A una settimana di distanza Andrea Pavan e Matteo Manassero sono tornati al successo conquistando due titoli del Challenge, rilanciandosi per la carta del DP World Tour, vero obiettivo stagionale.

Perché hai iniziato a giocare a golf e come mai non hai più smesso?

Pavan: Ho iniziato a giocare grazie ai miei genitori. Sin da piccolo mi sono appassionato e fortunatamente grazie al mio gioco mi sono guadagnato una borsa di studio alla Texas A&M e poi ho continuato a livello professionistico. Questo è il mio tredicesimo anno da pro, ho avuto tanti alti e bassi ma fortunatamente fisicamente sto bene e penso di avere ancora tanto golf davanti a me.

MANASSERO: Dentro di me qualcosa mi chiedeva di giocare anche se non ricordo cosa, avevo tre anni! Lo guardavo in TV e mio padre giocava. Non ho mai smesso perché mi riusciva bene e poi si è innestata molto presto la competitività. Ero un bambino che riusciva bene e che voleva avere soddisfazioni. Il golf è uno stimolo costante a tutti i livelli, sia in positivo che in negativo, e crea una certa dipendenza, forse addirittura ossessione. Quindi anche nella delusione e frustrazione vai avanti. 

Il passaggio da dilettante a professionista, quali le principali differenze?

PAVAN: Si riparte da zero. Quando sono passato pro essere forte a livello dilettantistico dava qualche opportunità per giocare su invito e da lì si doveva guadagnare la carta o categoria per poter accedere alle gare dei circuiti europeo o americano. Altrimenti era necessario passare per la Qualifying School. Adesso hanno creato qualche passaggio più diretto per i migliori amateur al mondo che giocano nei college americani, a mio parere penso che sia giusto.

MANASSERO: Ci si proietta in un contesto internazionale, vedi i tuoi idoli e ti confronti direttamente con persone che vogliono la stessa cosa. A livello di gioco non cambia nulla, è sempre golf. Cambia l’entusiasmo e poi calpesti i campi che hai sempre visto in TV. È come vivere un sogno. La differenza per fortuna l’ho avvertita poco perché in quel momento ero in condizioni di non essere messo in difficoltà dal cambiamento.

 Il ricordo che ancora oggi più ti emoziona nella tua carriera?

PAVAN: La mia prima vittoria sul DP World Tour, il Czech Masters 2018.

MANASSERO: Per età e per come l’ho vissuta la gara di Copenaghen è quella nella quale ho avuto le emozioni più forti poiché ero in grado di capirle, metabolizzarle e valutarle maggiormente. Ho vinto tornei più importanti ma di minor impatto emotivo.  

 Perché nel golf si possono avere alti e bassi così marcati?

PAVAN: È uno sport molto difficile tecnicamente e rimane una disciplina dove si pagano i piccoli errori. La perfezione non esiste. Ci sono tante minuscole variabili e i margini di errore sono minimi. È una disciplina dove si gioca contro il campo e sé stessi, anche se alla fine si compete contro altri giocatori. La forza mentale è molto importante per sapere affrontare i periodi negativi e gestire i momenti dove si ha successo. 

 

I giocatori più consistenti in carriera sono tendenzialmente micidiali dal tee, un nostro esempio è Francesco Molinari. Io sono sempre stato nella mia carriera forte nel gioco corto ma troppo irregolare in quello lungo, fattore che mi ha portato a molta inconsistenza. 

MANASSERO: Per diversi motivi. In primis per la difficoltà tecnica alla quale si lega un aspetto mentale che diventa preponderante nelle cinque ore di gioco. Di fatto si è da soli ad affrontare quello che succede in campo, poi amplificato mediaticamente. La somma di questi fettori può portare giocatori di alto livello non solo a non performare ma addirittura a non riuscire più a giocare. Non è uno sport pericoloso ma può essere spaventoso per quello che può provocare con un colpo sbagliato. Bisogna essere ad altissimo livello in tanti aspetti e appena uno si abbassa nascono i problemi. In altri sport l’aspetto mentale può essere prevalente su quello atletico, o viceversa. Nel golf invece si deve essere sempre al massimo in tutto per giocare con continuità a grandi livelli.

Cosa si prova e pensa quando non si riesce più a fare risultato?

PAVAN: Dubbi, incertezze e momenti difficili. Il non fare risultato a volte fa parte del gioco del golf. Il vero momento difficile è quando lo score non viene perché il gioco non c’è più. Alla fine, il golf è un gioco e uno sport ma è anche una fonte di guadagno per noi professionisti e quando le cose non vanno per un lungo periodo purtroppo l’aspetto economico si fa sentire.

MANASSERO: In ordine ci sono rabbia, perché qualcosa non è andato bene e si è fallito un colpo o una gara. Poi delusione e sconforto se i risultati negativi permangono perché senza miglioramenti vengono dubbi sulla strada che si sta percorrendo. Ci sono più fattori che entrano nella testa quando qualcosa non va. Allevia la situazione il conforto che anche gli altri giocatori vivono o hanno vissuto momenti analoghi e ci si trova in una situazione condivisa e normale. Il golf va a momenti. Più li si sa gestire e meglio è perché spesso è difficile dar loro una spiegazione e si finisce per consumarsi interiormente senza risposta. 

Quali azioni concrete hai intrapreso per cambiare rotta e iniziare la risalita?

PAVAN: Ho cambiato allenatore a fine 2022 (ottobre). Ero arrivato a un punto dove non c’era più fiducia nel lavoro svolto con il mio ex coach. Non sono una persona a cui piace cambiare però era giunto il momento perché avevo bisogno di guardare altrove. Il nuovo coach mi ha spiegato come vede il mio swing e cosa non funzionava secondo lui. Sin dall’inizio mi sono sentito a mio agio sui cambiamenti che mi chiedeva. La strada è ancora lunga però ho le idee più chiare su quello che funziona per me e quello che non va.

MANASSERO: Ho deciso di ricominciare da zero, interrompendo il legame con gli anni migliori. È come quando si parla della fine di un ciclo, come avviene nel calcio, e si deve riprendere ricostruendo per avere una macchina che gira bene. Questo è quello che ho fatto. Ho inserito strumenti che non utilizzavo, come l’aspetto mentale, e cambiato il mio team cercando di prendere una strada diversa con occhi differenti. Per rispondere alla domanda, ho tirato una riga perché non riuscivo a mettere il lavoro a disposizione del mio talento per farlo funzionare. 

Quanto è stata determinante la tranquillità emotiva data da una relazione stabile per performare bene sul campo?

PAVAN: L’appoggio di mia moglie e della mia famiglia in questi ultimi anni è stato grandissimo. Hanno sempre creduto in me. 

MANASSERO: È fondamentale per non mollare. Tornare a casa felice di quello che si ha permette di svegliarsi la mattina seguente cercando con rinnovata energia la soluzione per migliorare il proprio golf. Quando sono in campo sono concentrato sul gioco mentre tutto quello che avviene prima e dopo è fondamentale per avere serenità, gioia e tranquillità.

Cosa hai pensato prima di imbucare l’ultimo putt, risultato decisivo, che ti ha permesso il ritorno alla vittoria?

PAVAN: Ero molto concentrato. L’ultima giornata era partita con il piede storto. Ho fatto tre volte tre putt nelle prime cinque buche. Fortunatamente, sono riuscito a ritrovare la sensazione sui green però ero focalizzato nel rimanere all’attacco. Sull’ultimo putt ero molto calmo e cercavo solo di scacciare pensieri ed emozioni e rimanere sul pezzo.

MANASSERO: Ho pensato: “Fino alla fine me la devo sudare!”. Sebbene abbia avuto una giornata super, dovevo imbucare un putt da un metro sinistra/destra per vincere la gara. Sapevo di non aver un colpo scontato ma, sebbene mi rendessi conto dell’importanza, non ero teso. Ero mentalmente in uno stato perfetto, molto presente e non ho avuto pensieri particolari. Sapevo di doverlo imbucare e che avevo i mezzi per farlo. Ho sentito che il lavoro fatto mi ha dato la possibilità di tirare quel putt. È bello arrivare e poter tirare un colpo sotto pressione con la consapevolezza di poterlo imbucare ed ero focalizzato solo su quello.

Quanto è stata importante la recente vittoria sul Challenge?

PAVAN: Molto importante perché mi avvicina al traguardo dei primi 20 entro fine stagione. La strada è ancora lunga, il margine di miglioramento è ancora grande ma mi sento di essere sulla giusta via. 

MANASSERO: È stata determinante sotto tanti punti di vista. Più importante per me che per i ranking. Tornare a vincere una gara con quell’andamento mi ha lasciato molto a livello mentale e la consapevolezza di saper vivere giornate simili godendosi la competizione. Un bel traguardo essere tornato a vincere, la mia prima vittoria sul Challenge. Fiducia e serenità sono stati elementi decisivi e mi hanno riportato in una dimensione che non vivevo da tanto, molti aspetti positivi che ora devo gestire bene. 

Quali sono i tuoi piani per il futuro immediato e a lungo termine?

PAVAN: L’obiettivo primario del 2023 era ritrovare il gioco e riconquistare la carta del DP World Tour. A lungo termine non mi sono imposto obiettivi, però il mio sogno è sempre stato quello di giocare sul PGA Tour.

MANASSERO: L’obiettivo è entrare nei primi 20 per ritornare sul circuito europeo principale. È l’unica cosa a cui penso. A lungo termine ho voglia di togliermi soddisfazioni che appaghino il mio orgoglio personale e fare bene. Il vincere una gara del Challenge, che molti sottovalutano, è stato per me importante e non facile. 

Ritieni che l’unione tra LIV, PGA e DP possa costituire una nuova opportunità o possa invece limitare le possibilità di gioco nei tour minori?

PAVAN: È difficile da capire adesso. Ci sono tante speculazioni in giro. Non penso che cambierà molto per i circuiti minori. Il PGA Tour si è chiuso un po’ di più rispetto al passato con questi “elevated events” senza taglio. Penso che le opportunità per arrivarci sono sempre presenti.

MANASSERO: È tutto ancora da scrivere. Non credo che si costituirà un unico tour. È più un’unione commerciale. Il PGA rimarrà un circuito di riferimento mondiale e il DP quello europeo. Penso che verranno creati eventi nuovi, magari a squadre, in alcuni momenti dell’anno ma la struttura del golf non verrà stravolta. Almeno non in tempi brevi. Penso che alla fine questo accordo sia una cosa positiva perché aumenterà il seguito e la diffusione del nostro sport.