Per il numero 5 del mondo, l’americano Xander Schauffele, i Giochi Olimpici di Tokyo hanno un sapore davvero speciale. E non parliamo solo del fatto di rappresentare il proprio paese nella più prestigiosa manifestazione sportiva a livello mondiale.

Nato a San Diego il 25 ottobre del 1993, Alexander Victor, questo il suo nome completo, ha sangue misto. Il padre ha infatti radici francesi e tedesche mentre la madre è di Taiwan. Entrambi migrarono in California a caccia di fortuna, dove si conobbero mettendo su famiglia.

A causa delle restrizioni per il COVID-19, la madre di Xander non ha potuto viaggiare in Giappone per vedere suo figlio competere nel team statunitense alle Olimpiadi.

Stessa sorte per la moglie, Maya Lowe, ragazza di chiare origini asiatiche conosciuta ai tempi del college, dove Xander frequentava la San Diego State University e Maya la University of California, sempre a San Diego.

Nemmeno i nonni di Schauffele, che vivono a Tokyo, hanno potuto accedere al Kasumigaseki Golf Club per godersi le gesta del celebre nipote dal vivo.

L’unico parente stretto al fianco del numero 5 del mondo è suo padre Stefan, che da sempre segue il figlio in qualità di coach. Ogni giocatore può infatti avere al seguito un ristrettissimo entourage di persone per questi Giochi, il proprio caddie ovviamente e il coach personale.

Nel viaggio verso il Giappone Stefan Schauffele ha dovuto seguire un rigido elenco di protocolli anti-Covid da far passare la voglia a chiunque. Ma per nulla al mondo si sarebbe perso questa occasione.

Quarant’anni fa Stefan era lui stesso un aspirante olimpionico, un decatleta di punta della squadra nazionale tedesca per essere precisi. Mentre si stava recando un giorno agli allenamenti in vista delle Olimpiadi, la sua auto fu travolta da quella di un ubriaco, causandogli gravi lesioni fisiche tra cui la perdita della vista dall’occhio sinistro.

Il suo sogno olimpico si infranse quindi di fronte a quel terribile incidente, portandolo alla depressione e addirittura per qualche tempo all’alcolismo.

Poco più di quattro decenni dopo, Stefan ha realizzato una parte del suo sogno, quella di essere parte di un Olimpiade, anche se solo in veste di allenatore del figlio Xander.

“Non ho parlato molto di lui da quando siamo arrivati in Giappone. Se avessimo anche noi partecipato alla cerimonia di apertura dei Giochi penso che si sarebbe molto emozionato. Per lui le Olimpiadi sono sempre stato un sogno infranto da un destino avverso”.

Purtroppo le restizioni anti-Covid non hanno consentito a tutti gli atleti olimpici iscritti di prendere parte alla cerimonia d’inaugurazione dei Giochi di Tokyo e così Stefan e Xander Schauffele hanno dovuto rinunciare a vivere un momento per loro molto speciale.

La speranza è che nel 2024 a Parigi la situazione sarà completamente diversa. “Spero di potermi qualificare ancora per un’altra Olimpiade in modo di poter regalare a mio padre un’esperienza che significherebbe davvero molto per lui”.