnatura da tennis.

Questi accorgimenti, studiati già in giovane età, sono nati con lo scopo di riuscire a swingare su di un piano unico e con il minimo utilizzo dei polsi, per garantire la massima precisione nella direzione di partenza e nella traiettoria.

Ho avuto il piacere di vedere giocare il giovane Bryson in gara sia durante la Coppa del Mondo Amateur che nelle sue prime uscite a Dubai sul Tour Europeo a inizio carriera

Devo dire di non aver mai visto in vita mia dei ferri così precisi. In Giappone ricordo che nel terzo giro di gara colpì l’asta per ben tre volte da distanze superiori ai 160 metri. Niente di strano per il giovane fenomeno americano, in quegli anni era davvero una consuetudine!

Le sue traiettorie erano ben diverse rispetto a quelle di oggi, con un uso limitato dei polsi e una velocità inferiore la palla volava molto dritta senza effetti laterali ma anche molto bassa.

Io ammiro molto DeChambeau, non è da tutti mettere in gioco la propria carriera e iniziare, dopo che già aveva avuto molto successo, un pericoloso percorso mirato esclusivamente al potenziamento fisico e alla lunghezza.

Per far ciò il campione americano ha dovuto ovviamente rinunciare alla “pulizia di swing“ che lo aveva contraddistinto in giovinezza. Un lavoro pazzesco a 360 gradi che solo una testa come la sua poteva concepire, sopportare e portare a termine.

In questo momento è in assoluto il giocatore più lungo al mondo, capace addirittura di essere competitivo persino nelle gare professionistiche di Driving Contest.

Cosa ha modificato Bryson oltre al fisico per essere riuscito a raggiungere questo obbiettivo in così breve tempo? Il suo swing ha sicuramente diminuito la compostezza e la stabilità degli anni passati ma non ha perso la perfezione e la precisione che ha sempre contraddistinto la sua fase pre impatto.

Nel backswing ha aumentato la rotazione di fianchi e spalle grazie all’aiuto del tallone sinistro che si alza in maniera evidente. Con quest’azione va a mettere il bastone across, grazie anche a un maggior utilizzo dei polsi all’apice. Nella ripartenza e nella fase pre impatto Bryson è impeccabile e riesce quindi a trasferire tutta la sua potenza sulla palla senza grandi rischi.

Le altissime velocità che utilizza ormai anche in gara danno l’impressione di una giustificata perdita di equilibrio, ma questo avviene solo nella parte finale dello swing e non influisce negativamente sul colpo.

Per concludere il parallelo fra i due campioni possiamo dire che mentre Koepka non cerca guai e ha quindi scelto di sfruttare solo il 70% della sua potenza fisica per privilegiare precisione e consistenza, DeChambeau ama il rischio e gioca sempre con l’acceleratore schiacciato, utilizzando il 95% della sua velocità in ogni colpo.

Un rischio come sempre scientificamente calcolato, visto gli ottimi risultati che sta ottenendo.