E alla fine pioggia e vento sia.

Dopo le temperature più mediterranee che britanniche dei giorni scorsi il mercoledì della vigilia ha riportato le cose al loro posto.

Non c’è Open Championship senza la sfida più entusiasmante, quella contro Madre Natura ed Eolo, capaci di trasformare un links da cartolina in un inferno.

Manca solo un giorno ma questa vigilia colpisce soprattutto per un aspetto: tanta, tantissima gente ha iniziato ad attraversare sin dall’alba gli ingressi del Royal Portrush pronti a godersi finalmente quello che hanno aspettato per 68 anni.

Armati di ogni tipo di capo antipioggia e vento e con il sorriso stampato sulle labbra nessuno tirava occhiatacce al cielo,  nella speranza di un improvviso raggio di sole.

Questo è il loro clima, nessuno si lamenta o impreca, sono tutti qui per godersi lo spettacolo. “Arrivo da Belfast – ci racconta un papà con i suoi tre figli sotto i cinque anni, impazziti al solo avvicinarsi alle corde per vedere i giocatori passare -. I ragazzi sono fan di Tiger e ovviamente di Rory, non potevo togliergli questa gioia.

Stiamo solo oggi ma è qualcosa che tutti sognavamo da tanto, poter vedere i nostri idoli qui a casa”.

Come loro c’è ne sono da perdere il conto, persone che assisteranno solo alla giornata di oggi per poi godersi il resto del torneo da casa.

Fuori dalle reti che delimitano il campo decine di fan si accalcano per scovare qualche grande nome, per rubare una foto, per far sentire il loro incitamento.

Portrush è un paesino di circa seimila anime ma questa settimana tutta l’Irlanda, e non solo quella politica delimitata dai confini del Nord è qui.

Tiger e i links

Molinari a parte, le attenzioni principali sono per loro due, il padrone di casa e favorito numero uno Rory McIlroy, e il Fenomeno a caccia del 16° major, Tiger Woods. Il primo dovrà gestire la tremenda pressione di giocare davanti alla sua gente per la prima volta l’Open Championship, proprio là dove a 16 anni era già capace di girare il Dunluce Links del Royal Portrush in 61 colpi.

Tiger invece arriva in Irlanda del Nord da novello, alla sua prima esperienza in assoluto sul percorso che torna protagonista dell’Open 68 anni dopo..

“Venivo a pescare con Mark O’Meara e Payne Stewart in Irlanda– racconta in una conferenza stampa dove nessuno dei media presenti ha voluto mancare -. La gente è deliziosa e così rispettosa nei miei confronti.

Pescavamo e giocavamo a golf ma il massimo che abbiamo visitato a nord è stato l Royal County Down, fino a qui non ero mai arrivato. Portrush è un posto magnifico, una location spettacolare per l’Open. Mi piace molto, è un links che devi sapere interpretare in modo intelligente, in cui il vento cambia ad ogni buca direzione.

Ci sono bunker del fairway che non sembrano in gioco e poi invece improvvisamente te li ritrovi da affrontare. La più grande differenza con gli altri tracciati della Rota sono i green, la palla tende a scivolare fuori per cui sarà determinante giocare bene i chip and run e approcci di vario genere, così come lunghi putt in salita per arrivare ad altezza asta. È un campo comunque assolutamente incredibile”.

A 44 anni la Tigre è tornata a vincere un major e ora punta senza tanti giri di parole al 16° alloro, per avvicinarsi sempre più al record di 18 di Jack Nicklaus.

“Ho sempre detto che, Masters a parte, l’Open Championship è il major in cui ritengo di avere più chance di vittoria – continua -. Guardate cosa hanno fatto Tom Watson a Turnberry nel 2009 o Greg Norman a Birkdale l’anno prima.

Un quasi sessantenne e un cinquantenne sono andati a un passo dal vincere il titolo. Il segreto? Qui non conta la lunghezza ma il mestiere, saper evitare i bunker e drivare in modo preciso, approcciare in modo creativo, avere in sacca ogni colpo. Saper giocare i links è un’arte, è una maniera di giocare totalmente diversa da quella a cui siamo abituati il resto dell’anno.

Se io ho un colpo da 152 yard so che normalmente devo giocare un ferro 9. Qui con questa distanza posso trovarmi a dover optare, in base alle differenti condizioni meteo, o su un piccolo bump-and-run pitching wedge o addirittura essere costretto a giocare un ferro 6.

Devi saper lavorare la palla, avere con lei un feeling speciale e gestirla nel vento come in nessun altro posto. Poi se intorno al green sei micidiale allora hai molte chance di essere lì, a giocartela per il titolo. La palla appena tocca terra non la puoi controllare, ma in aria devi sapere esattamente come farla volare sennò sei morto.

È un Tiger centrato, consapevole della sua forza e pronto a una nuova sfida. “Lo scorso anno ho giocato troppo, 17 tornei, davvero eccessivo per il mio fisico. Tutti hanno visto come stavo alla Ryder Cup di Parigi.

Per questo nel 2019 ho fatto una programmazione più mirata; io voglio continuare a giocare per parecchio tempo sul Tour ma per farlo devo saper gestire il mio fisico e ascoltarlo, in modo da essere competitivo e dare il meglio del mio gioco. Questo per me è un torneo speciale, amo il suo fascino e la sua sfida mi stimola.

Come festeggerei se vincessi domenica la mia quarta Claret Jug? Andiamo con ordine, facciamo un passo alla volta, giorno dopo giorno. Poi domenica se come lo scorso anno mi troverò in contention allora proverò a ridare alla mia famiglia e ai miei figli la stessa gioia di Augusta”.

Parola di Fenomeno. Ora spazio al campo, è tempo finalmente di Open Championship.