Quella mattina dell’estate del 1682, come sovente accadeva sulle coste di Leith, nei pressi di Edimburgo, il tempo cambiava rapidamente.

Dalla bruma dell’alba si era passati a un cielo piuttosto plumbeo, intervallato da sprazzi di sole lucente che illuminava la festuca fine che copriva i verdeggianti fairway del Leith Links.

Il vento che sferzava da nord rendeva la giornata perfetta per giocare a golf e tutto era pronto per la partenza del primo match internazionale di golf.

Gli scozzesi George Patterson e il Duca di York attendevano trepidanti l’arrivo di due nobiluomini Inglesi, per quello che – ma loro non lo sapevano ancora – sarebbe stato il primo match play ufficiale della storia del golf.
Per la cronaca, i rappresentanti sotto la bandiera con la croce di S. Andrea ebbero la meglio sui loro rivali che invece giocavano con l’effigie di S. Giorgio. 

Ci vollero ancora 62 anni perché Duncan Forlani, per conto dei “Gentlemen Golfers of Leith”, redigesse le prime 13 regole del golf, facendo diventare questo divertente passatempo, un vero e proprio sport, organizzando anche una competizione annuale, nella quale il vincitore riceveva una premio in argento (un bastone da golf, oggi conservato nella club house di Muirfield). 

Le prime regole del golf

Una delle regole diceva: “se la tua palla finisce nell’acqua o in un ruscello, hai la possibilità di tirarla fuori e portarla dietro l’ostacolo e posarla a terra; puoi giocarla con qualsiasi bastone e consentire al tuo avversario di avere un colpo in più per aver tirato fuori la tua palla”.

Sia dalle cronache dell’epoca, sia da ciò che si evince dalla regola (si parla di avversario), allora le gare si giocavano ancora con la formula match play. Il primo riferimento allo Stroke Play è del 1759 in cui un giocatore sfidava, buca per buca, un altro giocatore, fino a che uno dei due fosse in vantaggio di un numero di buche maggiore rispetto a quelle da giocare.

E oggi, dopo 341 anni da quella mattina del 1682, il match play è ancora così

Due giocatori (o due coppie di giocatori), si sfidano buca per buca, fino a che uno dei due avversari non vince il proprio incontro. E da quel primo match della storia, il golf giocato ne ha fatta di strada, diventando uno degli sport più praticati al mondo, sport olimpico, e catalizzatore dell’attenzione di milioni di appassionati. Soprattutto quando si giocano le sfide biennali tra i rappresentanti di USA ed Europa, nelle celeberrime Ryder Cup (per i maschi) e Solheim Cup (per le femmine). 

Storia e successi della Ryder Cup

La prima edizione della Ryder Cup, fu giocata nel 1927 e da allora le rappresentative di Stati Uniti ed Europa si sfidano ogni due anni con formula match play.
Dal 1990 si gioca anche Solheim Cup, con la stessa formula match play, riservata a giocatrici USA ed Europee, anche questa giocata ogni due anni (quest’anno, posticipando la Ryder dal 2022 al 2023, si giocheranno entrambe a distanza di una settimana). 

Il match play, come detto, è la formula di golf originale, e rimane, a nostro avviso, il metodo più affascinante dal punto di vista del golf giocato (contrariamente allo stroke play, se un giocatore fa un disastro in una buca, ha sempre il tempo di recuperare e vincere la buca successiva, rimanendo sempre “in contention”) e ha le sue regole specifiche, che spesso differiscono dal più comune stroke play. 

Una delle regole più interessanti del match play, che mai si può applicare in Stroke Play, è quella sulla concessione (Regola 3.2b)

Durante un match play, un giocatore può concedere al proprio avversario, il colpo successivo, la buca o addirittura l’intero incontro.

Ma vediamo in dettaglio come si applica la regola della concessione del colpo (cosa che accade più di frequente).

In qualsiasi momento, prima che il colpo successivo sia giocato, il giocatore può concedere all’avversario di aver imbucato col colpo successivo (che dovrà essere aggiunto allo score dell’avversario); ciò significa che l’avversario può alzare la propria palla senza dover necessariamente giocare quel colpo. Se questi poi dovesse invece giocarlo e, magari, non imbucare, questo non conta, poiché la concessione non può essere né ritirata né rifiutata. 

Altre due regole che valgono solamente in match play e che evidenziano in maniera interessante il fatto che si giochi la gara “uno contro uno” (e non tutti contro tutti come in Stroke Play”) è la possibilità che un giocatore ha di ignorare l’infrazione alle regole da parte dell’avversario; ma andiamo con ordine e vediamo quelle regole che consentono al giocatore di “soprassedere”.

Nelle mani dell’avversario

La regola 6.1b ci dice che la palla deve essere giocata dall’interno dell’area di partenza, altrimenti il giocatore, in stroke play, incorre nella penalità di due colpi; penalità che invece non c’è in match play, ma viene lasciata all’avversario la possibilità di decidere se il colpo del giocatore può andargli bene, oppure se annullarlo (allorché il colpo giocato dal di fuori dell’area di partenza non conta).

La decisione è solamente nelle mani dell’avversario e il giocatore, in caso di annullamento, non può rifiutarsi di rigiocare il colpo dall’interno dell’area di partenza. 

Similarmente – ma la regola è la 6.4a – se un giocatore dovesse giocare fuori turno, ovvero quando sarebbe toccato all’avversario che era più lontano dalla buca, in match play l’avversario ha la possibilità di chiedere al giocatore di annullare il colpo giocato fuori turno e di rigiocarlo rispettando i turni di gioco (in stroke play generalmente non c’è penalità).

Giocatori responsabili del proprio gioco

Ma la regola, applicabile solo in match play e mai in stroke play, che più ci affascina e che enfatizza il fatto che i giocatori sono responsabili del proprio gioco, ma anche di osservare quello dell’avversario.

È la 3.2d(4), che stabilisce che un giocatore può ignorare l’infrazione di una regola da parte del suo avversario (ma nel fare questo non ci deve essere un accordo preventivo per non applicare le regole, altrimenti entrambi i giocatori sarebbero squalificati).

Facciamo un esempio: un giocatore vede che il suo avversario, mentre sta facendo colpo da un bunker, durante il backswing tocca la sabbia. Mentre in stroke play sarebbero due colpi di penalità senza possibilità di appello, in match play il giocatore può ignorare quest’infrazione.

Può anche – e questa è una novità introdotta nel 2023 – dire all’avversario che ha visto l’infrazione ma che preferisce non agire. Ciò che, sempre usando il nostro esempio, non può essere fatto pena la squalifica per entrambi, è che i due giocatori si accordino per non penalizzarsi mai in casi del genere. 

La leggenda sulle regole

Il match play, purtroppo giocato poco (praticamente solo nei campionati sociali a livello di gare di club) porta con sé anche qualche leggenda sulle regole; per esempio, proprio per il fatto che in talune situazioni un giocatore può soprassedere in caso d’infrazione da parte dell’avversario, si crede che le regole, estremizzando un po’ il concetto, possano anche non essere applicate, a discrezione dei giocatori.

Ciò ovviamente non è vero e le regole del golf si applicano sempre; per esempio, due giocatori non possono decidere, per il fatto che stanno giocando “uno contro uno”, di piazzare la palla, anche se in quella giornata di gara non si piazza; questo accordo comporterebbe la squalifica di entrambi i giocatori per non aver applicato le regole.

La concessione del 1969 di Jack Nicklaus

Vogliamo chiudere questo breve excursus nelle regole del match play, ricordando quello che forse è il momento di maggior sportività, ovvero quando alla Ryder Cup del 1969 Jack Nicklaus concesse a Tony Jacklin un putt (piuttosto lungo), per pareggiare una buca e la Ryder Cup. Gli USA si tennero la coppa, che è ben diverso invece che vincerla.

Non tutti i compagni di Nicklaus al momento della concessione furono entusiasti di ciò, ma alla fine il golf dimostrò come si può essere dei vincenti anche non vincendo.