Tempo di allenamento per tutti i grandi del golf, a cominciare dal numero uno mondiale, Rory McIlroy. Il fuoriclasse nordirlandese, in questo periodo di forzata assenza dalle gare, non si risparmia nella palestra e al putting green. La sua splendida villa di Palm Beach Gardens (Florida), acquistata per circa dieci milioni di euro da Ernie Els, ha infatti tutto quello che gli serve per restare in forma.

Ma per divertirsi e allo stesso tempo impegnare il fisico, due o tre volte alla settimana si impegna su Peloton. La piattaforma americana su Internet dedicata agli amanti della bicicletta consente di gareggiare con migliaia di altri appassionati. Quello che potrebbe essere alla lunga un allenamento un po’ noioso e ripetitivo si trasforma così in una sorta di gara virtuale, molto più coinvolgente.

Fra gli altri grandi golfisti, in prima linea su Peloton anche Bubba Watson e Justin Thomas. Ma anche Jay Monahan, numero uno del PGA Tour, è diventato un vero patito di questa sofisticata app, al punto da dichiarare un impegno di cinque o sei giorni alla settimana.

E proprio da Monahan è uscita un’indiscrezione riguardo McIlroy. “Magari un giorno, potrei lasciarmi prendere la mano e tentare di prendere Rory.” Alla domanda del giornalista di Golfworld su cosa significasse quella frase, è venuta fuori una prestazione da “mostro” in bicicletta. Un risultato che ha piazzato McIlroy ai vertici del gruppone (Peloton, appunto) formato in quell’occasione da circa 12.000 accaniti pedalatori.

Nascosto dietro uno pseudonimo, Rory ha macinato 995 kilojoules (l’unità di misura dell’energia, del lavoro e del calore) in soli 45 minuti. Per rendere più comprensibile questo numero, possiamo dire che equivale ad altrettante calorie. Se pensiamo che un uomo medio ne consuma 2000-2200 circa in 24 ore, ci possiamo rendere subito conto dell’incredibile prestazione top del numero uno del golf. E che comunque, anche nelle sedute di Peloton meno “aggressive”, non resta mai sotto le 700 calorie bruciate in tre quarti d’ora. Chapeau, Rory!

Per l’articolo completo di Shane Ryan, da Golfworld, clicca qui