Il Ryder Cup Course del Marco Simone, inaugurato nel 2021, è stato creato con un unico grande obiettivo, far sognare pubblico e giocatori rendendo la sfida tra europa e stati uniti ancora più esaltante.

Per presentare le sue 18 iconiche buche abbiamo coinvolto un parterre d’eccezione, mettendo in campo tutti i nostri editorialisti, che ci accompagnano alla scoperta delle principali caratteristiche del percorso e delle sue grandi insidie.  

Francesco Molinari 

Buca 1 – Par 71 – metri: 6709

Il primo tee shot è uno dei colpi più rappresentativi di tutta la competizione, per l’atmosfera e la pressione di cui parlano tutti i giocatori che hanno vissuto l’esperienza. Il tee shot della 1 al Marco Simone presenta due opzioni diverse, la prima è un legno tre per stare corto dei bunker sulla destra, lasciandosi un ferro medio al green, con però molto dislivello per la salita presente tra fairway e green. L’altra opzione, che sarà secondo me la più utilizzata, un drive cercando di tagliare il piccolo dogleg verso sinistra della buca. Visualmente non è un colpo facile perché il disegno della buca induce a tirare nei bunker di destra, in caso di una traiettoria troppo aggressiva verso la sinistra invece il rough si inserisce più di quanto sembri dal tee, per cui è un colpo che necessita un drive molto preciso.

Il secondo colpo, come abbiamo detto, è caratterizzato da un accentuato dislivello verso l’alto, che rende il giudizio della distanza un po’ più complicato. Il green è su due livelli, con un bunker profondo sulla sinistra del green, la pendenza dal fondo green verso l’inizio punisce severamente i colpi al green troppo lunghi.

Buca 2 – Par 4 – metri: 407

La buca due è una delle buche più difficili del campo, sul colpo dal tee sono presenti due bunker in mezzo al fairway, credo che la maggior parte dei giocatori cercherà di finire nella porzione di fairway tra i due ostacoli. L’altra opzione per i più lunghi è quella di cercare di passare tutti i bunker, mettendo in gioco però un fairway molto più stretto e di conseguenza il rough. Giocare dal fairway diventa fondamentale.

Se il primo tiro sarà corretto il secondo colpo dovrebbe essere un ferro medio lungo verso un green lungo e stretto, con una sponda che scappa dal green sulla sinistra e una gobba che invece riporta la palla in green sulla destra. In foursome soprattutto la 2 può essere una buca insidiosa, dove il par può essere un buono score per vincere la buca.

Buca 3 – Par 4 – metri: 414

Un par quattro più corto rispetto alle prime due buche offre diverse opzioni dal tee a causa del pronunciato dogleg verso destra. Penso che molti sceglieranno il drive, l’altra opzione è un ibrido o un legno tre su una linea più dritta che tagli meno verso destra e permetta di giocare dal centro fairway verso il green.

La buca è comunque corta per cui, soprattutto chi dovesse scegliere il drive, si troverà un wedge al green con la prima vera occasione da birdie della giornata. Il green è ondulato con una sponda a uscire sulla destra, a cui i giocatori dovranno prestare attenzione con posizioni di bandiera da quel lato del green. In quattro palle vedremo molti birdie e anche in foursome con un tee shot preciso ci sarà da divertirsi

Edoardo Molinari

Buca 4 – Par 3 – metri: 172

La buca 4 non è stata toccata. Il disegno è lo stesso visto nell’Open d’Italia. È un par tre medio corto (177 metri) con un green su due livelli e molte pendenze. Le due bandiere lunghe, sia che vengano posizionate a destra o a sinistra, sono difficili perché è complicato fermare la palla. Se la palla scappa lunga ci si trova in un avvallamento di fairway di una quindicina di metri che rende approccio difficile così come recuperare il par.

La sponda del green a sinistra può aiutare perché la palla torna verso il centro del green ma non bisogna esagerare perché sbagliare a sinistra mette di fronte a un approccio impossibile. Con le bandiere corte si punta al birdie mentre con le aste lunghe il par è un buon risultato.

Si gioca ferro 6 con asta lunga e 7/8 al massimo con quella corta. I più lunghi hanno in mano anche un ferro in meno

Buca 5 – Par 4 – metri: 344

È un par 4 corto che si gioca con un ibrido o ferro 4 dal tee e lascia un ferro 9 o wedge al green. C’è la possibilità di prevedere il tee avanzato permettendo così di raggiungere il green giocando il drive come primo colpo. Il lago che difende il green non rappresenta un problema poiché non entra praticamente in gioco almeno di essere in rough.

Il green è su due livelli e l’asta corta rende la buca particolarmente facile per la possibilità di usare lo scalino appoggiandovisi. La strategia dal tee è obbligata anche nei match di coppia. Se il tee è avanzato si può optare comunque per il lay up ma, specie nella quattro palle, la maggior parte dei giocatori tirerà al green prediligendo la parte destra, più ampia e con possibilità di errore recuperabile.

Buca 6 – Par 4 – metri: 348

È un par 4 in salita da non sottovalutare. Il tee shot avrà un’area di atterraggio più stretta rispetto a quanto visto all’Open d’Italia. È una buca dove difficilmente si giocherà il driver come tee shot. La maggior parte del field sceglierà un legno tre o un ibrido che sono bastoni che lasciano un ferro nove o un wedge al green. La cosa più importante del tee shot è riuscire a rimanere in fairway perché giocare al green dal rough è complicato. Qualche giocatore, in quattro palle, potrebbe giocare il driver per avvicinarsi maggiormente al green e avere un secondo colpo più agevole. Contrariamente il vantaggio non è sufficiente per rischiare di mancare il fairway poiché dal rough è più difficile prendere il green fermando la palla.

Ci sono alcune bandiere particolarmente difficili. Quelle corte sono molto più delicate perché il green è in salita e se si sbaglia corto la palla torna indietro finendo a 20 metri dall’asta per via della pendenza. Più semplici le aste lunghe perché la mantra del colpo al green è: “Vietato rimanere corto”.

Guido Migliozzi

Buca 7 – Par 3 – metri: 203

Par 3 in discesa molto particolare dato il suo green estremamente punitivo. Nonostante un buon colpo dal tee, battendo in discesa, si può trovare la palla molto lontana dalla buca, soprattutto con una bandiera corta. Con il vento a favore si può giocare un ferro 7/8, mentre con il vento contrario è necessario un ferro 4/5 a seconda dell’asta. Buca tosta, come è successo all’Open d’Italia, anche i protagonisti della Ryder Cup giocheranno nel “punto di raccolta” a destra del green, per poi approcciare, anche se quel colpo con un’asta lunga a sinistra non è per nulla semplice. Nei match play se chi giocherà per primo riuscirà a prendere il green, metterà senz’altro molta pressione al suo avversario.

Buca 8 – Par 4 – metri: 480

Sicuramente una delle buche che risulteranno decisive nei tre giorni di Ryder Cup. Questo lungo par 4 creerà non pochi grattacapi ai giocatori. Per la conformazione della buca, un leggero dogleg da destra a sinistra con l’acqua che entra in gioco sia sul primo che sul secondo colpo, si tende a giocare sulla parte destra della buca, ma se si dovesse finire in rough e non centrare il fairway, il colpo al green risulterà molto complicato. Fondamentale quindi prendere il fairway. Eventualmente, con un po’ più di rischio, si può giocare sulla parte sinistra, visto che lì il fairway si allarga. I giocatori più lunghi possono optare anche per un legno 3 dal tee. Anche il secondo colpo presenta delle insidie, perché oltre a giocare sopra l’acqua, il green è a fagiolo e poco profondo, quindi nel caso non di dovesse centrarlo e finire oltre, l’approccio risulterà molto delicato con il lie in discesa e un green che scende verso l’acqua.

Buca 9 – Par 5 – metri: 537

Par 5 di recupero. Non particolarmente lungo dove l’importante è piazzare il driver in fairway così da poter provare a prendere il green in due colpi con un legno 5 o un ibrido, o un ferro 3/4 per i giocatori più lunghi. Possibilità di fare eagle a seconda della posizione della bandiera, come ad esempio quella centrale in mezzo alle due gobbe. Per una strategia più conservativa, sul secondo colpo, è consigliato giocare sul “punto di raccolta” sulla parte destra del green per poi lasciarsi un approccio non difficile come terzo colpo.

Alberto Binaghi

Buca 10 – Par 4 – metri: 414

Spettacolare par 4 dogleg verso destra. La buca è costeggiata nella parte destra da da un piccolo ma insidioso ruscello mentre nella parte sinistra un folto rough e il lie con palla più bassa dei piedi rendono l’accesso al green quasi impossibile. Questo lungo par 4 offre ai giocatori due giocate differenti.

1)La più sicura un legno 3/ferro 2 centro sinistra, ovvero la parte più larga del fairway, che ti lascia più o meno 160 metri al centro green.

2) La più aggressiva è un drive centro destra che ti richiede un carry di 265 metri e mettere in gioco il ruscello di destra, per poi avere 130 metri al centro green.

Il secondo colpo è molto impegnativo, si gioca da un lie in salita che ti ruba una decina di metri verso un green molto ondulato nel quale è vietato andare lungo in quanto tutta la superficie ha una accentuata pendenza verso l’entrata.
Anche il minimo errore corto o un eccesso di back spin viene punito dalla ripida salita d’entrata al green, che ti fa scivolare la palla 40 metri indietro.

La bandiera più impegnativa è sicuramente la 20/4 destra, situata in una piccola zona di green molto ben difesa dal denso rough e dai bunker. Con quest’asta è consigliabile giocare per posizionare la palla corta a sinistra (ore 7/8 per intenderci) per prendere meno rischi e avere il putt più facile. Nell’Open d’Italia del 2022, con il forte vento da est, la buca 10 ha immediatamente cambiato l’abito e si è trasformata in un par 5, molti giocatori hanno infatti dovuto utilizzare un legno 3 per arrivare in green con il secondo colpo.

Buca 11 – Par 4 – metri: 301

Corto e divertente par 4 che offre la possibilità di tirare al green con il primo colpo. La buca è difesa da un ruscello che costeggia la parte sinistra del fairway per poi trasformarsi in un piccolo laghetto in prossimità del green. A destra un lungo bunker punisce i colpi che, per eccessiva sicurezza, si tengono lontani dall’acqua di sinistra. Questa corta buca offre comunque tre tipologie di giocate differenti.

La prima è con un ibrido/ferro 2 da 230 metri, la distanza perfetta per posizionare la palla fra i due bunker di destra. Si vola il primo, piccolo ma profondo, e non si arriva al secondo. Da questa posizione rimangono più o meno 85 metri all’asta. Un colpo sulla carta molto semplice, ma solo all’apparenza. In realtà da quella distanza, avendo un pronunciato lie in salita, è molto difficile controllare lo spin che è il nemico numero uno di questo colpo al green, progettato in forte pendenza verso l’entrata.

La seconda opzione è con un legno 3 da 250 metri dal tee. Si rischia un po’ di più perché si mette in gioco il bunker di destra ma ci si avvicina al green e si diminuisce quindi lo spin del secondo colpo.

La terza è un drive dal tee. Bisogna tenere presente che la buca è molto in salita e gioca quindi una quindicina di metri più lunga. La maggior parte dei giocatori selezionati per la Ryder Cup ha comunque la potenza necessaria per mettere la palla di volo in green. Credo che il drive sarà quindi l’opzione più utilizzata dai entrambi i team.

Attenzione alla bandiera  7/4 destra , sembra facile ma al contrario è davvero pericolosa: i colpi con spin, anche se perfetti come distanza  e direzione, sono destinati a passare vicino alla buca, dare l’impressione dell’eagle per poi scivolare inesorabilmente verso destra, dove una pronunciata discesa porta la palla sotto il green a 20 metri dall’asta, lasciando un approccio molto impegnativo per salvare il par. Anche la bandiera 7/4 sinistra è molto delicata a causa della forte pendenza del green. Anche qui basta un po’ più di spin per ritrovarsi a 50 metri dall’asta con un colpo quasi perfetto.

Buca 12 – Par 5 – metri: 499

Un par 5 molto scenografico dal battitore che, trovandosi nella parte più alta del percorso, domina tutto il Marco Simone. Con il vento sud-est questa buca può essere aggredita e ridicolizzata. Con aria a favore e un dislivello che ti regala almeno 15 metri ne “bastano” infatti 290 di volo per tagliare sopra all’ultimo bunker di sinistra, atterrare in discesa e ritrovarsi con un wedge in mano. I bunker di sinistra sono stati ritoccati e sono ora più profondi e punitivi rispetto al progetto iniziale.

È stato anche aggiunto un bunker a destra a 280 metri che stringe il fairway ed entra in gioco quando si decide di non provare a tagliare l’angolo. A settembre il rough che delimita questa buca sarà sicuramente alto e molto punitivo, ma definirei comunque questo par 5 una buona occasione da eagle. Il green è infatti molto accogliente e poco difeso da ostacoli. L’unica attenzione va riposta nel non sbagliare a destra per evitare di avere approcci molto veloci.

Ascanio Pacelli

Buca 13 – Par 3 – metri: 137

Non fatevi ingannare dalla lunghezza di questo par 3, pur essendo considerata la più facile del percorso. Parliamo di 114 metri dai tee bianchi all’inizio del green, due bunker a protezione e un green diabolico, lungo 34 metri su due livelli con pendenze che tendono a buttare fuori la pallina.

Il restyling di questa buca ha sicuramente cambiato poco lo splendido scenario che si trova alle spalle del temutissimo green. Occhio a non farsi distrarre dai casali incastrati nella campagna romana. Molto spesso il tipico venticello capitolino aiuta sul tee shot, che non dovrebbe quindi richiedere più di un 50° o un pitching wedge per i meno potenti. La posizione della bandiera corta a destra semplifica di molto il tee shot, rendendo il par 3 abbastanza permissivo.

La prima parte del green è in discesa, quindi se si riesce a calcolare bene il rimbalzo una posizione lunga della bandiera non diventa poi così complicata.

Diversa invece una “pin position” appena sopra il gradino, soprattutto con un green duro.

Il segreto è sempre quello di appoggiarsi sulla destra o forse sarebbe meglio dire che un errore a sinistra sancirebbe un bogey quasi certo, specie con la posizione di bandiera sullo stesso lato. Uno di quei casi in cui finire in bunker è il male minore. Da puttare è sicuramente non facile da sotto a sopra, così come da destra a sinistra. Sbagliare ferro e finire lunghi sarebbe una discesa all’inferno. Come potrebbe essere affrontata nel foursome e nella 4 palle? Avere un solo tentativo (foursome) ti obbliga a dare la possibilità al tuo compagno di puttare. In 4 palle, come da prassi, permette a chi tira per primo di rischiare fino a un certo punto, per dare il compito più arduo al compagno che giocherà dopo. Nel singolo? Esiste solo la bandiera…

Buca 14 – Par 4 – metri: 465

Questa buca e la successiva rappresentano secondo me un “Amen Corner” in versione ridotta. La 14, un lungo par 4 di 465 metri in discesa, è un dogleg a sinistra sul tee shot con un bunker a protezione del lato sinistro di atterraggio. Per volarlo e tagliare devi essere un super bombardiere che fa oltre 285 metri, calcolando uno slope di – 13. Volare il bunker vuole dire avere anche un secondo colpo da 100/130 metri in discesa.

Giocare il tee shot a destra evita rischi ma ti obbliga a giocare un ferro 6 o 7 con un lie particolare, dove difficilmente si avranno i piedi in piano.

Il green, messo di traverso, è lungo ben 34 metri con la seconda parte che spinge la palla verso destra. Una grossa gobba centrale rende imprevedibile il rimbalzo delle palline e ancor di più la fattura delle pendenze. Sembrerà strano ma una posizione della bandiera più lunga da maggiori possibilità di palle in asta rispetto a una più corta. Questo è dovuto dal fatto che solitamente il green è sempre duro e molto veloce, rendendo quindi quasi impossibile (forse solo con un ferro molto basso) riuscire a fermare la pallina con una bandiera corta, correndo il rischio che se troppo corto il secondo colpo la palla potrebbe prendere la discesa prima del green e ritrovarsi con un approccio quasi impossibile in salita.

Gli ostacoli attorno al green sono rappresentati da due bunker, uno corto al green e uno sulla destra, qualche metro più in basso. Un’uscita nel tentativo di far arrivare la palla sul green può tranquillamente causare un ulteriore approccio di ritorno dalla parte opposta.

Il lato sinistro del green, tutto attorno, è insidioso a causa di un rough intrecciato e duro (la festuca non perdona), che rende difficilissimo calcolare il primo ribalzo di un approccio.

Veniamo a come potrebbero giocare questa buca in foursome, 4 palle e singolo.

Dovranno essere bravi i capitani nel mettere all’interno della coppia un giocatore potente per domare questa buca e dare la possibilità al compagno di poter attaccare con un ferro basso.

Nella 4 palle chi tira per primo dovrà osare, cercando di tagliare la buca a sinistra. Non è escluso, per lo spettacolo, che verrà preso in considerazione anche il secondo tee di partenza, che significherebbe 23 metri in meno; quindi, la quasi certezza di poter sorvolare il bunker di sinistra anche se non sei McIlroy o Rahm.

Buca 15 – Par 4 – metri: 438

Per una buca che scende, ce n’è una che sale, e non solo in termini di pendenza. La 15, insieme alla 2 e alla 14, è tra le più complicate del Marco Simone. È un dogleg a destra con tee shot dall’alto con prima parte della buca in discesa, che poi risale nella seconda parte.

Par 4 di 438 metri dove il vento, spesso contrario, la rende una buca da driver e ferro 3/4 con un green in salita e ben protetto da bunker. Ostacoli di sabbia li troviamo anche lungo la parte destra della buca, proprio all’altezza dell’atterraggio del primo colpo.

Sicuramente un tee shot appoggiandosi sul lato sinistro del fairway allunga la buca ma ti evita di finire o in bunker o ancora peggio nel rough estremo che caratterizza tutto il percorso del Marco Simone. Dai tee neri, con un drive di 285 metri voli l’angolo e quindi il primo bunker di destra, lasciandosi ancora quasi 150 metri, calcolando lo slope, per raggiunger l’inizio del green. Con le ultime modifiche sono state rialzate ancora di più le sponde del bunker, rendendo praticamente impossibile un secondo colpo al green se ci si finisce dentro, uscendo al massimo con un ferro 7 o 6. Senza dimenticare che 280 metri troppo a sinistra vorrebbero dire palla persa o, in caso di fortuna, un 56° per rimetterla in pista. Stessa sorte può capitare a chi, nel tentativo di tagliare la buca, finisce nella festuca che circonda i bunker di destra.

Giocare in sicurezza un bastone, come magari un legno 3 o un ibrido, ti toglie dal pericolo bunker e rough estremo ma ti lascia un secondo colpo di ben 190 metri in salita per arrivare nel mezzo del green. Quest’ultimo è molto ampio quindi anche per un ferro lungo c’è lo spazio utile per far fermare la palla. Le tante pendenze del green rendono ogni tipo di putt molto complicato (che è la caratteristica di questo restyling del campo, insieme al rough micidiale).

La peculiarità principale del green sta nei suoi dislivelli. Più bassa la parte sinistra rispetto a quella di destra, rendendo quindi molto veloce i putt da questa direzione così come lunghi verso la parte iniziale del green. Rispetto però alla buca precedente la lettura delle pendenze risulta più facile. Come per la buca 14 anche questa in una formula foursome dà la possibilità di avere due opzioni di gioco, permettendo così a chi tira il secondo di poterlo fare dal fairway ed attaccare anche una bandiera insidiosa. Finire in bunker o ancora peggio nella festuca è bogey quasi assicurato. Anche nella 4 palle e nel singolo va giocata con intelligenza e prudenza. Un par (secondo me) 8 volte su 10 ti fa vincere la buca.

Silvio Grappasonni

Buca 16 – Par 4 – metri: 322

Bellissimo par 4 rischio ricompensa dove potrebbero esserci dei colpi di scena nei match play di Ryder Cup. I giocatori più potenti possono provare il colpo al green ma devono essere particolarmente precisi perché l’ostacolo d’acqua sulla destra è molto vicino al green.

Per una strategia più difensiva è sufficiente piazzare il tee shot prima dell’area di penalità e poi giocare un secondo colpo al green con un ferro corto. Il green è molto ben difeso da tre bunker e da un lago nella parte destra della buca.

Durante i match di fourball il giocatore più lungo deve necessariamente rischiare il driver al green, ma bisogna stare attenti a non andare mai a sinistra con l bandiera corta perché da quella posizione si può solamente mettere la palla in centro green.

Buca 17 – Par 3 – metri: 188

Par 3 molto difficile con un green lungo ma molto stretto. Un green difeso da un bunker nella zona centrale e una pendenza ad uscire nella parte sinistra.

Da evitare assolutamente il rough nella parte destra della buca da cui è quasi impossibile recuperare il par. Non ci sono molte alternative sul tee shot perché questo par 3 conclusivo è uno dei tee shot più difficili del campo, visto che probabilmente questa buca deciderà molti match e quindi la si giocherà con molta pressione. La bandiera lunga a sinistra è sicuramente la più insidiosa insieme a quella corta a destra. Difficile anche puttare su questo green a due livelli con tanta pendenza.

Anche nei match fourball è bene non rischiare perché si potrebbe vincere la buca anche con il par.

Buca 18 – Par 5 – metri: 572

Lungo par 5 con un fairway molto largo nella prima parte. Fondamentale rimanere in fairway con il tee shot evitando il rough sia di sinistra che di destra. Buca che avvantaggia i grandi picchiatori che possono fare la differenza giocando il secondo colpo al green.

Se si vuole giocare in difesa è bene giocare il secondo colpo nella parte sinistra del fairway per poi attaccare il green con un ferro corto. Green difeso molto bene da un grande lago nella parte sinistra e da un bunker nella parte destra. Attenzione alle pendenze di questo green che sono molto difficili da leggere. Ci sono alcune posizioni di bandiere particolarmente difficili: ad esempio quelle corte perché il green è più stretto e se si sbaglia a destra si può finire in bunker o nell’ostacolo d’acqua se si sbaglia a destra. Buca da birdie, soprattutto se la bandiera è lunga a sinistra.