Francesco Molinari ha un nuovo sponsor. Accanto ai precedenti, e cioè Callaway, Nike, Rolex, Laura Biagiotti Parfums, Aon, BMW e GolfTV, Chicco inserisce, nel ruolo di global brand ambassador, la cantina Pasqua. L’azienda veronese ha individuato in Chicco il nuovo protagonista di Talent never tasted better, la campagna pubblicitaria iniziata nel 2018, centrata sulla valorizzazione di giovani talenti italiani.

Il legame di Pasqua con il golf italiano ha radici antiche. Umberto Pasqua di Bisceglie, presidente del gruppo vinicolo, è stato infatti anche vicepresidente del Golf Club Verona, ma soprattutto Consigliere Federale con Franco Chimenti, nei primi anni del secolo.

“Il talento, la personalità e lo stile di Francesco Molinari sono un emblema dell’Italia che amiamo. Siamo onorati possa rappresentare i vini Pasqua nel mondo”, ha commentato proprio Umberto Pasqua. Francesco sarà adesso protagonista di una campagna mondiale digital e social per tutto il 2020.

Un accostamento non sempre facile quello di prodotti alcolici con lo sport. Ma leggendo fra numerose indagini di mercato, si scopre che proprio questo settore è uno dei maggiori investitori con sponsorizzazioni sportive. I 30 marchi più importanti riversano infatti fra squadre, gare e atleti qualcosa come 750 milioni di euro l’anno. Inoltre, nell’intero mercato sono attivi circa 280 contratti con organizzazioni sportive.

La birra recita la parte del leone. Ben l’89% dei contributi pubblicitari è infatti legato a marchi di birra. Al primo posto, con distacco, c’è Heineken. Il marchio olandese che a sua volta copre l’11 per cento di tutte le spese per sponsorizzazioni sportive “alcoliche”, con 25 contratti in essere, fra cui quelli con la Formula 1 (quasi 20 milioni di euro) e la Champions League (10 milioni).

Se Heineken è numero uno in Europa, in America questo primato spetta a Budweiser, che con i suoi due brand (Budweiser, appunto, e Bud Light) investe invece rispettivamente il 7,1% e il 6,4%, superando così nel totale anche Heineken. Seguono Carlsberg (6%) e Amstel (4,6%).

Dietro la birra spunta lo champagne, che detiene una quota di investimenti pari a 4,3% del totale. E Moet & Chandon è l’unico marchio che non produce bionde, doppio malto o scure a comparire nella top ten. Il vino ha una presenza minima (2,5%), simile a quello del sidro.