Da visionaria idea di un mercante di semi a evento planetario seguito da milioni di spettatori in ogni angolo del mondo.

Ripercorriamo insieme i momenti, le gesta e i personaggi che hanno reso iconica la biennale sfida tra i due continenti.

Nei 94 anni di storia nei quali si sono giocati 43 match e 1.008 incontri, la Ryder Cup è diventata un’istituzione. La sfida biennale è giunta a incarnare tutto ciò che è il meglio del golf sacro.

Lo spettacolo fornito da tre giorni di gara tra i migliori golfisti provenienti da Europa e Stati Uniti non manca mai di stupire e appassionare. I giocatori, i capitani e i fan mettono in mostra un fanatico desiderio di vincere anche se ci sono state numerose e commoventi manifestazioni di grandissima sportività nel corso degli anni. 

La genesi

Nel 1921 un gruppo di professionisti americani selezionati dal giornalista James Harnett di Golf Illustrated partirono alla volta del Regno Unito per il ‘2.000 Guineas Matchplay’.

I giocatori britannici trionfarono sul tracciato di Gleneagles, appena inaugurato. Cinque anni dopo, nel 1926, si disputò una gara simile a Wentworth. Ancora una volta vinsero gli isolani, questa volta con il sonoro punteggio di 13 1/2 a 1 1/2.

A quella sfida era presente uno spettatore molto interessato, un mercante di semi di 68 anni, Samuel Ryder.

Ex sindaco di St. Albans, Ryder era un uomo influente e ricco che decise di rendere permanente la competizione. Commissionò così al gioielliere Mappin & Webb di Mayfair un trofeo il cui costo fu suddiviso.

Ryder e Golf Illustrated pagarono 100 sterline e il Royal and Ancient Golf Club ne mise 50. Il risultato fu una splendida coppa in oro massiccio, alta 48 centimetri con all’apice la figura di Abe Mitchell, maestro di Ryder. 

Le prime sfide

La prima edizione si disputò nel giugno del 1927 al Worcester Country Club, in Massachusetts, e fece registrare il netto successo dei padroni di casa, capitanati dal 36enne Walter Hagen, con il punteggio di 9 1/2  a 2 1/2. 

La sede della seconda vide come teatro il Moortown Golf Club, nei pressi di Leeds, il 26 e 27 aprile 1929. Per finanziare la manifestazione e le trasferte della squadra britannica venne lanciata una raccolta di fondi tra i golfisti inglesi, a cui fu chiesto un contributo di mezza corona in cambio di un biglietto per assistere al match.

Furono così raccolte 800 sterline e altre 1.800 con la vendita dei biglietti.

Nella squadra americana, favorita dal pronostico, c’erano oltre a Walter Hagen, il più forte giocatore del momento, altri tre vincitori di major Gene Sarazen, Leo Diegel e Johnny Farrell, mentre tra i britannici solo il capitano Duncan aveva vinto l’Open Championship nel 1920.

Il format di un tempo

Le squadre erano composte da dieci giocatori, dei quali solo otto alla volta scendevano in campo in quattro foursome il primo giorno, seguiti da otto singoli nella giornata conclusiva, formula che rimarrà immutata sino al 1961. Il risultato fu una storica vittoria del regno unito per 7 a 5 nel tripudio generale del folto ed entusiasta pubblico di casa. 

Due anni dopo, nel 1931, arrivò puntuale il riscatto degli americani che si imposero per 9 a 3 al Scioto Country Club, dove Jack Nicklaus iniziò a giocare negli anni 50.

Per il secondo incontro in suolo britannico del 1933 la PGA, dopo aver valutato varie sedi, optò per il Southport & Ainsdale per la sua accessibilità anche con il treno e per le caratteristiche tecniche del percorso, sulla carta più favorevoli ai giocatori locali.

Per l’occasione venne nominato per la prima volta, da parte dei padroni di casa, un capitano non giocatore, il sessantaduenne John Henry Taylor, vincitore di cinque Open Championship.

L’incontro fu molto equilibrato, e la squadra britannica riuscì per la seconda volta ad imporsi in casa proprio sul filo di lana per 6 e 1/2 a 5 e 1/2, riportando in pareggio il bilancio delle vittorie. Southporth & Ainsdale ospitò di nuovo la Ryder nel 1937, allorché per la prima volta furono gli ospiti americani ad aggiudicarsi il trofeo in trasferta.

Anche nel 1941 l’incontro si sarebbe dovuto svolgere nuovamente nella stessa sede sulla costa occidentale del nord dell’Inghilterra, se non fosse stato per la sospensione di ogni attività golfistica per lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale.

La difficile ripresa

Il primo incontro dopo la sosta bellica ebbe luogo nel 1947 ma non fu una ripresa semplice e scontata. La storia dell’incontro tra statunitensi e britannici rischiò di interrompersi per sempre, se non fosse stato per un commerciante alimentare all’ingrosso di Portland nell’Oregon, 16 di handicap e appassionato di golf, tale Robert A. Hudson.

In occasione del PGA Championship del 1946, al quale partecipò come sponsor e che vide il primo successo in un major di Ben Hogan, Hudson venne a conoscenza delle difficoltà economiche che ostacolavano la ripresa del match tra statunitensi e britannici e decise di finanziare le spese di viaggio delle due squadre.

Fu così che nell’ottobre del ’47 la squadra britannica si imbarcò sul transatlantico Queen Mary alla volta di New York prima di proseguire il viaggio verso ovest in treno per altri tre giorni e mezzo fino all’Oregon sulla costa pacifica. Il match, sempre con la formula originaria si disputò il 1 e 2 novembre sul percorso del Portland Golf Club, molto appesantito dalle abbondanti piogge autunnali.

Gli anni d’oro di Ben Hogan

La forte squadra di casa, per la prima volta selezionata in base ad un ordine di merito a punti, nella quale figuravano dei fuoriclasse come Ben Hogan, in qualità di capitano giocatore, Sam Snead, Byron Nelson e Jimmy Demaret, travolse i britannici con il secco punteggio di 11 a 1. 

Resosi conto che la Ryder Cup non era in grado di continuare senza il suo sostegno, Hudson decise di finanziare anche l’edizione del 1949 che si svolse al Ganton Golf Club, nel North Yorkshire, in Inghilterra.

Ben Hogan, ancora reduce dal grave incidente automobilistico, fu costretto a svolgere il ruolo di capitano non giocatore, e la squadra americana dovette fare a meno anche di Byron Nelson, oramai in fase di ritiro dall’attività agonistica, e del vincitore dello U.S. Open, Cary Middlecoff, che non era iscritto alla PGA e pertanto venne escluso dalla squadra. 

Il match fu piuttosto equilibrato ma alla fine gli americani si aggiudicarono 6 degli 8 punti nei singoli, vincendo così il trofeo in trasferta per la seconda volta.  

Gli americani, capitanati da Sam Snead, si aggiudicarono nettamente anche l’edizione del 1951 che si svolse sul percorso n. 2 di Pinehurst, nel North Carolina.

L’edizione del 1953 svoltasi a Wentworth, nei pressi di Londra, fu decisa solo nelle ultimissime fasi dei singoli in un finale incertissimo che vide nuovamente l’America avere la meglio. L’edizione successiva del 1955 ebbe luogo a Palm Spring in California e gli americani si imposero di nuovo per 8 a 4.

Il dominio americano

La dodicesima Ryder  andò in scena a Lindrick nel 1957 e rappresenta una pietra miliare nella storia del torneo. Il match stava languendo nel disinteresse del pubblico e la PGA britannica aveva difficoltà a trovare i fondi e una sede per l’imminente incontro casalingo.

Fortunatamente Sir Stuart Goodwin, un industriale dell’acciaio di Sheffield, finanzio la manifestazione con 10.000 sterline e individuò il circolo ospitante.

La squadra ospite vantava una striscia di sette successi consecutivi e si presentò con sfrontata sicurezza ma l’atteggiamento del capitano gallese Rees infuse fiducia ai suoi. Non solo, nella seconda giornata di gara fece tagliare i green tanto che ben sei americani fecero tre putt sulla prima buca.

Il campo si rivelò molto favorevole ai padroni di casa, con i suoi fairway stretti, green veloci e duri con un terribile rough, chiamato jag grass, subito dopo.

Storica vittoria britannica

L’irlandese Cristy O’Connor diede il via alla rimonta britannica e la Ryder finì con la loro storica vittoria.

Nel 1959 la Ryder si svolse all’Eldorado Country Club di Palm Spring in California, fu l’ultima con incontri sulla distanza delle 36 buche e anche l’ultima in cui la squadra britannica raggiunse l’altra sponda dell’Atlantico via mare.

Il debutto di Arnold Palmer

Nel 1961 al Royal Lytham and St. Annes la nuova formula prevedeva due serie di quattro foursome e due serie di otto singoli, ciascun incontro su 18 buche con 24 punti in palio. Fu l’edizione in cui debuttò Arnold Palmer, che realizzerà 23 punti in 32 match in Ryder. 

La successiva edizione del ’63 all’East Lake Golf Club di Atlanta si svolse per la prima volta in tre giorni, con l’introduzione della formula 4 palle la migliore. Gli americani si imposero con il più ampio margine mai ottenuto, con Palmer in qualità di capitano giocatore.

Al Royal Birkdale nel ’65 comparvero per la prima volta i villaggi ospitalità e commerciali

Sul campo gli americani continuarono il loro dominio anche nel vento. Dopo due anni nel 67 la Ryder venne giocata per la prima volta nel Texas, al Champions Golf Club di Huston; capitani Dai Rees e Ben Hogan. 

Alla cena inaugurale il gallese fece un interminabile discorso per presentare la sua squadre, mentre Hogan dopo aver introdotto i suoi giocatori disse solo “Signore e Signori, questa è la squadra degli Stati Uniti per la Ryder Cup, i migliori golfisti del mondo”. E il secco responso del campo confermò in pieno questa affermazione.

L’edizione del 1969

La prima con 12 giocatori per squadra e identica formula, fu molto equilibrata e nell’incontro decisivo il debuttante Jack Nicklaus dopo aver imbucato il suo putt concesse all’avversario Tony Jacklin la corta ma delicata e determinante conclusione per pareggiare il mach e chiudere a 16 punti pari, il primo pareggio nella storia della Ryder.

Si trattò di un episodio di genuina sportività e rispetto per l’avversario ancora ricordato come uno dei più bei gesti e manifestazione di fair play sportiva denominata ‘The Concession’.

Seguì un ulteriore fase di dominio americano

Nel ’71 il punto della vittoria fu portato a sorpresa dal nipote di Sam Snead che si impose sull’ultimo green sul più quotato dei britannici Tony Jacklin.

Nell’edizione successiva sul percorso scozzese di Muirfield, la squadra britannica cambiò nome in Gran Bretagna ed Irlanda, ma si trattò solo di un riconoscimento formale, in quanto i giocatori irlandesi ne facevano parte sin dal 1953. 

Il predominio statunitense continuò nelle edizioni successive.

Nel ’77 il numero degli incontri venne drasticamente ridotto a soli cinque foursome nella prima giornata, cinque quattro palle nella seconda e dieci singoli nella giornata conclusiva.

La nuova formula risulto disastrosa per le esigenze televisive e fece registrare la decima vittoria consecutiva del team statunitense.

Inclusa l’Europa continentale

E così si arrivò alla storica ed inevitabile decisione di includere nella squadra del Vecchio Continente anche i giocatori non britannici, caldeggiata anche da Jack Nicklaus.

E dal 1979 iniziò un altro capitolo della storia della Ryder, dopo che il Deed of Trust, sancito da Samuel Ryder con la PGA britannica, venne modificato per ammettere anche i giocatori non britannici.

La svolta europea

La prima edizione della nuova era vide anche una novità nella formula con due serie di quattro incontri di foursome e quattro di fourball nei primi due giorni, seguiti da una sola sessione di 12 singoli nella giornata conclusiva.

La formula che non verrà più modificata e che è ancora in vigore. I primi giocatori continentali chiamati nella squadra europea del 1979 agli ordini del capitano John Jacobs furono gli spagnoli Severiano Ballesteros e Antonio Garrido.

L’avvio del Team Europe non fu semplice a causa di alcune spaccature e tensioni interne e soprattutto dall’atteggiamento polemico del duo Mark James e Ken Brown. 

Tanto che nella seconda edizione del nuovo deal il fuoriclasse spagnolo diede forfait ed il contingente continentale venne rappresentato dai due spagnoli, Cañizares e Pinero e dal tedesco Langer.

Il dominio statunitense continuò sino al 1983

Nel frattempo l’interesse mediatico e il prestigio della Ryder Cup stava crescendo esponenzialmente. 

Con la nomina di Tony Jacklin alla guida del Team Europe, partì  la rinascita della squadra europea. Al The Belfry nell’85 arrivò la prima sconfitta degli americani dopo 28 anni, con il punto decisivo portato da Sam Torrance, dopo una rimonta da 3 down con Andy North.

Nell’87 arrivò la prima vittoria in trasferta al Muirfield Village nell’Ohio, sede scelta dal capitano americano Nicklaus, che si ritrovò di nuovo di fronte all’amico rivale Jacklin dopo 18 anni dall’episodio del Concession.

Due anni dopo, di nuovo al The Belfry, i padroni di casa difesero il possesso del trofeo con il secondo pareggio della storia della Ryder Cup. In questa edizione venne allestito il più grande villaggio mai visto in un evento sportivo del Regno Unito. 

Seguì una breve parentesi di supremazia americana con due vittorie di misura

Nel 91 nel South Carolina i tre putt di Langer alla 18 lo costrinsero al pareggio nel suo match con Irwin, che sancì la riconquista del trofeo per gli americani.

Nel 1993 al The Belfry ci fu il debutto del primo giocatore italiano, Costantino Rocca, schierato solo nel singolo dal capitano europeo Bernard Gallacher. L’esito dell’incontro venne deciso da una rimonta americana nei singoli.

Lo scozzese concluse il suo ciclo alla guida della compagine europea, riconquistando la coppa nel ’95 a Rochester, con Costantino Rocca ancora in squadra per la seconda volta e che realizzò una buca in uno nel doppio in coppia con Sam Torrance.

Ma la sua non fu la sola hole in one per gli europei; ne realizzò una anche Clark nel singolo. Questa volta furono gli europei a rimontare nella giornata conclusiva.

L’edizione del ’97 rappresenta un’altra pietra miliare nella storia della Ryder Cup

Per la prima volta l’Europa sceglie una sede fuori dalle isole britanniche. Il percorso di Valderama in Spagna ed il capitano non poteva che essere un travolgente Severiano Ballesteros.

La squadra europea mantenne il possesso del trofeo imponendosi di misura grazie al contributo di Costantino Rocca che vinse perentoriamente in suo indimenticabile match contro la superstar Tiger Woods.

Seguì un successo statunitense di misura e la riconquista del trofeo da loro vinto l’ultima volta nel ’93. Il match fu caratterizzato dal comportamento antisportivo del pubblico americano, dal debutto di Sergio Garcia e dalla discutibile guida del capitano europeo Mark James che tenne fuori ben 3 dei sui giocatori sino ai singolari conclusivi. 

Seguì lo slittamento di un anno dell’edizione che era prevista nel 2001 e che verrà rinviata all’anno successivo a causa dell’attentato alle Torri Gemelle e da allora iniziò un altro periodo di supremazia europea.  

Dominio europeo

La squadra del Vecchio Continente conquistò l’iconico trofeo per tre edizioni consecutive sotto la guida dei capitani Sam Torrance, Bernhard Langer e Ian Woosnam con il match che nel 2006 si svolse per la prima volta in terreno irlandese (foto sotto).

Dopo la parentesi di un altro successo americano, inizia un’altra fase favorevole al Team Europe con il trionfo che venne sancito nei singoli, disputati di lunedì a causa del maltempo, al Celtic Manor in Galles.

Tra i protagonisti di questa edizione del 2010i fratelli Molinari, che fanno registrare il ritorno in squadra del tricolore, dopo le tre presenze di Costantino Rocca negli anni ’90. 

Anche le due edizioni successive furono appannaggio degli europei guidati da José Maria Olazàbal e dall’irlandese Paul McGinley. 

La striscia favorevole al Team Europe si interruppe nel 2016 con il successo netto dei padroni di casa su una rinnovata squadra europea.

Nel 2018, la Ryder si disputa per la seconda volta in europa continentale al National vicino a Parigi, dove  uno scatenato Francesco Molinari è la punta di diamante con 5 vittorie su 5 incontri.

A causa della pandemia si ritorna agli anni dispari e nel 2021 e la squadra americana domina gli europei nell’ultima edizione infliggendo un secco margine di 10 punti (19 a 9) al Whistling Straits, nel Wisconsin.

E siamo giunti ai nostri giorni, con l’edizione romana del Marco Simone ormai alle porte.