Il gene del campione non è sempre ereditario, anzi. Esempi di figli che abbiano in qualche modo tentato di seguire le orme dei propri padri nel mondo dello sport ce ne sono parecchi. Scovare invece coppie di padri e figli che abbiano saputo competere allo stesso livello agonistico non è affatto semplice. Perché, si sa, padri e figli hanno un rapporto strettissimo, eppure non sempre così fluido. Fa parte del processo naturale di individuazione che ciascuno segue per crescere. Tanti sono certamente, nelle discipline individuali, i coach dei propri “pargoli”, non necessariamente proficui. Così come i figli d’arte esistono in tutti i mestieri, ma è veramente impegnativo per loro riuscire ad emulare, o talvolta addirittura superare, i genitori campioni.

La storia lo insegna

Nessuno meglio dei Maldini può interpretare il concetto del passaggio di consegna fra padre e figlio. Dal calcio al nuoto con la famiglia Cagnotto. Dalla Formula 1 con Michael Schumacher e il figlio Mick all’atletica leggera con la madre (questa volta) Fiona May e la figlia Larissa. Dalla pista del salto in lungo alle piste da sci. Anche in questo caso la dinastia italiana regala ricordi indelebili. Il successo è di famiglia in casa Brignone con Federica e la mamma Ninna Quario, indimenticabile slalomista della Valanga Rosa azzurra. A voler cercare di esempi nello sport ce ne sono tantissimi e il golf italiano non ne è da meno. Nel corso degli anni nella nostra Penisola si sono scritte pagine di storia e di gesta di grandi giocatori che hanno poi trasmesso il proprio talento e la propria passione ai figli.

Vi proponiamo ora alcune delle dinastie del golf più famose, di padri e figli protagonisti dell’European Tour e di imprese di famiglia che si tramandando, si coltivano e si migliorano di generazione in generazione. 

Famiglia Grappasonni

Impossibile non partire da Ugo Grappasonni, che insieme ad Aldo Casera e Alfonso Angelini ha fatto parte dei mitici “Tre moschettieri” del golf italiano. Ugo è stato il patriarca della dinastia dei Grappasonni, che nel 2011 ha festeggiato 80 anni di tradizione nel golf italiano. Classe 1922, subito dopo il passaggio al professionismo nel Dopoguerra iniziò a girare il mondo, conquistando due Open d’Italia, l’Open di Francia, d’Olanda, del Marocco, del Ticino e due Swiss Open a Crans Sur Sierre. Ha rappresentato l’Italia nella World Cup in cinque occasioni e ha giocato sei Open Championship. Tutti questi successi lo resero uno dei giocatori europei più popolari e forti del periodo.

Non a caso fu convocato anche in una rappresentativa europea ospitata alla Casa Bianca dal presidente Eisenhower, a sua volta grande appassionato di golf. 

Nel 1962 sposò Maura definendo il suo matrimonio come “la più bella partita della mia vita”. Dal loro amore nacquero Guido e Silvio. Entrambi seguirono le orme paterne. Silvio (di cui vi consigliamo di leggere l’editoriale), divenuto negli anni la voce del golf italiano dopo il grande Mario Camicia, ha giocato per dieci anni sull’European Tour. Un nome importante da gestire quello dei Grappasonni e una dinastia che ormai da molte decadi calca i fairway dei più prestigiosi palcoscenici golfistici mondiali. 

Famiglia di “bomber”

Parliamo di Dino ed Emanuele “Peppo” Canonica. Dino è stato uno dei più forti giocatori negli anni ’60 poi diventato maestro titolare del Golf Club Stupinigi di Torino. Padre e figlio sono sempre stati accomunati dal sacro fuoco per questo sport e da uno spirito estroso, combattivo e da una determinazione fuori dal comune. Peppo, che nel 1998 ha cominciato a dominare la statistica della driving distance sull’European Tour con una media di 270 metri, poco più di Tiger Woods (268 metri), ha vinto nel 2005 il Johnnie Walker Championship a Gleneagles, in Scozia, e in altre 22 occasioni è terminato tra i primi dieci. 

Padre e figlio uniti dallo stesso destino

È il caso di diverse importanti dinastie italiane, che a distanza di anni hanno conquistato lo stesso titolo nel Campionato Nazionale Open (ex Omnium). La doppia vittoria è riuscita a Marco Bernardini, che si impose nel 2008, 33 anni dopo l’ultimo dei quattro successi di suo padre Roberto. Alla famiglia Grappasonni, Ugo e Silvio, ai Canessa, il padre Emanuele e il figlio Andrea, e ai Bolognesi, Ovidio ed Emanuele.

Un nome, una garanzia

In questa lista di campioni non possiamo non parlare di Costantino Rocca che ha fatto conoscere il golf all’Italia e l’Italia golfistica nel mondo. Del Costantino giocatore ormai sappiamo tutto, un fenomeno che si è fatto da sé.  Partito dal Golf Club Bergamo L’Albenza prima come caddie poi come caddie master, ha scritto, praticamente da autodidatta, il suo nome sui libri del golf mondiale. La sua dedizione unita a un incredibile talento gli hanno fatto ottenere cinque successi sull’European Tour, la partecipazione a tre Ryder Cup e uno storico secondo posto all’Open Championship del 1995. Dal matrimonio con Antonella nacquero Chiara e Francesco al quale è stato trasmesso la passione per il golf. “Non ho mai spinto mio figlio a praticare un determinato sport – ci ha raccontato Costantino – Ho sempre voluto che scegliesse con la sua testa e con il suo cuore. Fino ai 13 anni, infatti si è dedicato al calcio poi ha iniziato ad avvicinarsi piano piano al golf, fino a diventare un professionista. Il mio più grande consiglio che ho dato a Francesco è quello di riuscire sempre a divertirsi e imparare a gestire le emozioni perché possono prendere il sopravvento. La strada dell’insegnamento che ha scelto di percorrere non è facile, ci vuole passione, dedizione e molti sacrifici”.

Buon sangue non mente

Parliamo di Alessandro Napoleoni, figlio di Romolo, da cui ha ereditato un bell’accento  romanesco e la passione sconfinata per il golf. Prima una carriera da professionista sull’Alps, sul Challenge e sull’European Tour, ora Alessandro si dedica a tempo pieno, come papà, all’insegnamento presso il Colli di Bergamo Golf. Da un figlio d’arte a un altro. È il caso di Gregory Molteni, che dal 2008 al 2011 ha calpestato i green del Challenge e dell’European Tour in diverse occasioni. Nel 2019 conquista il suo primo titolo nell’Acaya Open in Puglia, dedicando la vittoria al padre Pietro, grande ex giocatore sull’European Tour e sul Sushine Tour. Pietro Molteni, classe 1950 ha difeso i colori azzurri in tre World Cup, conquistando il terzo posto in coppia con Baldovino Dassù nell’edizione del 1982 ad Acapulco, in Messico.

Pietro e Gregory Molteni

Golf in rosa

Ci sono anche delle quote rose in questa nostra carrellata di importanti dinastie del golf italiano. Non possiamo dimenticare Stefania Croce, proette nelle cui vene scorre la passione per questo sport che si tramanda di generazione in generazione. Il nonno Cesidio è stato uno dei primi professionisti in Italia, papà Angelo e il fratello Gianmarco sono entrambi maestri professionisti, così come suo cugino Alberto per diversi anni impegnato nel Senior European Tour. Stefania, professionista dal 1989, dopo alcuni anni passati a giocare sul Ladies European Tour, è diventata nel 1993 la prima giocatrice italiana ammessa a giocare sull’LPGA Tour, il maggiore circuito americano. Ed è andata a un passo da coronare il sogno di una vita, vincere un major. Nel 2000 infatti si è classificata seconda nel Women’s PGA Championship, perdendo alla seconda buca di play off contro Juli Inkster.

Non solo fuoriclasse dei tour

Tante storie di vita e di sport che fanno capire come, spesso, nel DNA sia già scritto il destino di un giocatore. Non solo figli di fuoriclasse del Tour. Il panorama golfistico italiano è composto anche da padri campioni e figli dilettanti che si sono e si stanno facendo strada nel mondo. 

In questa lista non si può non citare il “maestro dei maestri”, Pietro Manca, che allenò e scoprì il talento di Grappasonni e Angelini e fu capitano in tanti incontri internazionali affrontati insieme ai tre moschettieri. Suo figlio Stefano è stato uno dei più forti dilettanti della sua epoca prima di iniziare una carriera trentennale nella Federazione Italiana Golf. 

E che dire di Alberto Binaghi, ex giocatore sul massimo circuito europeo e oggi direttore tecnico della squadra nazionale maschile e il piccolo Giovanni, di cui si sta sentendo parlare grazie agli ottimi risultati ottenuti nei diversi campionati nazionali. Così come un altro figlio d’arte, Marco Florioli. Papà Massimo ha rappresentato l’Italia nei Mondiali del 1997 e 1998 giocando anche sull’European Tour dal 1997 al 2001.

Abbiamo visto che nella storia del golf italiano ci sono diversi esempi di figli che hanno cercato e cercano tuttora di emulare le grandi gesta dei propri padri. Alcuni ci sono riusciti, splendendo di luce propria. Altri sono riusciti addirittura a fare meglio. Altri ancora, pur affermandosi ad alti livelli, sono stati offuscati dalla classe dei genitori. Infine, ci sono storie che devono essere ancora scritte. 

Alberto e Giovanni Binaghi