Avete uno swing eccentrico e quando scendete in campo siete la beffa di tutti i vostri compagni gioco? 

Non disperate perché nel mondo del golf professionistico sono innumerevoli gli esempi di campioni che hanno fatto del loro movimento anticonvenzionale il proprio marchio di fabbrica.

Lo swing di Ben Hogan

C’era una volta Ben Hogan e uno dei suoi capisaldi della letteratura golfistica, quello che viene universalmente considerato la Bibbia del golf, nonché il libro più venduto nella storia di questo sport: “Le cinque lezioni di Ben Hogan: i fondamenti moderni del golf”. 

Scorrendo le pagine si coglie tutta la capacità di offrire una spiegazione minuziosa di come si esegue uno swing perfetto con tutto quell’insieme di azioni e reazioni analizzate con la lente d’ingrandimento.

Bene, non ce ne voglia il pioniere della tecnica per eccellenza, ma accantoniamo per un momento la ricerca spasmodica della perfezione e poniamoci una domanda che nel golf moderno sta gradualmente esplodendo: ma è davvero necessario avere uno swing impeccabile per essere un campione?

Lo swing del numero 1 del mondo

La risposta ci arriva come un fulmine a ciel sereno dal numero uno del mondo, Scottie Scheffler che, diciamocelo, tutto ha tranne che uno swing canonico. 

A vederlo drivare ci si chiede come faccia a mantenersi in equilibrio.

Il suo è il classico movimento da “non ripetere a casa” perché se ci va bene si finisce diretti nel cespuglio appena accanto al tee di partenza, se ci va male temo che l’ortopedico sia costretto a riattaccarci le caviglie ai rispettivi piedi.

Ma nonostante questo, Scheffler è indiscutibilmente una spanna sopra tutti in questo momento e l’uomo da battere in ogni torneo al quale partecipa.

Il ragazzone del New Jersey è l’ultimo esempio di fuoriclasse che hanno fatto del proprio swing il loro marchio di fabbrica dominando le scene per decenni.

Lo swing Jim Furyk

Pensiamo a Jim Furyk, il polipo del PGA Tour.  A vederlo ci si chiede come faccia a tirare così la palla e ad aver vinto ben 29 titoli in carriera, tra i quali uno U.S. Open nel 2003. 

John Daly e il suo “overswing”

Scorrendo l’albo d’oro della memoria golfistica saltano subito alla mente altre eccentriche personalità come John Daly il cui bastone praticamente toccava terra al momento dell’apice del backswing fino ad arrivare al giocatore per eccellenza che in questo speciale elenco, che stileremo nelle prossime pagine, ha un posto d’onore, Eamonn Darcy e il suo gomito destro a zampa di gallina.

Ma non fatevi ingannare troppo da quello che i vostri occhi vedono perché tutti questi giocatori sono sì scoordinati, scomposti e hanno un movimento che arriva a sfidare le leggi della fisica ma, in realtà, nei punti chiave dello swing, in quei 10 centimetri prima e dopo aver colpito la pallina, la loro linea è praticamente impeccabile. 

Infine, ci sono altrettanti nomi iconici che purtroppo non troverete solo perché non ci sono immagini che meglio rispecchino le peculiarità di questi incredibili atleti. 

Moe Norman

Su tutti, menzioniamo Moe Norman, canadese dallo swing unico e impossibile da imitare. Il suo “single play swing” verrà studiato e analizzato negli anni e venire e troverà il suo seguace d’eccellenza in Bryson DeChambeau.

Nel dettaglio, Norman voleva essere sicuro che la posizione dello shaft del bastone si mantenesse uguale all’impatto e riuscì a ottenere questo con uno stance ampio, braccia tese e mani allineate.

Per far questo passava talmente tante ore in campo pratica che alla sera tornava a casa con le mani sanguinanti.

Contro tutto e tutti, vinse lui diventando un vero pioniere di questo sport e uno dei migliori colpitori di palla di tutti i tempi.

Alla fine, il successo non è essere perfetti, ma essere autentici, coraggiosi e determinati.

Basta solo ricordare che Tiger Woods in un’intervista dichiarò che per lui ci sono stati solo due giocatori nella storia veramente padroni del proprio swing: Moe Norman e Ben Hogan. 

Bene, fatte queste premesse, quanti di voi si riconoscono in alcuni di questi movimenti?

Se è così, non disperate perché è vero che non rientrerete nei libri di tecnica, è vero che non sarete il modello che i vostri maestri porteranno come esempio per spiegare come eseguire lo swing ma, alla fine, il golf ci ha insegnato che c’è spazio per tutti. 

E se questi professionisti sono scesi in campo sfidando gli stereotipi dello swing da manuale e vincendo tornei e major, chi siamo noi per non tentare di portarci a casa la birra alla 18 contro il perfetto giocatore della domenica?

In fondo, anche questo regala sempre grandi soddisfazioni.  

Continua…