Dopo che l’impossibile divenne possibile, dopo la gioia incontenibile e il sollievo iniziarono a placarsi, Tiger soffocava le lacrime mentre raccontava alla stampa la sua straordinaria vittoria davanti agli occhio di tutto il mondo e, in particolare, dei suoi figli.

La sua impresa rievoca tutto il romanticismo e la nostalgia del passato. Ora tutto è tornato al suo posto; lui vincitore – coi capelli ormai radi rispetto a 11 anni fa – del Masters, il torneo che lo aveva rivelato al mondo nel 1997, ventidue anni fa, il santuario nel cuore della Georgia che lo aveva visto quattro volte vincitore.

Le scene di sempre: la processione di migliaia di tifosi al suo seguito, la maglietta rossa portafortuna indossata all’ultimo giro, su indicazione della madre Kultida anche lei presente per dargli tutto il suo sostegno, come tanti anni fa.

Ma non da sola, stavolta, accompagnata dai nipotini Sam and Charlie, che ora capiscono la dimensione del padre, e dalla nuova compagna Erica Herman.

Un abbraccio atteso anni, che ha entusiasmato i fedelissimi e il mondo del golf che in lui si identifica.

“Scusate per la mia voce rauca ma ho finito poco fa di urlare” – ha detto un Tiger ancora su di giri appena entrato in sala stampa – “Sto ancora realizzando quanto è successo, dopo l’ultimo putt della 18 ricordo solo di aver esultato a squarciagola e cercato subito la mia famiglia.

Avere i miei figli lì con me è stata la mia vittoria più grande. Nel ’97 quando vinsi la mia prima Giacca Verde mio padre era lì.

Aveva da poco subito un intervento al cuore e non avrebbe potuto volare, e invece mi face una sorpresa arrivando il mercoledì prima dell’inizio del torneo e facendomi pure una lezione di putt prima di partire.

Il risultatolo conoscete tutti… Ora, 22 anni dopo, sono il papà di due bambini, è come essere tornato dove tutto ebbe inizio.

Questa vittoria è tutta e solo per loro! Da quando sono nati mi hanno quasi sempre visto soffrire, per la mia vita privata messa in pubblica piazza e per la mia salute.

Oggi il mio unico obiettivo era regalargli una grande gioia! Sabato notte ho svegliato il mio agente Rob McNamara e gli ho chiesto di far volare subito Sam e Charlie qui ad Augusta, volevo che vedessero il loro padre per loro”.

È incredibile cosa ti riservi la vita, in tutti questi anni di astinenza dai major il Fenomeno è dovuto passare attraverso un divorzio, le rivelazioni sui tradimenti ripetuti e le scuse pubbliche che anticiparono il ricovero in una clinica per la sessodipendenza.

E ancora i dolori alla schiena e i quattro interventi ai quali si è dovuto sottoporre.

Ancora con le lacrime agli occhi ha continuato la sua conferenza “Sono passati ben 22 anni dalla prima all’ultima vittoria, molti miei colleghi e non solo hanno pensato che la mia carriera fosse finita e, in certi momenti, l’ho pensato anch’io.

Ma la tenacia e la pazienza mi hanno ripagato. Sono soddisfatto del gioco espresso e di come sia riuscito a gestire i miei avversari, ho attaccato nel momento giusto, mi sono fatto trovare pronto e ho tenuto a bada le tensioni accumulate.

Quando Francesco (Molinari) ha fatto quell’errore alla 12 e subito dopo anche anche Brooksy (Koepka) ha fatto lo stesso, ho capito che dovevo ingranare la marcia e il colpo alla 16 che mi è quasi valso una hole in one ha sancito il mio momento”.

Eravamo ormai abituati a vederlo con la fatica dipinta in volto e con poca spavalderia rispetto al passato.

Ma la Tigre non ha mai mollato ed ora che ha rivinto il Masters che gli mancava dal 2005, ora che col quindicesimo major vinto si è rimesso a caccia del record dei diciotto di Jack Nicklaus, manda a tutti il messaggio più semplice e chiaro di sempre: tutto è veramente possibile!