Sono le 14:30 (ora del Regno Unito) di lunedì 19 luglio 2015. Ivor Robson, storico starter dell’Open Championship, sta per annunciare la partenza dell’ultimo gruppo in gara.

Di per sé, per uno che – oltre a essere stato un giocatore professionista per diversi anni – ha fatto partire i migliori giocatori del mondo fin dal 1975, non ci sarebbe niente di eccezionale. Ma quello delle 14:30 sulla uno dell’Old Course a St Andrews è stato il suo ultimo annuncio al “The Open”: «On the tee, from South Africa, Louis Oosthuizen!».

Ultimo tee

Dopo tanti anni passati come starter ufficiale dello European Tour e dell’Open Championship, a 74 anni aveva deciso di andare in pensione.

In 40 anni Robson non ha mai “mancato” una partenza. Per non dover andare in bagno durante le partenze (per la cronaca: all’Open si parte solo dalla buca uno e la prima partenza è alle 6:32 con l’ultima alle 16:13), non beveva mai a partire dalla sera prima.

Per ogni partenza e ogni giocatore, lo starter per eccellenza ha sempre verificato il tipo e modello di pallina e che ogni giocatore non avesse più di 14 bastoni. Insomma, una persona estremamente professionale e meticolosa.

Uno starter capace è fondamentale per gestire un momento importantissimo per ogni tipo di gara: la partenza.

Le basi fondamentali

Le regole del golf ovviamente “coprono” il caso (con la regola 5.3a, quando un giro inizia) e sono molto chiare. Un giocatore deve tassativamente essere pronto per partire all’orario stabilito dal comitato. Ciò significa che se l’orario di partenza fosse alle 9:00, le 9:00 e qualche secondo sono già considerate un ritardo.

A suffragio di tutto ciò esistono anche diverse interpretazioni che spiegano cosa significhi essere pronto per partire.

L’interpretazione 5.3a/3 chiarisce che il giocatore deve avere almeno un bastone e una pallina pronti per essere utilizzati (sostanzialmente in mano). 

Questo bastone potrebbe paradossalmente essere anche un putter, ma il giocatore deve avere con sé un bastone pronto all’uso. Il giocatore che non dovesse essere pronto per partire al suo orario di partenza, giustamente incorrerà in una penalità, la cui entità dipende dal ritardo. 

Se il giocatore dovesse riuscire a partire entro cinque minuti dalla sua partenza, incorrerà nella penalità generale. Se invece il ritardo dovesse essere superiore, allora la penalità sarà la squalifica.

Le eccezioni

Vi sono anche delle eccezioni piuttosto interessanti.

Per esempio, abbiamo già detto che il ritardo entro cinque minuti è sanzionato con la penalità generale (eccezione 1), ma anche il partire in anticipo comporta la stessa penalità (eccezione 2). Se un giocatore partisse entro cinque minuti prima della sua partenza incorrerebbe nella penalità generale, se partisse oltre cinque minuti prima sarebbe squalificato.

L’eccezione 3 invece ci illustra, col supporto anche dell’interpretazione 5.3a/1, quali siano le circostanze eccezionali che autorizzano il comitato a derogare da qualsiasi penalità.

Un esempio su tutti è il ritardo di un giocatore alla partenza poiché si è fermato a prestare soccorso per un incidente – attenzione, leggiamo bene, si è fermato…non quando è coinvolto in un incidente. Il traffico intenso non può essere considerato una circostanza eccezionale. considerando questo rischio, il giocatore deve partire da casa in anticipo. 

Se è vero che nella maggior parte dei casi nelle nostre gare il comitato stabilisce degli orari di partenza e quindi la regola 5.3a diventa operativa, questo non è un obbligo. Vi sono dei circoli, soprattutto nelle isole britanniche, che non avendo la possibilità d’implementare questa regola grazie alla presenza di uno starter, chiedono ai giocatori in gara di restituire lo scorecard entro un determinato orario. Ciò significa che le partenze sono “autogestite” e quindi la regola 5.3a non proprio applicabile.

Gli aspetti più pratici suggeriscono che nel momento in cui un comitato decide di stabilire degli orari di partenza, vi sono alcuni aspetti insacrificabili. Come già visto, la presenza di uno starter che garantisca che i gruppi partano in orario e che le regole siano rispettate fin dal primo colpo, è fondamentale. 

Inoltre, il comitato deve stabilire degli orari di partenza che garantiscano a tutti i gruppi di finire con la luce. 

Questa sembra un’ovvietà ma spesso ci siamo trovati a dover aiutare dei comitati che non sono riusciti a finire una gara. Questo perché era stata sottovalutata  la limitatezza di ore di luce in nome di un maggiore incasso o per venire incontro alle richieste dei soci. Succede che chiedano di giocare con gli amici invece che suddividere i giocatori per “classi di abilità”.

Il risultato non è sempre così semplice da gestire, soprattutto se l’abilità dei soci è diversa. Va considerato, infatti, che parte dei giocatori utilizza il golf cart mentre altri camminano.

Non piace a nessuno restare per troppo tempo in campo, ma situazioni così eterogenee purtroppo non aiutano a garantire un flusso di gioco regolare.

Alcuni circoli mantengono la suddivisione degli orari di partenza per categorie, permettendo ai “più bravi” di essere più veloci. Mentre ai giocatori di “terza categoria” di non avere il fiato sul collo e di utilizzare i colpi a disposizione nel rispetto dei tempi di gioco.

Gestione dei campionati

Per quanto riguarda i campionati, la gestione degli orari di partenza è predisposta dal Comitato Regole e Campionati della FIG, pubblicata tramite la Normativa Tecnica in vigore. In tal caso la situazione è certamente gestita in modo più professionale. Servono riferimenti rigidi per garantire uniformità e qualità alle giocatrici e ai giocatori, perché gli orari di partenza hanno un impatto sul ritmo di gioco.

Difatti, degli intervalli di partenza troppo “stretti” causeranno un elevato traffico con, al primo par 3, un accumulo di gruppi che aspetteranno di poter giocare. 

Per questa ragione, il direttore di Torneo deve predisporre il cosiddetto timing sheet per ogni singolo giro da distribuire al Comitato di Gara per la gestione del pace of play. Il timing sheet deve tenere conto del numero dei giocatori per ogni gruppo e del par delle singole buche.

Le linee guida prevedono questi tempi massimi: 

– PAR 3: 11 minuti; 

– PAR 4: 14 minuti; 

– PAR 5: 17 minuti. 

È interessante ricordare che i tempi di trasferimento da una buca all’altra vengono sempre inseriti nella buca successiva.

Il Comitato Regole e Campionati fissa come durata massima per il giro di 18 buche il tempo di 4 ore. 35 minuti sono previsti per i gruppi da 3 giocatori, e il tempo di 3 ore e 45 minuti in caso di match da 2 giocatori.

Gli orari di partenza vengono stabiliti in base all’ordine di merito delle giocatrici e dei giocatori. Inoltre, sulla base dei giri da disputare, questi vengono distribuiti tra le fasce del mattino e del pomeriggio, tenendo anche conto dei casi di doppio tee in modo alternato. Così facendo si garantisce un corretto equilibrio tra i partecipanti.

Superata la fase di qualificazione, gli ammessi giocano in base al risultato ottenuto e i migliori partono più tardi.

Come abbiamo visto, una gara di golf deve essere organizzata fin dal suo inizio in un modo professionale, indipendentemente dal livello dei giocatori ospitati.